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Settore giovanile, la cura Grava produce squadre competitive ma per il salto di qualità…

Passi avanti su organizzazione e scouting, il Napoli ha tre squadre competitive nei campionati nazionali. Per il salto di qualità servono, però, le strutture e la volontà presidenziale

“De Laurentiis non spende un euro”“Ma quando li tira fuori i soldi per il settore giovanile il presidente, è possibile che in dieci anni è uscito solo Insigne”. Quando nei bar dello sport il dibattito passa dalla prima squadra al vivaio, sono queste le frasi più in voga, i pensieri che circolano tra i tifosi. Sono considerazioni nate agli inizi dell’era De Laurentiis, quando le giovanili s’allenavano su più campi: Marano, Cercola, Casoria, Licola, una mappa di strutture in affitto scelte dal responsabile Giuseppe Santoro e dai suoi collaboratori. Il budget a disposizione del settore giovanile era di circa trecentomila euro, praticamente uno dei più bassi della serie A, basta pensare che la Juventus solo per portare via Ciro Immobile dal Sorrento spese circa novantamila euro, quasi la terza parte dell’intera cifra messa a disposizione in un anno da De Laurentiis per il vivaio. Di acqua sotto i ponti ne è passata, la realtà è cambiata: oggi la proprietà tira fuori complessivamente circa due milioni di euro per il settore giovanile. Non è tantissimo, basta pensare che l’Inter investe circa cinque milioni di euro all’anno per costruire i campioncini del domani, ma neanche la miseria del passato. Portare ragazzi dal vivaio in prima squadra, se si è ai vertici della Serie A da qualche anno, è molto complicato. Bisogna combattere la concorrenza degli stranieri, le pressioni della piazza e fare in modo poi che il talento locale riesca a reggere l’urto, anche un ragazzo di grande personalità come Lorenzo Insigne ha sofferto. Per rispondere alla domanda perchè solo Insigne servirebbe un libro, ma innanzitutto bisogna partire da un dato: non c’è solo Insigne tra i professionisti. Dai ragazzi del ’90 al ’96 il Napoli ha portato finora tre giovani in serie A (Izzo, Insigne e Sepe), due in B (Maiello e Ciano) oltre all’esercito dei ’94 in Lega Pro capitanato dalla promessa Roberto Insigne e al promettente gruppo dei ’96 che compone la Primavera di Saurini.

Il lavoro nei vivai è di costruzione, i risultati si vedono a lunga distanza, dopo molti anni e l’operato di Santoro ha dato tanto al Napoli. Sarebbe il caso di ricordarlo nella settimana di Inter-Napoli mentre si parla solo della guerra di religione tra le vedove di Mazzarri e i “rafaeliti”, così come bisognerebbe pensare al modo umiliante in cui De Laurentiis ha mandato via Fassone, un professionista che provava ad indirizzare il Napoli verso un progresso generale tra stadio, centro sportivo e crescita internazionale. Dal passato al presente, quando si parla di vivaio c’è bisogno di costruire un “fil rouge” tra le varie stagioni.

Il Napoli ha la possibilità nella Campania Felix, il Sudamerica d’Italia, un serbatoio ampio di talenti, di portare molti più ragazzi in prima squadra, di rendere il vivaio una grande risorsa per il club. Per farlo c’è bisogno, però, della volontà presidenziale. Non è un problema economico, di denaro investito ma di vision, d’impostazione data alla società dal suo massimo esponente. Un settore giovanile senza ottime strutture di proprietà sarà sempre un’opera incompiuta, una creatura magari bella in alcune annate, ma solo a metà.

Bisogna costruire un settore giovanile specialista nel costruire e non nell’importare dall’estero giovani che non fanno fare la differenza, come per esempio Lasicki, Radosevic, Novothny e Liivak. La ciliegina straniera sulla torta può essere gradita ma le direttrici su cui puntare sono altre: bisogna dotarsi di un centro di proprietà per prima squadra e settore giovanile che possa di conseguenza migliorare l’organizzazione generale del club, blindare la Campania e strutturarsi con lo scouting anche per le altre regioni del Sud Italia.

Avere una struttura propria in cui far crescere i talenti significa libertà di programmazione nel lavoro, pieno possesso della formazione dei ragazzi, il diritto di prendersi il tempo necessario anche dopo gli allenamenti per seguire a livello individuale i propri talenti sotto tutti gli aspetti: tecnico, tattico e mentale. Sull’organizzazione sono stati fatti passi da gigante, oggi tutte le giovanili hanno staff di buon livello e attrezzature adeguate, il centro sportivo di Sant’Antimo rispetto al “Kennedy” rappresenta un passo in avanti ma non basta. La “cacciata” della Primavera da Castelvolturno da parte di Benitez avvenuta un anno fa, quando Rafa si è reso conto che le promesse di De Laurentiis sul restyling dell’Holiday Inn non sarebbero coincise con la realtà, ha creato un sovraffollamento in una struttura che ha a disposizione un campo ad undici, uno ad otto e due di calcio a 5. Quattro terreni di gioco per sette formazioni giovanili oltre una palestra e una piscina utilizzabili. Questa situazione porta le formazioni Allievi e Giovanissimi Nazionali a dover condividere il campo ad undici e ad otto per gli allenamenti.

La cura Grava ha inciso soprattutto sullo scouting e sulla costruzione degli organici. Il Napoli ha potenziato la rete d’osservatori sul territorio, ha ricostruito i rapporti con molte scuole calcio azzerati durante la gestione precedente e ha formato tre squadre di buon livello, competitive per l’accesso alle fasi finali. Non è poco per un club che nell’era De Laurentiis non ha mai partecipato alle fasi finali del campionato Primavera, non è mai andato alla final eight Allievi da quando sono state divise le formazioni di A e B da quelle di Lega Pro e in dieci anni ha vinto solo due trofei Berretti e una Viareggio Junior Cup. Si è allargata la mappa del proprio agire, il Napoli ha prelevato più ragazzi dalla provincia di Caserta, è riuscito a prendere dei buoni prospetti da Capua, Real Casarea e Mariano Keller, bacini in cui solitamente pescano i club del Nord. L’organico della Primavera non è completo, un rinforzo in più in difesa sarebbe stato utile ma Saurini deve valorizzare i vari Palumbo, De Masi, Lombardi, Cicerello che sono stati chiamati poco in causa finora. Il dogma delle squadre costruite sotto età ha prodotto grandi danni negli ultimi anni, non bisogna assolutamente ripetere quest’errore e in questo senso costruire una formazione per il campionato Allievi Lega Pro potrebbe essere molto utile, farebbe da cuscinetto nel difficile passaggio dai Giovanissimi agli Allievi Nazionali serie A e B, in cui si possono perdere dei profili interessanti e su cui invece può essere utile continuare a lavorare.

Migliorare la qualità degli organici significa potenziare la propria immagine, rendere tutti più orgogliosi del vivaio a cui s’appartiene ma non basta: bisogna blindare la Campania. Il “nemico” è tosto: molte scuole calcio privilegiano l’aspetto economico rispetto alla scelta migliore per la vita dei ragazzini, c’è l’esercito dei mediatori che fa leva sui sogni dei genitori sempre più disposti ad inseguire il miraggio della fuga dalla realtà campana verso il presunto paradiso che ci sarebbe altrove.

Il Napoli non ha il controllo totale della sua provincia, negli ultimi anni i migliori prodotti del territorio sono andati altrove (Matarese del Genoa e Donnarumma del Milan su tutti), una via percorribile sarebbe lanciare una campagna d’affiliazione al club azzurro offrendo consulenza medica, confronto costante con i dirigenti del vivaio, visite a Castelvolturno e allo stadio per i bambini. Un progetto del genere spazzerebbe via la concorrenza, renderebbe finalmente il Napoli legato al proprio territorio. Bisognerebbe poi ampliare i rapporti anche nelle altre province, monitorando le province di Salerno, Avellino e Benevento. Dopo la Campania, poi bisogna cominciare a svolgere il ruolo di squadra capitale del Mezzogiorno, estendendo la rete d’osservatori anche a Sicilia, Puglia, Calabria e Basilicata. Ma i “campioncini” di fuori regione si convincono con strutture e convitti adeguati, non l’albergo di Castelvolturno che viene utilizzato ora ma impianti di proprietà del Napoli. Una cittadella dello sport del Napoli con tutto ciò che serve al club: sarebbero soldi investiti considerando i tanti spesi negli affitti in questi dieci anni. 

Presidente, metti il settore giovanile al centro del progetto, può essere la svolta per un nuovo ciclo.

A cura di Ciro Troise

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I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
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