Scelto il “mercato degli equilibri”, il Napoli non era pronto per quello dei sogni

Il mercato del Napoli ricorda il rendimento scolastico di quei ragazzi che al colloquio tra docenti e genitori producevano la classica affermazione: "E' bravo ma può fare di più".

25 anni dopo il Napoli è primo in classifica e, a differenza delle brevi parentesi dell’era Mazzarri, il sogno-scudetto si alimenta di settimana in settimana. Il gruppo di Sarri s’aggrappa al +2 sulla Juventus, un vantaggio che ha un valore simbolico esponenziale per tanti motivi: dal gap nel fatturato e nel monte ingaggi al dato dei 70 punti, il distacco che i bianconeri hanno dato complessivamente al Napoli nelle ultime quattro stagioni.

Il primato in classifica, la rosa obiettivamente carente in alcuni reparti hanno fatto pensare ad un mercato in cui provare a rimediare il netto gap con l’organico della Juventus. La prospettiva del ritorno in Champions League, guardando al bilancio, rappresenta la “stella polare” della programmazione del Napoli. Il vantaggio sulle inseguitrici è considerevole ma i rinforzi di Inter, Fiorentina e Roma facevano immaginare che Giuntoli e De Laurentiis avessero un altro stimolo per considerare un’opportunità molto significativa la sessione invernale terminata ieri.

E’ arrivato Alberto Grassi dall’Atalanta, un investimento di 8,5 milioni di euro per il Napoli per un centrocampista interessante, abbastanza completo, che ha grandi margini di miglioramento. Nel vivaio nerazzurro si è formato anche Jack Bonaventura, che, dopo il trasferimento al Milan, ha accelerato molto il suo processo di crescita, complice l’atmosfera di un club con ambizioni maggiori rispetto all’Atalanta. Grassi è un centrocampista diverso per caratteristiche rispetto a Bonaventura, è un giocatore di sostanza, abile nel recupero palla e dotato anche di buoni tempi d’inserimento, ricorda un po’ Conte e un po’ Marchisio ma ha in comune con l’attuale giocatore del Milan le prospettive di crescita.

Il Napoli ha completato il reparto difensivo con Regini, elemento duttile acquisito in prestito gratuito che può vantare un percorso già svolto sotto la guida di Sarri ad Empoli.

De Laurentiis aveva dato a Giuntoli e a Chiavelli una disponibilità di 40 milioni di euro, il Napoli non è riuscito a portare a casa giocatori di livello internazionale anticipando i tempi di costruzione della rosa che dovrebbe disputare la Champions League nella prossima annata. Giuntoli ha compiuto un ottimo lavoro riguardo al mercato in uscita trovando una soluzione ai casi Zuniga e De Guzman e cedendo anche Radosevic, una delle “fallimentari” scoperte del reparto scouting che la scorsa estate si è trasferito al Verona.

In entrata, però, l’opera è molto più complicata, il Napoli non ha ancora la struttura societaria, l’appeal e la forza per far compiere il salto di qualità all’organico che ha delle carenze soprattutto a centrocampo, dove la differenza in termini tecnici e tattici tra i titolarissimi e le riserve è evidente. Il sacrificio più rilevante è stato trattenere Gabbiadini nonostante un’offerta di 23 milioni più 5 di bonus del Wolfsburg, una scelta che ha chiarito la volontà del Napoli di non spostare gli equilibri né migliorando sensibilmente la rosa né depotenziandola.

Giuntoli sta iniziando a dare la sua impronta alle strategie del Napoli, lo dimostrano le trattative per Raicevic e Ninkovic che, a causa dell’inserimento del Genoa, il Napoli non è riuscito a definire nella giornata di ieri. L’attaccante del Vicenza resta nei piani del club di De Laurentiis ma nel calcio non è assolutamente detto che un’operazione rinviata poi sia realizzata nella prossima sessione, basta ricordare il caso di Soriano. Le opzioni nel calcio non hanno mai avuto gran valore, questa constatazione vale anche per i discorsi aperti con l’Atalanta per De Roon, Sportiello e Conti. Anche riguardo quest’aspetto la Juventus è stata molto più concreta portando a casa uno dei migliori talenti del calcio italiano come Rolando Mandragora e stringendo una sinergia con il Sassuolo che gli consentirà di monitorare la crescita di Trotta e Sensi, oltre a quella di Berardi. Il Napoli è riuscito a portare a casa solo la scommessa Gnahorè, l’intenzione di prendere giovani interessanti e parcheggiarli altrove non si è ancora tramutata nei fatti.

Il direttore sportivo del Napoli sta prendendo confidenza con il suo nuovo compito e si sta guardando anche intorno per il calcio internazionale su cui, visto il suo percorso di vita, è poco preparato. Ad oggi il Napoli deve continuare la sua favola, sta realizzando un’impresa che regala forti emozioni a tutto il popolo azzurro ma l’organico non era attrezzato per il titolo in estate e non lo è adesso. Ha ragione Maurizio Sarri quando sostiene la tesi per cui questa campagna acquisti non ha cambiato i piani d’inizio stagione. L’obiettivo era la crescita, il ritrovarsi dopo l’epilogo negativo dell’era Benitez e in realtà, dopo le difficoltà iniziali, i risultati hanno superato le aspettative. Il Napoli non ha voluto accompagnarle questo cambio di percorso e, parafrasando le ultime dichiarazioni del presidente De Laurentiis, ha preferito tenere la “mano stretta” senza farsi prendere dal gioco del rialzo delle aste. Il mercato del club azzurro ricorda il rendimento scolastico di quei ragazzi che al colloquio tra docenti e genitori producevano la classica affermazione: “E’ bravo ma può fare di più”. Il prosieguo della stagione scriverà i suoi verdetti, il mercato è terminato senza grandi scossoni, la parola passa al campo, al Napoli il compito di non far svegliare la sua tifoseria, di alimentare il magico sogno tricolore.

Ciro Troise

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