Il Napoli sbanca l’”Olimpico” di Torino e conserva il secondo posto. Il dato più entusiasmante è, però, sicuramente il valore della prestazione ammirata in casa dei granata. Il Napoli è ancora un “malato convalescente” ma si sono visti grandi segnali di crescita riguardo alla buona condizione atletica generale ed alla forza di rimediare anche agli errori individuali che avevano messo in discussione la partita. Il Torino è stato studiato nei dettagli e si è visto sin dal primo minuto. Le posizioni in campo non erano le solite: il ritardo di Cavani nel rientro dall’Uruguay ha favorito una svolta tattica.
Behrami da solo conteneva tra le linee Vives che riusciva a creare scompiglio solo quando s’inseriva nel lato di Britos, in giornata negativa. Dzemaili nel ruolo di regista sulla linea dei centrocampisti ha più volte fallito e Mazzarri a Torino l’ha schierato qualche metro più avanti con i compiti del cursore. Lo svizzero ha fornito una grande prestazione, non solo per i tre gol realizzati ma per la capacità di muoversi in entrambe le fasi con i tempi giusti. Il Napoli ha vinto a Torino con la superiorità tra le linee, dove Hamsik, Dzemaili, Pandev ed Insigne non davano punti di riferimento a Gazzi e Basha, posizionati da Ventura davanti alla difesa. Con un po’ di concretezza negli ultimi venti metri, il Napoli poteva chiudere il match molto prima che le disattenzioni difensive facessero arrivare il Torino addirittura sul 3-2. La manovra è apparsa fluida, veloce, espressa con il ritmo ed i tempi giusti anche riguardo al movimento senza palla. Il primo gol nasce da uno schema su calcio piazzato e, tranne la magia su punizione di Cavani, le altre reti derivano dall’accuratezza dell’allenatore nel definire le scelte tattiche. La libertà di Dzemaili, pronto ad andare al tiro negli ultimi venti metri, non è un caso, ma risponde alle indicazioni di Mazzarri e all’incapacità del Torino di Ventura di contrapporsi ad una situazione di gioco che ha fatto male per ben tre volte ai granata. Il Toro non ha aspettato il Napoli nella propria metà campo ma ha voluto giocare la partita a viso aperto e gli azzurri hanno prevalso nei duelli sia a centrocampo che sulle fasce dove Maggio e Zuniga hanno ben figurato contro Darmian, D’Ambrosio, Cerci e Santana, il più attivo tra i quattro uomini della formazione di Ventura sulle corsie esterne.
Considerando il calendario che costringe il Milan ad un tour de force contro Fiorentina e Juventus in trasferta e Napoli in casa, gli azzurri hanno il secondo posto nelle proprie mani.
Il protagonista della settimana è stato, però, il presidente De Laurentiis con le dichiarazioni rilasciate ed il rito quotidiano dei tweet. E’ finita presto la versione del patron dialogante con il sistema calcio, è tornata la classica orazione rivoluzionaria contro un calcio troppo vecchio per le idee di De Laurentiis, bravo ad anticipare i tempi su tanti aspetti come i diritti d’immagine e l’attenzione al monte ingaggi. Gli altri club, nell’epoca dell’austerità, della spending review e del fair play finanziario, rincorrono il Napoli riguardo alla sapiente gestione economica. Il patron si è soffermato in più occasioni su vari argomenti: dalla Primavera in Lega Pro alla legge sugli stadi, passando per la solidarietà a Cellino e la rabbia per lo stress dei viaggi transoceanici dei Nazionali e l’impossibilità di preparare la partita con tutti gli effettivi a propria disposizione. De Laurentiis dovrebbe unire alla saggezza economica quella gestionale, non tirandosi indietro per certi investimenti indispensabili e fruttuosi come quelli sul settore giovanile che non ha ancora un suo centro ed il nuovo stadio.
Tante argomentazioni critiche del patron sono sacrosante ma esprimono un approccio frazionato su più tematiche, senza uno sguardo d’insieme. Merita molta attenzione il dibattito scatenatosi con Macalli in merito alla proposta di far iscrivere ai campionati di Lega Pro le formazioni Primavera delle squadre di A. Macalli ha cavalcato la complessità di quest’idea per respingerla come se fosse l’ultima delle “boiate”. E’ chiaro che mandare i giovani a giocare nelle squadre riserve dei loro club piuttosto che in Lega Pro senza i prestiti ed i contributi di valorizzazione che ne derivano, aspetto importante per la tenuta di queste categorie, comporterebbe una perdita in termini economici del mondo rappresentato da Macalli. La situazione è complessa e merita uno sguardo generale che nessuna istituzione è in grado di avere, ognuno guarda al proprio orticello e sgomita con gli altri, perciò il calcio non riesce a superare completamente la crisi.
La Primavera in Lega Pro sembra uno slogan poco attuabile ed invece dovrebbe suggerire una riforma complessiva del sistema calcio. L’accorpamento di Prima e Seconda Divisione è una svolta importante per l’intero mondo del calcio ma serve un cambiamento complessivo. Non c’è più il pallone delle spese folli, ma quello dei giovani e dei vivai che andrebbero maggiormente tutelati anche con regole più appropriate. Si deve partire dal percorso di base, dove vanno cambiati i campionati regionali, separando le scuole calcio dalle realtà selezionate e professionistiche. I Giovanissimi Nazionali devono seguire l’esempio degli Allievi separando le formazioni Lega Pro da quelle di A e B. Il campionato Primavera va completamente ripensato con la separazione tra le squadre di A e quelle di B, senza i fuoriquota e riducendo l’età di un anno. Bisogna creare un nuovo torneo, quelle riserve, con meccanismi studiati a tavolino per dargli competitività e valore economico, in cui inserire i giovani più pronti al salto nel professionismo. C’è bisogno di alzare il livello delle difficoltà per crescere; seguendo questo criterio per il calcio giovanile, si potrà favorire un rapporto sempre più stretto tra prima squadra e vivaio. Per fare ciò, serve evitare le rigidità del conservatorismo; in quest’ambito siamo con il “De Laurentiis rivoluzionario”, a patto che i propri concetti non servano solo a creare delle posizioni di un dibattito stucchevole ma siano accompagnate dai fatti, stando attenti alle contraddizioni.
Ciro Troise
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