Tre indizi fanno una prova, il Napoli ha la sindrome dei primi tempi. È accaduto contro il Parma (non c’erano Gilmour e McTominay, Lukaku, invece, era appena arrivato), il Como e l’Empoli ma anche ciò che non funziona viene assorbito meglio quando si vince conservando il primato in classifica con delle distanze che si fanno interessanti: +5 sul Milan, +6 sull’Atalanta, +9 sulla Roma. La partita è una scatola da riempire, bisogna saper metterci tutto diceva Spalletti ieri in tribuna al Castellani e poi ogni gara è un caleidoscopio di cui vanno individuate tutte le immagini riuscendo a comporre un puzzle.
Il Napoli è un work in progress, Conte ha più volte sottolineato che c’è un percorso in atto e che i margini di miglioramento sono ancora tanti. L’Empoli è una delle squadre più in forma della serie A, quando riesce a tenere i ritmi alti mette in difficoltà chiunque, le partite dopo la sosta hanno sempre tante variabili e l’assenza di Lobotka non è un dettaglio.
Il valore di Gilmour è indiscutibile e, infatti, l’ex Brighton nella ripresa è riuscito a prendere il controllo del gioco ma Lobotka è il perno del Napoli, conduce gli equilibri sia nel recupero palla che nella gestione del palleggio. Se il Napoli non completava una gara senza schierare Lobotka almeno per uno spezzone da due anni e mezzo, un motivo ci deve essere e soprattutto questo dato fotografa il peso del centrocampista slovacco che ha attirato anche il Barcellona.
Conte ancora una volta ha dovuto procedere ad alcune correzioni all’intervallo, ha abbassato McTominay per aiutare Gilmour nella costruzione del gioco, ha schierato il Napoli con un 4-3-3 più sostanziale per far funzionare meglio anche le contrapposizioni e sfuggire alla pressione a tutto campo dell’Empoli. Ha alzato complessivamente il baricentro in media di circa nove metri, non ha più concesso nulla agli avversari e ha preso il controllo della partita pur non riuscendo a legittimare il vantaggio.
La squadra di D’Aversa nella ripresa non è mai stata pericolosa e il Napoli, soprattutto con gli inserimenti di Olivera e Simeone per Spinazzola e Lukaku, è stato più frizzante. Il Cholito ha portato un’energia diversa, l’urlo al fischio finale dimostra la mentalità positiva con cui è entrato in campo. L’episodio del rigore parte da un suo spunto, va ad attaccare lo spazio su un pallone ricevuto da Di Lorenzo, poi Politano prende il tempo ad Anjorin e viene abbattuto. Lukaku era uscito, dal dischetto è andato Kvaratskhelia e ha segnato il rigore dei tre punti, rispondendo almeno dal dischetto alle parole di Conte nel pre-partita. Ha voluto stimolarlo creando la concorrenza con Neres che ha avuto un ottimo impatto sulla gara quando è subentrato.
Nel weekend del colpo proibito di Douglas Luiz non ravvisato da arbitro e Var, fa sorridere la discussione in merito al rigore ottenuto dal Napoli. Abisso a pochi metri si è reso conto della dinamica da campo: Politano che prende il tempo, Anjorin che lo abbatte. Non significa nulla che ci sia o meno il famoso step on foot, c’è un incrocio e Politano viene abbattuto, ricorda il fallo da rigore di Douglas Luiz in Juventus-Cagliari.
Riguardo al primo tempo, di buono c’è la capacità di soffrire perché nonostante una frazione di gioco in cui ci sono da salvare solo l’attenzione di Caprile e la leadership di Buongiorno l’Empoli non ha mai avuto la possibilità di calciare verso la porta in maniera pulita, indisturbata. Ha calciato quattro volte in porta, Caprile si è fatto trovare pronto in due occasioni ma le conclusioni sono arrivate da posizione defilata, mai con lo specchio della porta davanti, pulito, con tanta luce. La capacità di soffrire non è da tutti, rappresenta una risorsa essenziale, le fondamenta.
Lo spirito di squadra è la componente di partenza, il Napoli l’ha ritrovato, ci sono delle immagini della gara da mettere in archivio: l’urlo di Simeone al fischio finale, l’adrenalina con cui Di Lorenzo e Buongiorno vanno a gasare Olivera dopo un fallo che si è guadagnato. Il Napoli non ha la grande bellezza del dominio del gioco ma è una cooperativa di mutuo soccorso, ha spirito di sacrificio e vive ogni partita come quella della vita, è tosto, solido e cattivo. Si può fare di più, la crescita di Lukaku dentro le partite può diventare un fattore ma nel frattempo va bene così. Basta ricordarsi ciò che è stato il Napoli nella scorsa stagione e guardare la classifica attuale per rendersene conto.
Ciro Troise
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