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Rosa corta e disomogenea, il Napoli nel rush finale contro i limiti del suo organico

Il Napoli è alle prese con una crisi offensiva. Dov'è finito l'attacco supersonico?

Il presidente De Laurentiis lo scorso 17 Febbraio a Fox Sports ha promesso la costruzione di un Napoli da scudetto per la prossima stagione. La domanda è: darà seguito alle sue parole? SI tratta di una promessa aleatoria come quelle per stadio, settore giovanile e strutture?

Il dubbio è amletico e le risposte possono arrivare solo con il calciomercato estivo. La strada da scudetto non si traccia solo con gli acquisti ma sposando in toto la filosofia di Benitez. Rafa ha un grande curriculum non solo come allenatore ma anche uno spessore riconosciuto come manager, viste le esperienze di Valencia e Liverpool, due società che ha guidato verso grandi traguardi e ha condotto verso una crescita considerevole.

L’entusiasmante cammino in Champions, fermato solo dalla sfortuna in un girone molto complicato, e una considerazione maggiore dell’Europa League rispetto al passato, rappresentano delle buone basi, dimostrano che il Napoli ha la mentalità per migliorarsi anche in una dimensione europea, se però saranno rispettate le indicazioni di Benitez. Rafa ha bisogno di un organico più ampio e omogeneo oltre che della disponibilità del presidente a migliorare la società, potenziando le strutture e creando un’organizzazione più complessa, con maggiori capacità in sede di mercato e nella protezione dell’allenatore, storicamente nel Napoli sovraesposto a critiche e responsabilità.

Il Napoli in tre giorni ha salutato l’Europa League, reso molto più complicata la corsa per il secondo posto e dato qualche speranza alla Fiorentina per una difficile rimonta sugli azzurri. C’è qualcosa che non va, nascondere i problemi non serve a nulla.

Benitez è un grande tecnico ma, come tutti gli esseri umani, commette degli errori. Contro Porto e Fiorentina Rafa poteva fare meglio in termini di lettura della partita. Sull’1-1 contro la formazione di Castro doveva dare un messaggio alla squadra, facendo capire con i cambi che tutto era ancora aperto, che nulla era compromesso. Puntare subito su una doppia sostituzione con la freschezza di Callejon e Zapata avrebbe bloccato la naturale delusione in campo e magari dato entusiasmo. Contro i viola, l’equilibrio ha retto fino ai decisivi cambi di Montella, bravo a puntare sugli inserimenti di Ilicic tra le linee e sui raddoppi su Callejon e Reveillere di Pasqual e Cuadrado a sinistra e Vargas e Joaquin a destra. La Fiorentina, prima del gol, ha prodotto altre tre occasioni con Matri e Ilicic colpendo il Napoli, crollato nel finale proprio per la grande fatica compiuta a difendersi in dieci. Alcuni cambi a inizio ripresa avrebbero magari liberato qualche singolo come Callejon e i due centrali dal surplus di lavoro compiuto. Rafa ha avuto paura di rovinare l’equilibrio trovato ma probabilmente inserire Fernandez per Hamsik con Henrique esterno destro e Callejon più avanti sulla stessa corsia avrebbe migliorato la tenuta complessiva della squadra. Il cambio Behrami-Higuain ha poi arretrato il baricentro della squadra che ha perso profondità con Callejon prima punta e la Fiorentina ha preso campo e ha avuto tutta la possibilità di fare gli attacchi finali che hanno portato al gol di Joaquin, favorito anche da un’uscita sciagurata di Reina.

La ricerca dell’equilibrio di squadra è la mission di Benitez che riesce a perseguirla con fatica a causa dei limiti di un organico corto e disomogeneo. Hanno influito anche gli infortuni ma quelli vanno previsti e hanno colpito anche le altre squadre: basta pensare alla Fiorentina con Rossi e Gomez e alla Roma con Strootman.

Le carenze numeriche e di qualità in tutti i reparti sono state corrette solo in parte a gennaio, basta vedere le contraddizioni in merito alla lista Uefa, al mancato inserimento di Jorginho e Mesto, mentre trovava spazio Zuniga ancora alle prese con il pieno recupero da un infortunio che potrebbe metterlo in difficoltà anche per i Mondiali, poiché si tratta di un problema alla cartilagine che mette a dura prova il ritorno al top della condizione. E’ incredibile poi il vuoto in attacco, lasciato alle spalle di Higuain anche dopo la campagna acquisti invernale.

Il Napoli ha una crisi da gol, in campionato dal 16 Febbraio scorso, dalla trasferta di Reggio Emilia contro il Sassuolo, non ha mai segnato più di un gol a partita. Sono arrivate solo quattro reti nelle ultime cinque partite in campionato, aggiungendo le quattro sfide di Europa League si salva la media di un gol a partita, con nove reti in nove partite.

Non c’è più l’attacco supersonico della prima parte della stagione, si creano anche tante occasioni ma si fa molta fatica a concretizzarle. C’è un calo di brillantezza negli uomini d’attacco, dovuto anche al grande lavoro compiuto in fase difensiva soprattutto dagli esterni, al momento negativo di Hamsik e alla stanchezza di Callejon e Higuain, che insieme ad Albiol ed Inler hanno superato la cifra di 2000 minuti giocati e hanno sforato il tetto dei 3000 considerando anche Coppa Italia, Champions ed Europa League.

Gli errori del difensore spagnolo in azioni determinanti contro Porto e Fiorentina mettono in luce proprio la perdita di lucidità dovuta alle tantissime partite disputate.

In quest’analisi è possibile riscontrare i limiti di un organico non all’altezza dello spessore del suo tecnico e soprattutto non sufficiente per reggere alla lunga i tre fronti della stagione azzurra. Bisogna stringere i denti, gestire la rosa e raccogliere quanto più possibile dai prossimi dieci impegni: le ultime nove giornate di campionato e la finale di Coppa Italia che non va assolutamente ridimensionata.

In estate poi il presidente dovrà chiarire con i fatti la sua volontà: è con Benitez o no? Se sì, deve seguire le sue indicazioni sotto tutti gli aspetti.

Rafa può compiere anche degli errori ma resta una speranza per portare il Napoli al salto di qualità complessivo.

 

Ciro Troise

 

 

 

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