Non è mai bello dire l’avevamo detto ma è inevitabile sottolineare che una delle priorità del mercato estivo era risolvere l’enigma Gabbiadini, un obiettivo non raggiunto dal Napoli perché non è riuscito a portare a casa un sostituto all’altezza. Gabbiadini va verso il rinnovo ma da gennaio ad agosto è stato vicino al Wolfsburg, all’Everton e al Leicester. I ritardi e le grandi difficoltà di un’estate complicata hanno reso calda la questione dell’ex Sampdoria negli ultimi dieci giorni di mercato, quando il Napoli non è riuscito ad assicurarsi uno tra Kalinic, Pavoletti e Zaza, dopo che era naufragato il sogno Icardi.
L’infortunio di Milik ha reso il Napoli orfano di un centravanti perché è difficile considerare Gabbiadini una prima punta adatta al sistema di gioco proposto da Sarri. Manolo nei 53 minuti in cui è stato schierato è sembrato un corpo estraneo alla manovra proposta dagli azzurri. La linea della Roma molto stretta con Florenzi pronto a ripartire e a fare da elastico tra le due fasi era difficile da perforare, era fondamentale che il centravanti si muovesse su tutto il fronte offensivo, aprisse le maglie dei due centrali, uscisse costantemente dalla linea per costruire le triangolazioni con i compagni di reparto. Non si è visto nulla di tutto ciò, il Napoli, quando riusciva a proporsi nella metà campo avversaria, sbatteva contro il muro e, infatti, le occasioni nitide costruite nel primo tempo sono poche al cospetto della mole di gioco prodotta.
L’eccelsa qualità del gioco del Napoli, la capacità di divertire con dei meccanismi assorbiti a memoria sono state le armi principali degli azzurri nell’era Sarri ma c’è il rischio che il “sarrismo” diventi un feticcio, un totem a cui sacrificare le potenzialità che questa squadra potrebbe esprimere con un approccio più duttile. Sarri ha dichiarato che non gli piacciono le squadre camaleontiche ma non è possibile esaltare le proprie idee senza rendersi conto del contesto. Allegri, Spalletti, Montella propongono vari moduli, diverse interpretazioni anche nella stessa gara, il Napoli non è costruito per avere un’identità così mutevole ma ha bisogno allo stesso tempo di smussare la meccanizzazione che può rappresentare un rischio devastante. Solo Mertens ed Hamsik a tratti accendono la luce imprevedibile del talento, anche Insigne sembra aver sacrificato l’estro sull’altare della disciplina tattica ma la meccanizzazione può essere pericolosa anche in fase difensiva. Basta considerare gli errori nella tenuta della linea perché Maksimovic non ha ancora la padronanza di Albiol o quanto compiuto da Koulibaly e Hysaj in occasione del primo gol. Koulibaly non ha a sua disposizione Ghoulam o Insigne per scaricare il pallone a sinistra, Hysaj piuttosto che pensare a Dzeko libero a centro area si mette in linea con Maksimovic e Koulibaly come se non ci fosse una situazione d’emergenza.
Quanto visto nel secondo tempo di Napoli-Roma può determinare qualche speranza in termini di variabilità tattica del sistema di gioco azzurro. Il tridente dei piccoletti che non dà punti di riferimento, con Mertens prima punta pronta ad alternarsi con i compagni di reparto, è una soluzione intrigante, un’idea che potrebbe acquisire anche maggiore sostanza se Gabbiadini non dovesse riuscire ad ingranare, in attesa del recupero di Milik e del mercato di gennaio che può dare delle opportunità. Perchè non provare a prendere Borriello per esempio? Accetterebbe probabilmente anche di lasciar spazio a Milik, una volta recuperato dall’infortunio.
Tocca a Sarri “liberare” il Napoli dalla dolce dittatura a cui l’ha sottoposto da Napoli-Club Brugge, la gara del passaggio al 4-3-3, a Napoli-Roma, la prima sconfitta interna in campionato da quando è sulla panchina azzurra, la seconda consecutiva dopo il ko di Bergamo e anche questo dato rappresenta una novità per la sua gestione.
Il primo passo è lavorare sull’autostima del gruppo, affranto per il periodo di scarsa brillantezza e l’infortunio di Milik. Una vittoria contro il Besiktas e un contemporaneo pareggio tra Dinamo Kiev e Benfica porterebbe il Napoli ad essere la prima squadra della storia qualificata agli ottavi di finale di Champions con tre turni d’anticipo. Sarebbe un’importante iniezione di fiducia per il Napoli che, nel corso delle ultime tre sfide del girone di Coppa, dovrebbe pensare solo ad assicurarsi il primo posto in chiave ottavi di finale. Bisogna poi sfruttare la rosa nella sua interezza, non è possibile affrontare i tre fronti utilizzando pochissimo o addirittura mai nel caso di Rog e Diawara vari elementi dell’organico. Non è stato assolutamente un mercato da Champions League, l’abbiamo più volte ribadito, ma la soluzione non è “dimenticare” tanti elementi che, invece, in più frangenti potrebbero essere delle utili forze fresche.
Ciro Troise
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