Si meravigliano tutti del lavoro di Pioli, come se avesse iniziato ieri a fare l’allenatore. La comunicazione è tutto, nel calcio mediatico diventa un aspetto totalizzante e forse la sensazione di sorpresa è dovuta al fatto che Pioli è un normalizzatore, mette sempre la squadra davanti a lui, non ha la fama dell’intellettuale che deve conquistare il mondo con le sue idee. Contano i fatti: il Bologna con Pioli ha portato a casa il record di punti, il Chievo Verona si è brillantemente salvato, alla Lazio ha ottenuto qualificazione ai play-off di Champions League ed è andato in finale di Coppa Italia, alla Fiorentina ha gestito in maniera brillante il gruppo dopo la tragedia della morte di Astori.
Lo scudetto è un’altra cosa ma Pioli, con il supporto della società che ha costruito con un progetto coerente, sta raccogliendo anche quanto di buono ha seminato durante il suo percorso.
Non è un caso che il Milan è l’unico club delle squadre di vertice a non aver cambiato l’allenatore quest’estate. La svolta è nell’estate del 2020, quando Maldini, interpretando anche i desideri della squadra, ha resistito alla tentazione Rangnick.
La continuità è un valore a patto che si segua in maniera seria un progetto tecnico per far crescere una rosa costruita e non assemblata come quella attuale. La lezione di Pioli può essere un esempio per il Napoli.
Avanti con Spalletti ma non solo per il contratto, con convinzione
Si riparta da Spalletti non solo perché c’è un altro anno di contratto più opzione ma con convinzione, disegnando insieme il futuro del Napoli. Il rimpianto per il sogno scudetto sfumato più presto è un boccone amaro ma il lavoro dell’allenatore è stato importante. Bisogna guardare alla stagione nella sua complessità, il Napoli ha dovuto affrontare infortuni, i molteplici contagi da Covid-19, la Coppa d’Africa, la precarietà di tanti giocatori-chiave in scadenza, problematiche di ogni natura. Spalletti ha retto il passo perché è stato capace di fare l’equilibrista in una rosa assemblata, riuscendo ad alternare dopo la straordinaria parte iniziale il calcio di palleggio e la profondità per Osimhen.
Non era facile rialzarsi dopo il dicembre nero, Spalletti ha le risorse per far bene a Napoli: grande patrimonio di conoscenze tattiche e personalità.
C’è tanto su cui riflettere: innanzitutto la distanza tra il rendimento interno ed esterno, la squadra è cresciuta a livello difensivo mentre la macchina da gol non è andata ai ritmi della scorsa stagione.
Il modo migliore per provare ad andare avanti, con la rivoluzione alle porte, è farlo con Spalletti, costruire un progetto, definire un’identità tattica condivisa e lavorare sul mercato. Il presupposto corretto è che ci sia effettiva unità d’intenti tra tutte le componenti, De Laurentiis segua i pensieri di Spalletti, mettendo da parte il tormentato post-partita di Empoli nell’archivio dei brutti ricordi.
Il Napoli ha già perso un punto di riferimento come Insigne che domenica merita un emozionante tributo al Maradona. Sarà un’estate calda, all’insegna del cambiamento, con una squadra che trasformerà il suo volto. La continuità è un valore, va preservata soprattutto quando il mare è agitato e Spalletti, nonostante la delusione per il sogno scudetto sfumato, ha dimostrato di saper navigare in condizioni difficili riportando il Napoli in Champions League.
Ciro Troise
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