La settimana del riscatto è terminata nel migliore dei modi: una vittoria convincente contro l’Inter di Mazzarri, che rappresenta metaforicamente anche un calcio alla nostalgia, un’iniezione di sicurezza, fiducia, entusiasmo ad un ambiente che tende a deprimersi in fretta. Il passato con Mazzarri è stato bello, emozionante, importante ma non deve essere ingombrante; questo 4-2 può servire anche ad allontanare gli stucchevoli paragoni. Benitez ha vinto la sfida anche sulla comunicazione, tracciando la strada della signorilità con le dichiarazioni di stima per il lavoro dell’ex tecnico del Napoli in conferenza stampa. La via era stata disegnata dall’allenatore spagnolo ma una parte del pubblico ha inseguito il populismo di De Laurentiis che in ogni occasione dall’estate punzecchia Mazzarri, reo di averlo “tradito”. E’ nello stile del patron mandare al pubblico ludibrio coloro che decidono di separarsi da lui: l’ha fatto in modalità diverse con Marino, Quagliarella, Lavezzi, Cavani, Fassone e Mazzarri.
La verità è altrove, la storia non si può cambiare; durante i suoi quattro anni, abbiamo più volte sottolineato non solo i pregi ma anche i limiti di Mazzarri, il conflitto progettuale tra lui e De Laurentiis ma quando si apre l’album dei ricordi non si possono dimenticare i grandissimi progressi che anche la sua guida ha impresso al Napoli. Il livore è un sentimento per i deboli, è ora che questa piazza cominci ad essere forte e autorevole. Anche il calcio è cultura, bisogna viverlo con serenità per capirlo; Benitez lo dimostra ogni giorno, basta seguire il suo stile.
L’avevano erroneamente definito un integralista, in Italia si usa parlare senza studiare. Basta andare a spulciare la carriera di Benitez per capire che è un allenatore efficace che ha un’idea di gioco di base ma che ama cambiare lo schieramento tattico e soprattutto l’approccio alla gara a seconda delle situazioni. Nel 2005, contro la Juve di Capello, schierò il suo Liverpool con il 3-5-1-1 e vinse non solo quella gara ma poi anche la Champions ad Instanbul contro il Milan.
Il gol di Higuain dopo 9’ l’ha aiutato ma ieri Rafa ha ribaltato lo stato delle cose; il Napoli ha ferito l’Inter di Mazzarri con le ripartenze. La formazione nerazzurra ha disputato un’ottima gara, essendo più volte propositiva e mettendo in difficoltà gli azzurri, soprattutto sulle fasce. A sinistra la coppia Jonathan-Guarin ha superato più volte quella Reveillere-Insigne; questo dominio ha spesso costretto Inler a seguire la corsia laterale lasciando il vuoto in mezzo al campo. Il gol di Cambiasso nasce così, in entrambe le reti subite c’è una sintesi tra errori individuali e collettivi.
Il Napoli è ancora al 75%, lo dice sempre Benitez; quel 25% di deficit contiene tanti aspetti su cui bisogna ancora migliorare. Sarà fondamentale il mercato di gennaio ma nel frattempo si devono escogitare soluzioni sul campo utili per l’immediato.
In primis bisogna dare continuità alla concentrazione e all’intensità. Usando un’espressione tipica di Mazzarri, non bisogna mai staccare le mani dal manubrio. Il Napoli visto contro Arsenal e Inter era diverso rispetto a quello dei passi falsi contro Parma e Udinese soprattutto dal punto di vista mentale. Le motivazioni fanno la differenza, da una parte la Champions da acciuffare e dall’altra il ritorno di Mazzarri, l’ex da ferire e il regalo di Natale da fare al presidente che ha caricato il gruppo come se dovesse affrontare una finale. La sfida di Cagliari è una partita-chiave da questo punto di vista, gli azzurri troveranno una squadra agguerrita, un ambiente caldo che considera la partita contro il Napoli l’evento calcistico più importante della stagione. Guai a calare l’intensità e lo sprint, gli aspetti che Benitez ha lodato di più in conferenza stampa, se si vuole tenere lontana la Fiorentina, l’Inter e stare nella scia di Roma e Juventus. Bisogna migliorare anche nella compattezza della squadra nella transizione tra le due fasi. Benitez ci sta provando con il lavoro tattico, chiedendo agli esterni d’attacco di partire dalla linea del centrocampo, a quelli bassi di mantenere la posizione e ai due mediani di fare i movimenti in maniera armonica. In mezzo al campo c’è il problema più grande. Dzemaili è in forma, con Mazzarri, che l’aveva messo sul mercato lo scorso gennaio, aveva il dente avvelenato, da un grande supporto nella fase offensiva ma non ha il passo per fare bene la fase d’interdizione, Behrami e Inler sembrano essere stanchi a causa anche delle tante partite disputate.
L’ex Udinese dimostra in ogni gara di soffrire il centrocampo a due e che sono lontani i tempi in cui era il leader di una mediana rinforzata dai polmoni di Pinzi ed Asamoah. L’esclusione di Pandev e il tridente Callejon-Mertens-Insigne è stata un’ottima mossa: ha dato alla squadra imprevedibilità negli ultimi trenta metri e più sostanza e dinamismo in fase di non possesso. Ad Insigne manca solo il gol, contro l’Inter ha preso un palo, azionato Mertens in occasione del gol di Dzemaili e ha realizzato un assist per Callejon per la rete del 4-2 ma da più parti sono piovute critiche ingenerose. Giocare da napoletano a Napoli è molto difficile, le pressioni possono essere devastanti, basta vedere il caso Cannavaro.
Insigne è molto importante per il gioco di Benitez, rappresenta una scintilla di creatività per la costruzione della manovra. Lo dicono i numeri: Lorenzo è il quinto giocatore per numero di assist (ben 27) in Serie A. Davanti a lui ci sono Diamanti, Cassano, Pjanic e Borja Valero, quattro giocatori che hanno accumulato un minutaggio più alto del giocatore napoletano. Dai 30 minuti in più di Diamanti ai 290 di Borja Valero, un divario che va considerato in una classifica che testimonia la grande partecipazione di Insigne al gioco del Napoli. Un lavoro dispendioso in termini di energie che gli toglie lucidità negli ultimi venti metri ma che lo sta facendo crescere tatticamente. Se Pandev avesse ascoltato la richiesta di Benitez sul rigore, forse si sarebbe sbloccato in campionato e ne avrebbe guadagnato il Napoli. Per Lorenzo, però, un problema da superare in fretta, arriverà il momento in cui zittirà gli scettici.
Ciro Troise
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