Il Napoli è tornato, al San Paolo contro il Verona si è rivisto un film che risale allo scorso anno. A Fuorigrotta i circa 25000 spettatori presenti hanno potuto ammirare quella squadra veloce, intensa, dinamica, capace di aprire le difese avversarie con la grande qualità di cui dispone, che aveva entusiasmato tutti un anno fa. Qualche sprazzo interessante si era notato anche nelle partite precedenti, ma solo per alcuni spezzoni: il primo tempo contro il Chievo, buona parte della sfida contro il Torino, il secondo tempo contro lo Sparta Praga e a Milano. Ieri per la prima volta nel corso di questa stagione il Napoli non è andato a fiammate, non ha mai staccato la spina, ha tenuto i ritmi alti dal 1’, con il gol di Hallfredsson sul groppone, fino all’ultimo istante del match.
La squadra è migliorata nella fluidità della manovra, nell’imprevedibilità dei movimenti offensivi, nella reattività generale di tutti gli uomini in campo. I quattro elementi offensivi hanno compiuto un grande lavoro complessivo, lo dimostrano i dati. Il Verona è riuscito a realizzare solo il 56% dei passaggi proprio per il lavoro del Napoli nel pressing alto che ha impedito a difensori e centrocampisti della formazione di Mandorlini d’impostare in maniera pulita. Se nelle seconde palle in fase difensiva gli azzurri soffrono ancora, si sono visti grandi progressi, invece, sul fronte offensivo. Il Napoli non si è spento dopo il gol subito dopo quarantadue secondi e ha attaccato continuamente il Verona senza farsi prendere dalla frenesia. Il rischio del tiki-taka sterile e orizzontale contro il 3-5-2 del Verona è stato aggirato con dei movimenti particolari degli uomini d’attacco compiuti con grande armonia. Hamsik e Callejon davano profondità alla squadra, s’inserivano negli spazi alternandosi nei movimenti da seconda punta al fianco di Higuain che si muoveva su tutto il fronte d’attacco. Alle loro spalle Lorenzo Insigne s’esprimeva in maniera fantastica nel mestiere che sa svolgere meglio: il rifinitore. Il talento di Frattamaggiore ha partecipato per il 10,6% del possesso palla generale del Napoli e ha messo nove volte i compagni in condizione di far male a Rafael.
Il Napoli ha ritrovato la sua vena offensiva, ha riproposto il calcio propositivo che non aveva trovato ancora continuità nelle prestazioni degli azzurri durante la stagione in corso ma c’è ancora tanto da lavorare sulla fase difensiva. Se Hallfreddson e Toni avessero capitalizzato il contropiede del 2-0, oggi probabilmente staremmo parlando di tutt’altro. Il Napoli subisce gol da situazioni standardizzate, mostrando dei problemi strutturali nella fase difensiva: situazioni di gioco aereo, inserimenti dei centrocampisti avversari tra le linee e contropiedi che bucano la fase di transizione. Le reti subite dagli azzurri hanno quasi tutte questi marchi di fabbrica. La coperta è corta a centrocampo: non ci sono elementi di spessore in grado di sostenere le due fasi con intensità e si lascia spesso i difensori in balia di una grande mole di lavoro. Se sugli errori individuali Benitez ci può fare poco, c’è tanto da lavorare in fase difensiva, sui meccanismi di squadra. “Bisogna imparare a leggere le situazioni”, ha affermato Rafa in conferenza stampa in merito proprio alla copertura.
I dati chiariscono le grandi difficoltà del Napoli: sono stati subiti diciotto gol in tredici gare ufficiali, 1,4 a partita in media. Il Napoli ha il secondo miglior attacco del campionato, in compagnia della Juventus e dietro al Milan ma ha la tredicesima difesa: tra le prime dieci solo i rossoneri hanno lo stesso score negativo e il Verona ha fatto anche peggio con quattordici reti subite, lo stesso numero di gol che la squadra di Mandorlini ha subito nell’arco di tre partite nelle ultime due stagioni. Il gol di Nico Lopez sul 2-1, l’occasione di Saviola sul 3-2 mettono in luce dei black-out generali che generano gli errori dei singoli. In tal senso il recupero di Gargano per il lavoro su pressing e copertura sulla mediana è fondamentale, non è un caso che il Napoli contro Sassuolo e Torino aveva trovato maggiore equilibrio proprio con la presenza stabile del centrocampista uruguagio davanti alla difesa.
Il Napoli è atteso da un mini-ciclo molto complicato e allo stesso tempo rilevante per il cammino degli azzurri: nell’arco di otto giorni s’affronta l’Atalanta in trasferta e Roma e Young Boys in casa. All’orizzonte tanti rischi: il valore delle alternative nel turn-over che farà Benitez, il pericolo, la tensione e l’importanza del primo grande big-match stagionale e poi una sfida fondamentale per il passaggio del turno in Europa League.
Ciro Troise
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