Il Napoli dopo nove giornate è a quota diciotto punti, dopo un avvio difficile ha collezionato quattro vittorie e un pareggio in campionato. I successi diventano sette considerando anche quelli in Europa League contro Club Brugge, Legia Varsavia e Midtjylland. E’ stato un ottobre magico finora, fatto solo di vittorie in attesa di completare l’opera mercoledì sera al San Paolo contro il Palermo. Questo ciclo spumeggiante ha portato il Napoli di Sarri ai livelli delle annate più esaltanti dell’era De Laurentiis, come l’ultima di Mazzarri e la prima di Benitez. Alla nona giornata i ragazzi di Sarri sono ancora dietro alla quota punti di quelle annate, Cavani e compagni ne avevano ventidue, avendo costruito un filotto di vittorie interrotto solo dalla sconfitta dello Juventus Stadium e dal pareggio di Catania ma in Europa League, però, gli azzurri avevano battuto solo l’Aik Solna ed erano crollati in trasferta contro Psv Eindhoven e Dnipro. Il primo Napoli di Rafa volava a diciannove punti, uno in più di quello di Sarri e presentava un buon rendimento in Champions League con sei punti su nove conquistati.
Le statistiche, però, vanno interpretate e contestualizzate per valutare il momento straordinario del Napoli di Sarri. Higuain e compagni in questa fase stanno facendo sognare i tifosi di più di quanto facevano negli anni scorsi per vari motivi. Il primo è di natura psicologica: le gioie delle vittorie degli azzurri fanno dimenticare le difficoltà della scorsa stagione che, dalla disfatta di Bilbao a quella in casa contro la Lazio, ha lasciato l’amaro in bocca a tutti. Gli altri, invece, entrano nella sfera delle considerazioni tecniche.
Il campionato non sembra presentare una dominatrice, la Juventus di Conte spegneva a quei tempi le ambizioni degli avversari e, nella prima stagione di Benitez c’era anche la Roma di Garcia senza la Champions come concorrente in splendida forma. Il Napoli di Sarri sembra avere basi più solide rispetto alle annate citate come elemento di paragone. L’ultima rosa di Mazzarri aveva solo Cavani come terminale offensivo, questa squadra ha più bocche di fuoco in attacco, è così più imprevedibile e poi può contare sul surplus di entusiasmo trasmesso dal primo anno del ciclo Sarri. Il Napoli di Benitez, invece, doveva fare i conti con un’ampia rivoluzione su cui non erano tutti d’accordo, una parte dello spogliatoio non gradiva i metodi dell’allenatore spagnolo e in alcuni momenti queste frizioni hanno rappresentato un freno. In campo la formazione di Sarri sta trovando continuità e sta presentando una differenza sostanziale rispetto alle annate di Mazzarri e Benitez che hanno regalato comunque tante gioie ai tifosi. Questo Napoli sa compattarsi meglio nelle difficoltà, si è formato un gruppo in cui anche chi gioca di meno cerca d’inserirsi nel modo più produttivo possibile. L’esempio più chiaro è l’atteggiamento di Gabbiadini che in Danimarca sia in campo che nell’intervista post-partita ha trasmesso il desiderio di dare il suo contributo alla causa senza stucchevoli polemiche. Le prove di Herning e Verona danno al gruppo una bella iniezione di fiducia, il Napoli in Danimarca e al “Bentegodi” ha sofferto nelle battute iniziali e in quelle finali ma ha saputo compattarsi, serrare i ranghi e portare a casa il successo. Era già avvenuto contro la Juventus e la Fiorentina in casa ma farlo in trasferta rappresenta una prova di forza che consente agli azzurri di aver incassato solo tre gol nelle ultime sei partite. Sarri nel post-partita ha tenuto tutti con i piedi per terra affermando che non sarà facile avere questo ritmo per tanti mesi. La gara di Verona, infatti, presenta anche dei segnali su cui riflettere, degli aspetti su cui bisogna migliorare ancora. Le partite vanno chiuse, il rischio della delusione è dietro l’angolo e il fallo di mano di Higuain poteva rimettere tutto in discussione. Il Napoli ha tirato diciotto volte al “Bentegodi”, solo in quattro occasioni ha trovato la porta: i due pali e il gol di Higuain e la parata di Bizzarri sulla conclusione di Insigne. In attacco gli azzurri hanno il potenziale più importante e devono dimostrarlo anche rivelandosi cinici sotto porta. Era già accaduto a Milano e Varsavia di fallire tante occasioni da gol, a San Siro il successo poteva essere ampio già nel primo tempo sfruttando meglio alcune ripartenze e a Varsavia fu necessaria la magia di Higuain per chiudere l’incontro. C’è poi un dato: il Napoli sia in Danimarca che a Verona ha chiuso la sfida in calo. Giocare ogni tre giorni brucia tante energie fisiche e mentali, vanno bene l’identità solida, il blocco della formazione base ma sul lungo periodo Sarri deve ampliare il meccanismo delle rotazioni. Allan, Koulibaly, Callejon e Ghoulam per esempio hanno disputato dal primo minuto tutte le gare seguenti a quella di Empoli del 13 Settembre scorso. Potranno viaggiare a questi ritmi per quanto tempo se giocheranno sempre? Qualche alternativa c’è, Strinic merita più fiducia e Gabbiadini, con mansioni diverse, in alcune partite può essere utile anche nel ruolo di esterno destro d’attacco. Altre dovranno arrivare a gennaio, Giuntoli è alla ricerca d’interessanti profili Under 21 che si possono inserire in lista senza eliminare altri giocatori e che accettano di buon umore il ruolo di comprimari perché il blocco titolare non si tocca, rappresenta l’anima di questa squadra e non va colpito ma mancano ancora due mesi per il mercato di gennaio e il Napoli può e deve continuare a volare.
Ciro Troise
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