De Laurentiis normalmente è un fiume in piena, figuriamoci dopo aver vinto la Coppa Italia. Le sue conferenze stampa risolvono tutti i problemi dei media, suggerisce sempre i titoli ad effetto; ieri poi potevano addirittura essere più di uno. “Napoli deve vincere, deve urlare”, “L’Italia dovrebbe adorare il popolo partenopeo”, “Siamo ancora nel Paese dei comuni”, “Non mi fermo mai, ci saranno delle novità, qualcuno non vi piacerà”, “Farei retrocedere solo quelle con i conti non a posto”. De Laurentiis-Mazzarri, i commenti al caldo nella notte magica dell’Olimpico sono naturalmente impostati soprattutto sull’impresa compiuta ma i messaggi a distanza non mancano. Quello più chiaro è nelle parole del tecnico che suggerisce di andare avanti con i contratti annuali come tanti altri allenatori. Mazzarri è conscio delle sue qualità, il successo di ieri lo proietta verso i tecnici vincenti, ha cancellato lo score dei “zero tituli” per dirla alla Mourinho. Oggi, a Radio Marte, l’ha ribadito: appena si incontrerà con il presidente, parlerà chiaro, dirà tutto quello che pensa. Acquisita la probabile partenza di Lavezzi, Mazzarri chiederà di sostituirlo a dovere e soprattutto, memore dell’esperienza di questa stagione, cercherà di ottenere delle garanzie in merito ai rinforzi per una rosa che affronterà nuovamente tre competizioni con la necessità di mostrarsi sempre in crescita per continuare a seguire il progetto iniziato tre anni fa.
Come sosteniamo da tempo, Mazzarri, con il suo agente Bozzo, si sta guardando intorno, legandosi molto anche alla figura di Fassone che lascerà il Napoli e andrà alla Fiorentina o all’Inter, con il club di Moratti in pole position. La Roma ha scelto Montella, la società di Della Valle e la Lazio, per motivi diversi, non entusiasmano Mazzarri che, dopo Napoli, vuole migliorare la sua posizione e non partire con nuove ricostruzioni oppure sposare progetti molto più instabili rispetto a quello di De Laurentiis. Il patron ed il tecnico s’incontreranno a breve con un obiettivo che si può congiungere: De Laurentiis conosce il valore di Mazzarri, i risultati compiuti e non vorrebbe perderlo, il tecnico vede come migliore soluzione continuare per un anno all’ombra del Vesuvio.
Sarebbe folle, però, affidarsi ad un allenatore in scadenza; la centralità di Mazzarri nella società impone al presidente di dare respiro alla propria programmazione strutturando un percorso condiviso con il proprio tecnico per almeno un altro ciclo biennale. Il Napoli, non avendo dirigenti di grande peso, ha costruito la sua struttura interna sull’asse De Laurentiis-Mazzarri ed un futuro in scadenza per il tecnico ridurrebbe il suo potere nelle decisioni da compiere.
Il piano B di Mazzarri si chiama Inter, soprattutto se Fassone andrà a lavorare dalle parti di Via Durini. L’allenatore del Napoli potrebbe decidere di stare un po’ fermo guardando cosa fa Stramaccioni sulla panchina nerazzurra.
Il discorso è aperto, lo dimostrano la chiamata di De Laurentiis a Zeman o la presenza di De Canio all’Olimpico per mostrare con i fatti che sognerebbe il ritorno a Napoli. Una parte delle parole del tecnico boemo in conferenza stampa alla vigilia di Sampdoria-Pescara è molto significativa: “Deve essere lui a rendere pubblici i contenuti della telefonata” prima di comunicare di aver parlato di Vargas. Avranno parlato, quindi, anche di qualcos’altro che non è stato ancora esposto pubblicamente, noi siamo sul pezzo.
La telefonata a Zeman su Vargas ed Insigne chiarisce poi la linea presenzialista del patron che in quest’estate sarà presente in maniera ancora più imponente negli affari del club. Dopo l’approccio con Moratti alla Saras arriva anche la telefonata a Zeman, in linea con il modello raccontato dalla Cina ai microfoni di Radio Marte: il suo controllo su tanti direttori di sezione che si occupano di compiti specifici. Fassone andrà via proprio per questo; gli aveva proposto un compito più ridimensionato, una sorta d’incarico di rappresentanza presso Fifa, Uefa, Lega Calcio, etc… che l’ex manager della Ferrero non ha accettato.
De Laurentiis è l’anima culturale del progetto, domenica sera ha dimostrato di aver compreso il valore in termini di riscatto sociale del calcio per la città di Napoli. C’è una frase che ha lasciato il segno: “Napoli ha bisogno di vincere, urlare, l’Italia dovrebbe adorare il popolo partenopeo ma questo è ancora un Paese con i Comuni, ve lo dice uno che ha un po’ di cultura internazionale”. La festa esplosa a Napoli ha il sapore della rivalsa nei confronti della cultura dell’ipocrisia che ha cercato di disturbare anche la serata della gioia. Il presidente del Senato Schifani stigmatizza legittimamente i fischi all’inno nazionale da parte della tifoseria partenopea che ha anche intonato il coro “Noi siamo partenopei” ma non pronuncia neanche una parola sui soliti cori razzisti nei confronti della città di Napoli, quelli che il tecnico Conte in conferenza stampa ha affermato di non aver sentito.
Se De Laurentiis è l’anima culturale, Mazzarri è il simbolo sportivo del Napoli che torna ad essere vincente entrando nella storia. All’Olimpico ha trionfato il suo Napoli, capace di esprimersi a ritmi alti, aggredendo con intensità l’avversario nei primi venti minuti. Il tecnico nella conferenza stampa della vigilia aveva affermato di avere già in mente come rimediare all’assenza di Gargano. Non ha svelato le sue mosse che, però, erano prevedibili per l’esiguità delle soluzioni a disposizione. Mazzarri ha schierato la gabbia sulla mediana con Inler e Dzemaili davanti alla difesa ed Hamsik a coprire su Pirlo in fase di non possesso.
Mazzarri ha studiato la partita dell’andata, quando il Napoli crollò nella ripresa ma nel primo tempo fece impazzire i bianconeri sul prato del San Paolo. La variabilità tattica per non dare punti di riferimento: ecco la strategia per colpire Conte che nel post-partita ha ammesso che il Napoli ha avuto più fame ed ha meritato il successo. I continui cambi sul fronte tattico tra Lavezzi ed Hamsik per mettere in difficoltà la retroguardia avversaria indebolita dall’assenza di Chiellini, il passaggio alla difesa a 4 con Zuniga sulla linea dei difensori per contrastare la vivacità di Pepe, schierato dal tecnico bianconero per dare più brio e sostanza alla manovra offensiva.
Facendo il rapporto tra l’organico a disposizione ed i risultati ottenuti, Mazzarri può vantare un considerevole bilancio. Il test per i leader è mantenere l’umiltà dopo i successi, non nelle difficoltà. Presidente, il suo allenatore merita ascolto; in questa dialettica, in cui il tecnico svolge il ruolo di “garante dei tifosi”, si decide il futuro del Napoii.
A cura di Ciro Troise
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