Il dibattito Mazzarri-De Laurentiis è l’asse portante che determina tutte le scelte del Calcio Napoli. Si tratta anche di un rapporto storicamente conflittuale: dal lungo dibattito mediatico che portò due anni fa alla conferma di Mazzarri fino ai messaggi di mancato rinnovo espressi sin dagli inizi della stagione in corso. I dirigenti sono figure mediatrici di questo rapporto, non figure portanti con potere decisionale.
Mazzarri fa molto di più di un allenatore di campo, tenta di guidare un ambiente molto complicato oltre a compiere le scelte societarie e ad esercitare il suo potere d’indirizzo sul mercato. Il presidente a Dimaro ha indicato l’obiettivo stagionale del ritorno in Champions League, affidando le chiavi del lavoro a Mazzarri ed al suo staff, scaricandogli anche le responsabilità. Adesso il patron se ne sta in silenzio, osserva da lontano. Saremmo, invece, molto curiosi di sapere cosa ne pensa, vorremmo conoscere il suo bilancio su quest’inizio di stagione. Nel crollo post-Londra dell’anno scorso il presidente ammise che era stato compiuto qualche errore sul mercato. Oggi vorremmo conoscere il suo parere sull’ultima campagna acquisti, gli vorremmo chiedere se è ancora convinto della scelta di impiegare il Napoli B in Europa League e cosa ne pensa di questo Napoli impaurito, bloccato e poco brillante visto nelle ultime gare (tranne il secondo tempo di Bergamo, ndr) nonostante il turn-over.
E’ TUTTA UNA QUESTIONE DI BRILLANTEZZA- “Fate correre il pallone, quello non suda”, diceva il grande Nils Liedholm, figura storica del calcio italiano. Mazzarri appartiene ad un’altra filosofia, il Napoli da lui costruito occupa gli spazi con la corsa. La strategia è quella dell’avanzamento, di prendere campo con l’impostazione che parte dalla difesa e prevede grande dinamismo da parte di tutti gli undici componenti della squadra per essere letale negli ultimi venti metri. Nessuna filosofia può considerarsi migliore, contano solo i risultati, ognuno sceglie la sua strada. Mazzarri nel post-partita spesso utilizza il possesso palla come elemento di vanto, ma a cosa serve lo sterile ed orizzontale tic-tac che abbiamo visto nelle sfide contro Juventus, Chievo e Torino? E’ nella natura di questa squadra essere attendista, gestire e controllare il risultato? E’ vero, il Napoli in estate ha costruito una svolta, ma gli azzurri danno il meglio di sé quando ritornano ad avere l’anima dell’arrembante martello pneumatico che l’anno scorso ha stordito il Manchester City. E’, però, essenziale che tutti gli elementi siano in condizione brillante, invece, giocatori come Pandev, Maggio, Dossena sono addirittura in uno stato imbarazzante e ieri anche la difesa non è sembrata attenta come in altre occasioni. Senza la capacità degli esterni di fare le due fasi, il Napoli tende ad accentrare la manovra diventando prevedibile.
CENTROCAMPO SENZA ALTERNATIVE, INLER ESSENZIALE Quando ci sarà una rosa allargata che permetterà di giocare su più fronti? Il presidente De Laurentiis lo scorso maggio, dopo la vittoria della Coppa Italia, rivelò di volere una rosa di trenta calciatori considerati tutti allo stesso livello nelle gerarchie, Mazzarri parlava di non volere più i titolarissimi, si valutava la rosa del Napoli assortita in tutti i reparti ma ad oggi i dati dicono tutt’altro. Mazzarri continua a puntare su 13-14 elementi in campionato, in Europa League il Napoli B ha accumulato figuracce in trasferta costringendo poi il tecnico ad inserire qualche titolare. Bigon ha rivelato che a Gennaio arriverà un attaccante ma il Napoli ha un buco anche a centrocampo. Se si vuole essere più ordinati, Inler diviene fondamentale, non c’è in organico un altro giocatore con le sue caratteristiche. Dzemaili, che appartiene al novero delle alternative pronte secondo Mazzarri, ha la naturale tendenza a fiondarsi in avanti; si adatta sulla mediana, ma il suo ruolo è il vice-Hamsik. Behrami lottatore ed Inler organizzatore di gioco è una coppia a cui non si può rinunciare, almeno dal primo minuto. Se poi alle loro spalle c’è Donadel, è meglio chiarirsi già le idee per il rinforzo a centrocampo, anche perché il giovane El Kaddouri non è considerato pronto da Mazzarri, tanto da spedirlo in Primavera.
PANDEV E BRITOS, ATTENZIONE AGLI INVESTIMENTI- Non tutte le ciambelle escono col buco, ma ai tempi della crisi alcuni investimenti infruttuosi hanno un peso devastante nella valorizzazione del patrimonio tecnico, elemento da aggiungere nei parametri della competitività nel calcio italiano ed internazionale. Più volte si ricordano gli undici milioni per Vargas, come il freno più forte alle ultime campagne acquisti condotte da Bigon e dal reparto scouting. In realtà il cileno è un classe ’89, il prestito potrebbe essere ancora una via d’uscita in termini di salvaguardia dell’investimento perché Vargas potrebbe esplodere e poi ritornare a disposizione del Napoli. I cartellini di Britos e Pandev raggiungono una cifra di 16-17 milioni di euro ed entrambi per diversi motivi non sembrano tener fede al denaro speso. Il primo ha avuto una serie d’infortuni che ne hanno condizionato il rendimento; l’uruguagio è, però, pronto da venti giorni e Mazzarri sta valutando il momento migliore in cui farlo entrare. La prima missione di Britos sarà conquistare la fiducia del tecnico, abbattere i limiti sul suo valore nella difesa a tre e trovare continuità. Missione complicata, vedremo gli esiti.
Pandev è stato riscattato in estate dall’Inter per sette milioni di euro, all’età di 29 anni ha la storia di un grande calciatore che, però, ha nella discontinuità del rendimento il freno per la sua carriera. L’anno scorso sono serviti quattro mesi per recuperarlo ma, tranne la parte finale della stagione, dava il suo contributo a partita in corso. In estate, invece, il Napoli è stato disegnato sul suo genio capace di illuminare la manovra tra le linee. Dopo un buon inizio, è in profonda difficoltà; Mazzarri ed il suo staff credono nel suo recupero, il tecnico l’ha definito un giocatore che serve anche se è poco brillante. Insigne contro il Torino, avendo anche compiti di copertura sulla catena di sinistra, ha inciso in mezz’ora più di quanto abbia fatto il macedone in un’ora con un guizzo che poteva essere decisivo: l’assist per Hamsik che all’86’ poteva chiudere la partita.
Nascondere i problemi, additare la stampa di strumentalizzazioni è solo un esercizio nocivo. Serve l’autocritica, la missione è ritrovare la brillantezza. A partire da giovedì perché l’Europa League non si può snobbare. Poi si penserà al Genoa, Mazzarri ha pronte le armi del riscatto, basta non perdere mai di vista la rotta della serenità.
Ciro Troise
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