La doppia batosta di Inter-Juventus e Fiorentina-Napoli è un trauma non ancora superato ma nel gruppo a disposizione di Ancelotti è anche una motivazione ulteriore, un fuoco d’ardore che può trasmettere entusiasmo in certi momenti. Alla Dacia Arena la panchina che accompagna il “Chi non salta bianconero è” del settore ospiti è l’immagine più significativa del desiderio di credere all’impresa, del sogno di strappare il tricolore quando a fine aprile sembrava a portata di mano. Poteva esserci il rischio d’avvertire la pressione del pareggio della Juventus e, invece, lo stop dei bianconeri ha rappresentato solo benzina nel motore. “Dobbiamo vincere per mettere pressione al Napoli”, diceva in conferenza stampa Allegri che da tempo vive sul terreno delle provocazioni ma stavolta Ancelotti ha gestito con serenità il dibattito facendo scivolare le parole dell’allenatore della Juventus che si è fermata un anno dopo allo stesso punto, alla sosta di ottobre. Un anno fa i bianconeri persero in casa contro la Lazio, il Napoli vinse sul campo della Roma e andò a +5 sui rivali.
Il segnale che arriva dall’Allianz Stadium è che anche Cristiano Ronaldo e compagni sono umani, incappano in distrazioni e cali di tensione. La Juventus si smarrì anche contro il Napoli sul 2-1 in superiorità numerica ma in quell’occasione Callejon non ne ha approfittato così come ha fatto, invece, Bessa sabato. I due punti rosicchiati alla Juventus hanno rilanciato i sogni scudetto dei tifosi azzurri, Ancelotti ci crede sin dall’inizio della stagione, ha tenuto in vita così le ambizioni dello spogliatoio ancora scosso dall’impresa sfiorata nello scorso campionato. Il sogno è benzina, forza, trasmette adrenalina, motivazioni ulteriori ma va vissuto con la leggerezza che sta comunicando proprio Ancelotti. Guai a farsi trascinare dal primo passo falso della Juventus dimenticando il divario prima strutturale e poi espresso sul campo, un gap già ampio che quest’estate è aumentato con il colpo Cristiano Ronaldo. Il Napoli deve farsi trovare pronto se il motore della Juventus dovesse incappare in altri stop e sotto quest’aspetto il calendario può essere prezioso, dopo il big-match contro la Roma toccherà a Chiellini e compagni affrontare varie sfide d’alta classifica almeno fino a Inter-Napoli del prossimo 26 dicembre. Ad Udine il Napoli ha concesso qualche occasione agli avversari di troppo, ha sofferto nella prima parte del secondo tempo nel far girare la palla velocemente e ad uscire dalla morsa della pressione dei friulani, sotto quest’aspetto l’ingresso di Hamsik è stato molto importante come dimostra la verticalizzazione che porta al rigore. La prestazione è stata molto incoraggiante sotto il profilo dell’intensità, della capacità di condurre la partita nei binari più favorevoli e dell’aggressività. Lo dimostra il dato del 71% di contrasti vinti e poi il gol che sblocca la partita arriva dal pressing alto, dalle strategie di recupero palla ereditate dal sarrismo. L’errore di Troost-Ekong somiglia a quello di Bonucci che portò al gol di Mertens a Torino, standardizzare certi movimenti è sicuramente un segnale di crescita. “Voglio un Napoli che abbia diverse identità”, rivelò Ancelotti alla vigilia della trasferta di Belgrado. Questo lavoro è già a buon punto, il Napoli sa fare pressing alto ma allo stesso tempo arretrare e tenere bene le distanze con le coperture preventive, sa spingere sulle catene laterali e andare in verticale per vie centrali. La fase di non possesso, pur metabolizzando con fatica il cambio epocale nei meccanismi tattici, dal riferimento prioritario della linea a quello dell’uomo e della palla, sembra in crescita. Lo dimostrano le tre partite consecutive senza subire gol, le ultime reti subite risalgono a Juventus-Napoli del 29 settembre scorso.
Ciro Troise
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