Nei giorni che portavano a Napoli-Lazio si respirava in città l’ansia per il tormento degli infortuni, per la difficoltà degli azzurri di sopperire alle assenze pesanti di Osimhen, Anguissa e Politano.
L’aspetto più importante del lavoro di Spalletti sotto il profilo tattico è la duttilità che ha saputo dare alla squadra, la capacità di essere camaleontica, alternare più modi di stare in campo. È un piano iniziato in estate che ha dato i suoi frutti nel momento dell’emergenza, quando l’impalcatura del Napoli verticale con Anguissa e Osimhen è venuta meno, oltre ad assenze che hanno portato gli azzurri a Mosca a non avere la risorsa dei cambi dalla panchina.
Non è facile “switchare”, in una settimana preparare una gara perfetta contro la Lazio con caratteristiche completamente diverse rispetto al Napoli osimheniano.
Resistere al mare in tempesta così apre l’autostrada verso il sogno in una serata che sfugge all’ordinario perché c’è la magia di quanto accaduto nel pre-partita.
Il Napoli finalmente unito nel ricordo di Diego, una serata indimenticabile
Il Napoli finalmente unito nel ricordo di Diego, con il rispetto della storia, della napoletanità, dell’identità che rappresenta l’unica risorsa inalienabile in questa città. È stato emozionante rivedere perché ha ragione Maurizio De Giovanni quando dice che non è mai andato via, appartiene al vissuto dei napoletani, trova spazio nelle tracce della passione. Finalmente le leggende del Napoli di Maradona accolte nel modo giusto, De Laurentiis e Ferlaino a bordocampo. Tutto ciò poi è avvenuto in una cornice degna, uno stadio che finalmente ha aperto alla passione, al tifo, chiudendo quella storia lacerante dell’applicazione severa e chirurgica del regolamento d’uso che ha accompagnato il triste passato. Non sono ancora tornati tutti i gruppi organizzati, sabato contro l’Atalanta ci auspichiamo finalmente la presenza di tutti.
Dovrebbero fare scuola le parole di Spalletti: “Finalmente ho visto lo stadio che m’immaginavo prima di venire qui, mi è sembrato per la prima volta di giocare in casa”.
È stata una delle serate più emozionanti degli ultimi vent’anni, nel calcio l’adrenalina è una componente importante e non può essere un caso che il Napoli abbia vinto 4-0 sia contro la Roma un anno fa, nella prima gara di campionato dopo la morte di Maradona, che ieri contro la Lazio.
I primi venti minuti hanno ricordato la notte di Napoli-Roma, semifinale di ritorno di Coppa Italia, nel 2014 con Diego in tribuna.
Il Napoli ha lavorato in funzione di Mertens
I centravanti determinano spesso l’identità delle squadre e il Napoli contro la Lazio si è mosso in funzione di Mertens, giocando sul corto, ad uno, due tocchi con grande qualità mandando in tilt il pressing della Lazio che rimaneva sempre a metà strada, lasciando al Napoli il gioco tra le linee. Con Osimhen c’è la soluzione della palla diretta, Victor è un riferimento per la fisicità nella ricerca della profondità, con Mertens il Napoli deve esasperare il palleggio, costruire l’apertura degli spazi con le combinazioni rapide, anche alternando il corto e il lungo come fatto da Fabian Ruiz per Insigne nell’azione del secondo gol.
È stata una notte magica, se senza Osimhen e Anguissa bisogna resistere, resistere, resistere, contro la Lazio il Napoli ha trovato la via per farlo perché i sogni passano per le difficoltà e la capacità di non arrendersi ma escogitare sempre le soluzioni.
È lo spirito che ha trasmesso Spalletti, così il Napoli ha 35 punti dopo 14 giornate, uno in più del bilancio alla fine del girone d’andata dello scorso campionato. Mancano ancora cinque gare, in teoria altri quindici a disposizione. Arrivano anche buone notizie dall’infermeria, contro il Sassuolo rientrano Politano e Ounas, altre due frecce a disposizione nell’arco della partita.
Impossibile non entusiasmarsi, lo meritano Napoli e il Napoli. Godiamoci il viaggio, con i sogni in testa resistere, resistere, resistere diventa più dolce.
Ciro Troise
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