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Tre rimonte subite su undici gare ufficiali: quando il black-out è una costante

Athletic Bilbao, Palermo e Inter, tre rimonte subite che fotografano i limiti di una squadra distratta e poco lucida

Contro il Sassuolo e il Torino la traversa di Peluso e le scelte di Massa sui rigori non dati alla formazione di Ventura avevano fatto dimenticare che il Napoli aveva rischiato anche in quelle occasioni, che gli azzurri avevano fatto fatica contro squadre nettamente inferiori a gestire il vantaggio. La pazza partita contro l’Inter ha portato alla luce i limiti di una squadra distratta e poco lucida. Certi dati non lasciano spazio a repliche ed argomentazioni: su undici gare ufficiali il Napoli è stato rimontato in tre occasioni. E’ avvenuto al San Mames, nella sfida che valeva una stagione, contro il Palermo in casa in modo sciagurato e a Milano contro l’Inter, dove si è riusciti nell’impresa di farsi rimontare due volte nell’arco di undici minuti più recupero.

La stagione è iniziata male, nel doppio confronto con l’Athletic Bilbao e si vive sul filo del rasoio, con la necessità di avere equilibrio, di gestire la situazione e cercare di ritrovare l’entusiasmo dei tifosi. Ieri il settore ospiti di San Siro prevedeva ampi spazi vuoti, non c’è stata la consueta invasione azzurra.

Lo sa bene Benitez che ha riproposto il Napoli di Reggio Emilia: accorto, bloccato, più attento a non prenderle che a realizzare lo spartito del gioco propositivo che tanto piace a Rafa. Benitez aveva già affrontato Mazzarri nella scorsa stagione al San Paolo con il proposito di attendere e ripartire, di non scoprirsi e far sbilanciare l’avversario. Il Napoli esplosivo, veloce, dinamico e brillante di circa un anno fa eseguì quella strategia in maniera brillante, battendo l’Inter con uno scoppiettante 4-2. La versione sbiadita di quel gruppo che nei titolari ha sostituito solo il leader Reina con Rafael in condizioni imbarazzanti dopo l’infortunio, invece, a San Siro non riparte mai, affida la sua proposta offensiva della prima frazione di gioco a due spunti timidi di Insigne a sinistra in collaborazione con Hamsik e Higuain. L’avversario, invece, senza mettere in campo ritmo, velocità e grande brillantezza, colpisce un palo con Hernanes e va due volte vicino al gol con Icardi.

Il primo tempo è uno dei campanelli d’allarme della serata, a livello tattico funziona poco: Dodò da solo a sinistra mette in difficoltà la catena di destra composta da Callejon e Zuniga, Insigne è chiamato a fare più diagonali difensive per proteggere Britos che movimenti in attacco per far male alla difesa avversaria, l’Inter va sempre in superiorità numerica a centrocampo, Inler e Lopez perdono tanti palloni utili per costruire le ripartenze e Hamsik gira a vuoto senza capire cosa fare.

Una squadra più cosciente, brillante e cinica dell’Inter acciaccata e mentalmente in difficoltà avrebbe fatto molto male al Napoli. Nella ripresa la musica cambia, l’approccio è più propositivo, il Napoli avanza il baricentro e si rischia molto di meno. Gli azzurri hanno anche una grande occasione con Insigne che colpisce il palo. Jorginho per Hamsik e Mertens per Insigne danno anche più brio alla manovra della squadra di Benitez, anche se a sbloccare il risultato ci pensa sempre Callejon su un “assist” di Vidic. Il Napoli va in vantaggio a San Siro, nella sua storia è successo raramente, l’occasione è importante ma qui entrano in gioco gli aspetti più preoccupanti di questa squadra che non sa stare in partita per novanta minuti, fa fatica a gestire il vantaggio, non ha centrocampisti di spessore in grado di reggere le due fasi nei momenti difficili e mostra dei grandi limiti nell’attenzione collettiva. In difesa sulle palle inattive il Napoli marca ad uomo e Lopez si fa anticipare da Icardi e Inler si dimentica di Guarin che fa 1-1 dopo due minuti. La partita sembra ormai finita ma Lopez al 90’ inventa un pregevole assist per Callejon che fa il suo sesto gol in campionato. Lo spagnolo è l’unica arma dell’attacco che funziona, ha segnato sei delle dieci reti messe a segno dal Napoli. Non passa neanche un minuto e Dodò ha la possibilità di crossare ed Hernanes di staccare completamente indisturbato tra le linee di difesa e centrocampo, con Albiol e Koulibaly statici e i centrocampisti in ritardo. La mediocrità del campionato italiano tiene il Napoli pienamente in corsa per il terzo posto ma serve una svolta e fino a gennaio l’allenatore può darla solo con gli uomini a sua disposizione. Rafa deve spezzare l’inerzia della quotidianeità, tenere la squadra maggiormente sulle corde, mettendo in discussione alcune gerarchie che neanche il turnover scalfisce.

“Sono tornati gli errori di concentrazione, dobbiamo lavorare per evitarli”, diceva Benitez in conferenza stampa ieri sera a San Siro. I cali d’attenzione ci sono sempre stati in queste undici gare, fortunatamente non sempre sono stati letali ma rappresentano una costante da affrontare con forza, seguendo il modo in cui è stato gestito il post-Palermo: niente giorni di riposo, colloqui individuali per entrare nel cuore dei giocatori, analisi sulla prova dei reparti e tanto lavoro di campo, a cominciare dalle palle inattive e dalle situazioni difensive di gioco aereo. Il confronto con un anno fa chiarisce i patemi degli azzurri: il Napoli viaggia con l’Europa League al posto della Champions viaggia a -8 della scorsa stagione, ha segnato nove gol in meno e ha subito cinque reti in più. La fase difensiva è ciò che preoccupa di più, tra le prime quattordici in classifica solo Inter e Milan hanno fatto peggio con dieci gol subiti. Serve una svolta, un’inversione di tendenza: il Napoli deve ancora liberarsi dallo shock di Bilbao e dal ridimensionamento avvenuto con il mercato estivo. Il lavoro di Benitez sul campo, il mercato di gennaio e il rinnovo del tecnico spagnolo sarebbero i passi da compiere per ricreare fiducia in tutto l’ambiente. Caro presidente, per fare ciò non basta qualche tweet!

Ciro Troise

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