“Vincere una partita aiuta, perdere assolutamente no ma la serenità si può raggiungere solo attraverso un’idea, un progetto”, così parlava Rafa Benitez in conferenza stampa dopo Sassuolo-Napoli. Con questa dichiarazione Benitez ha fatto sintesi sul momento del Napoli, ha ammesso che vincere fa bene ma non basta, che c’è ancora tanto da lavorare per ritrovare la serenità. Il progetto non è solo calcistico ma anche societario, perciò Benitez dopo l’eliminazione dalla Champions ha ricordato a De Laurentiis l’importanza delle strutture, il peso che hanno per una società come l’Athletic Bilbao.
E LO CHIAMANO INTEGRALISTA.. – Nelle parole di Rafa s’avverte che le problematiche che affliggono il Napoli sono profonde e non basta una vittoria a Reggio Emilia per definirle superate. Lo chiamano integralista ma al di là del modulo, che rappresenta solo lo schieramento iniziale di partenza di una squadra, Benitez ha più volte dimostrato di saper cambiare veste alle sue formazioni. Valeva per il suo Liverpool, che affrontò la Juventus di Capello con il 3-5-2 e cambiò nella ripresa dell’incredibile finale di Istanbul contro il Milan, e vale per il Napoli. Anche nella scorsa stagione il copione non era lo stesso: il Napoli non ha fatto sempre il suo tiki taka, non ha puntato sempre sul possesso palla e sul calcio propositivo ma in alcune partite ha sfruttato le ripartenze, in altre ha dimostrato di saper soffrire come per esempio a Firenze.
Rafa a Reggio Emilia ha scelto il motto italianista “innanzitutto non prenderle”, ha indossato più i panni del Garcia che del Benitez. Ci aveva già provato ad Udine ma per alcune scelte di formazione infelici e per gli episodi favorevoli ai friulani il piano era fallito.
LA MEDIANA GARGANO-LOPEZ, I PRO E I CONTRO… – Non avendo avuto dal mercato centrocampisti in grado di caricarsi delle due fasi, interpreti essenziali per il 4-2-3-1, Benitez, dopo le sbandate della partita contro il Palermo, ha voluto affrontare la priorità di dare equilibrio alla sua formazione. Gargano e Lopez fanno filtro davanti alla difesa, hanno senso della posizione e qualità nel recupero del pallone, tengono la squadra equilibrata e accorta durante la transizione dalla fase offensiva a quella difensiva. E’, però, evidente che si perde molto nella fase di costruzione, nell’inizio della manovra e si costringono gli uomini d’attacco (soprattutto Higuain) ad abbassarsi per tessere le trame di gioco. La velocità della fase propositiva è limitata da una mediana di questo tipo, l’idea di Benitez sarebbe affidare ad Hamsik il ruolo d’ispirare la manovra ma lo slovacco non sembra avere le caratteristiche per caricarsi di questo compito con continuità. Non ha i tempi del regista, dell’organizzatore di gioco, è una mezzala con degli spiccati tempi d’inserimento, era abituato ad occupare gli spazi lasciati da Cavani, ad essere l’uomo della profondità, oggi spostata invece soprattutto sugli esterni d’attacco. Marek deve convincersi in fretta della possibilità di svolgere al meglio questo ruolo, acquisire consapevolezza, tirare fuori dall’orgoglio la voglia di riscattarsi, di dimostrare che non si è smarrito. Rafa potrebbe valutare anche altre soluzioni sulla trequarti da unire alla mediana Gargano-Lopez. Nel 4-2-3-1 il trequartista con il compito d’ispirare la manovra potrebbe essere un ruolo da affidare anche a Jorginho, che sarebbe così più scevro dai compiti di rottura del gioco altrui, o d’Insigne, che si liberebbe così anche della missione d’aiutare la fase difensiva sulla fascia sinistra. Nell’ultima mezz’ora a Reggio Emilia Insigne è andato più volte a raddoppiare con Britos su Vrsajko e da quella corsia è nata l’occasione della traversa di Peluso. Sarebbe da riproporre soprattutto contro le squadre che lasciano più spazi il trio Callejon-Insigne-Mertens, un mix d’esplosività, tecnica e velocità che può far male a chiunque.
VITTORIA UTILE MA C’E’ MOLTO DA LAVORARE – Vincere è sempre importante, ciò che muove il calcio sono i risultati ma la vittoria diventa necessaria quando una squadra ha bisogno di riprendersi da momenti di difficoltà. Il Napoli doveva vincere a Reggio Emilia e ci è riuscito, nel primo tempo ha anche messo in mostra dei frammenti della squadra della scorsa stagione: brillante, capace di dare ampiezza alla manovra con un giro palla veloce e di comandare la partita. Il Sassuolo è una squadra timida, che non ha ancora assorbito l’idea di gioco del suo allenatore, incapace di alzare il ritmo, monocorde per molte fasi della sfida di ieri, ciò ha naturalmente favorito il Napoli. La squadra di un anno fa è durata poco più di un tempo, nella ripresa si è visto il Napoli di questa stagione: impaurito, timido, contratto e impreciso. Gli azzurri nel secondo tempo hanno impensierito Consigli solo con qualche fiammata ma hanno concesso il pallino del gioco al Sassuolo negli ultimi venti minuti. La formazione emiliana ha prodotto poco, si è affidata al lancio lungo, alle seconde palle e a qualche cross dal fondo, soprattutto dalla destra.
Rafa è sul pezzo, è consapevole dei problemi da affrontare ma si è trovato una patata bollente difficile da gestire, ha commesso qualche errore perché il mercato deludente e l’eliminazione dalla Champions League lo hanno mandato in confusione nella gestione della rosa. “Tutti devono capire meglio i loro ruoli”, un’altra frase della conferenza stampa di ieri. Il problema più grosso del Napoli è il disagio di alcuni suoi giocatori: Albiol è in difficoltà, forse sarebbe il caso che riposasse, Hamsik non trova pace, Insigne s’autodistrugge psicologicamente nella sofferenza a reggere un ruolo che gli chiede troppo, Callejon è letale sotto porta ma può fare molto di più nell’economia generale della partita e Higuain, se fosse più sorretto dal gioco della squadra, sarebbe devastante in area di rigore. Se Gonzalo non ha messo ancora a segno un gol in cinque giornate di campionato (due nelle coppe europee, ndr), un motivo ci sarà.
La svolta passa sotto quest’aspetto: abbattere l’apatia, creare entusiasmo, ascoltare i disagi dei giocatori e ricostruire un’identità di squadra, non solo nella sofferenza e nelle difficoltà ma in tutto.
Ciro Troise
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