Il Napoli poteva essere l’unica italiana a rimanere in corsa per tre obiettivi: invece, come la Fiorentina, esce dall’Europa League, pur avendo a lungo accarezzato la qualificazione. L’eliminazione arriva dopo un improvviso quanto inatteso passaggio a vuoto contro il Porto, pochi minuti di black-out che costano due reti. Il gol di Zapata nel finale serve solo ad evitare la sconfitta interna.
I NUMERI DELLO SPRECO – Basterebbero le cifre a descrivere il dettaglio di ciò che non ha funzionato nel Napoli ed è costato l’uscita dall’Europa League. Ieri al San Paolo la squadra azzurra ha prodotto venticinque tiri verso la porta, di cui la metà nello specchio. In tal senso, è piuttosto misero il bottino delle occasioni sfruttate: le parate di Fabiano (tante che l’infortunio di Hélton è stata una sciagura per il Napoli) e l’imprecisione degli attaccanti azzurri spiegano il distacco fra i tentativi e i bersagli centrati, soltanto due. C’è da dire che al 69′, quando si era sull’1-0, i tiri verso la porta erano già una ventina, e il rammarico per le occasioni mancate era alleviato solo dalla capacità quasi nulla del Porto di rendersi pericoloso. Nonostante gli sprechi, il 2-0 sembrava questione di tempo; invece, dopo 70′ di Napoli sfavillante (almeno fino all’area di rigore portoghese), al Porto sono bastati tre squilli in pochi minuti per segnare due reti ed ipotecare il passaggio del turno. Il 2-2 finale di Zapata è valso solo come gioia personale per il colombiano ed è servito ad evitare almeno l’onta della sconfitta interna, perché a raggiungere i quarti è stato il Porto, nonostante si sia giocato quasi soltanto nella metà campo ospite.
AVVIO INCORAGGIANTE – Al momento delle formazioni, Benitez ha confermato equità e personalità: dentro Insigne e Pandev, fuori due pezzi grossi come Callejòn e Hamšík, di recente apparsi l’uno usurato e l’altro fuori condizione. Riproposta anche la bella invenzione di Henrique come terzino destro, efficace perché il brasiliano ha corsa e fisicità, ed è anche bravo a coprire. Già dai primissimi secondi, a destra Mertens ha messo in difficoltà la retroguardia del Porto, inserendosi negli spazi, coadiuvato dai tre colleghi di reparto azzurri, apparsi molto aggressivi. Il Napoli confermava il programma dichiarato alla vigilia da Benitez: intenzione di attaccare subito, ma con ordine e senza scoprirsi. Costruiva anche buon gioco, perché corto, ben messo in campo e con baricentro alto. Intanto il Porto mostrava le previste lacune difensive, cosicché fra il 13′ e il 16′ Henrique, Insigne e Higuaìn si sono trovati liberi di calciare in area, sbagliando mira o esaltando Fabiano. Alla quarta chance l’1-0 si è concretizzato, grazie a una gran giocata di Higuaìn che ha messo Pandev davanti alla porta, e lo scavino del macedone è stato vincente. Dopo venti minuti quindi il Napoli aveva pareggiato i conti e poteva ripartire da zero: in fase di non possesso, c’era adesso la calma per aspettare il Porto tutti dietro la palla, con buona disciplina difensiva di Mertens e Insigne, così gli ospiti non riuscivano a venir fuori da sterili manovre orizzontali.
QUANTE OCCASIONI! – Ammortizzata la blanda reazione dei portoghesi, il Napoli è presto tornato nella metà campo avversaria, mentre entrambi i tecnici provavano a invertire gli esterni offensivi. E prima dell’intervallo, un brillante Napoli ha potuto collezionare altre tre palle-gol con Mertens e Insigne, continuando il monologo nella ripresa con ripetuti tiri al bersaglio di Insigne (respinta di Fabiano), Ghoulam (poco alto), Higuaìn (parata), Pandev (colpo di testa debole), e infine ancora Insigne, che ha sparato su Fabiano dopo un assist di tacco di Ghoulam. Per venti minuti il secondo tempo è trascorso quasi tutto in un solo quarto di campo, quello della porta degli ospiti; il Porto si limitava a puntare al massimo su qualche ripartenza e in difesa proseguivano gli svarioni o le falle, e al 67’ ancora Mertens coglieva l’esterno della rete. Davvero troppe le ghiotte occasioni mangiate, e i regali dei difensori portoghesi non sfruttati, per non venire castigati.
LA BEFFA – Infatti, se è vero che al 68′ il Napoli avrebbe potuto essere avanti almeno 3-0, al 69′ il San Paolo ammutoliva per l’1-1, gelato dal nuovo entrato Ghilas alla prima vera discesa degli ospiti. Un minuto prima, Benitez aveva giustamente cambiato Pandev con Hamšík (il macedone ha giocato bene ma aveva finito la benzina) ma, pochi minuti dopo il pareggio, il tecnico spagnolo vedeva Defour colpire il palo esterno e poi Quaresma segnare persino il 2-1 con un gran sinistro, dopo un elegante slalom fra tre birilli chiamati Inler, Behrami e Ghoulam. Sette minuti di amnesia e tre sole conclusioni del Porto sono costati carissimi, e le tre successive palle-gol capitate senza successo anche ad Albiol, ancora Insigne e al subentrato Callejòn sembravano parlare chiaro: serata stortissima davanti alla porta di Fabiano. Allo scadere Callejòn si è riscattato apparecchiando per Zapata (terzo cambio) il 2-2, ma ormai era tardi.
ADDIO EUROPA – C’è da dire che il Napoli non ha meritato di perdere per il gioco creato e la qualità esibita fra andata e ritorno, ma va anche tenuto conto del fatto che questo Porto era decisamente battibile: temibile solo per il potenziale offensivo, assolutamente fragile in difesa. La buona preparazione tattica dei due incontri e la soddisfacente resa degli interpreti sono state vanificate da errori e sfortuna al ritorno, e forse dall’atteggiamento rinunciatario del primo tempo all’andata. Dopo la Champions, anche la competizione europea minore vede il Napoli salutare e tornare a casa, peraltro con simile rammarico per una qualificazione sfiorata. Ma magra consolazione è che d’ora in avanti i calciatori azzurri avranno uno stress psicofisico in meno; ma a questo punto la finale di Coppa Italia sarà una priorità, e la rincorsa al secondo posto avrà meno scusanti se dovesse fallire.
Lorenzo Licciardi
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