E’ una fase del campionato strana, ricca di insidie, colpi di scena, dove la continuità è un miraggio e gli alti e bassi sono la regola. Ne sa qualcosa la Juventus che ha due punti in più rispetto all’anno scorso nonostante il complicato girone di Champions. Dopo la quattordicesima giornata della scorsa stagione, i bianconeri erano in testa al campionato a pari punti con l’Udinese, oggi sono in testa da soli. Leggendo in maniera asettica i dati, si dovrebbe pensare al grande entusiasmo in casa della Juventus ed, invece, il pareggio contro la Lazio e la sconfitta con il Milan ha dato all’ambiente di Conte e compagni sensazioni di nervosismo, di debolezza, provate nel non riuscire sempre ad essere brillanti. Anche l’Inter è in vantaggio rispetto a dodici mesi fa, ha addirittura otto punti in più, ma dopo il trionfo di Torino ha ottenuto un solo punto in tre partite contro Atalanta, Cagliari e Parma. In questo contesto al Napoli è bastato un successo a Cagliari per posizionarsi al secondo posto, scavalcare l’Inter, tenere dietro la Fiorentina ed avvicinarsi alla capolista.
“Guardiamo a noi stessi”, chiedono in coro Mazzarri e gli azzurri ed hanno ragione. Il Napoli ha costruito la sua svolta a Stoccolma. Nella conferenza stampa della vigilia un clima tossico sembrava annebbiare gli azzurri. Mazzarri era nervoso, rispondeva a monosillabi o con brevissime frasi; il ruolo dell’allenatore sembra rivestirlo più Aronica che lo storico condottiero nel frangente di quell’appuntamento internazionale. I motivi dell’ira erano due: una visione parziale di parte della critica dopo Napoli-Milan che concentrava il focus solo sull’allenatore e le preoccupazioni dovute agli infortuni di Insigne (ha pienamente recuperato con il riposo in Europa League, ndr), Campagnaro e Pandev, neanche partito per la missione svedese. Colpì una risposta sibillina di Mazzarri: “Infortuni? Chiedete allo staff medico, non sono ancora entrato negli spogliatoi”.
La vittoria al 93’ con un rigore di Cavani e soprattutto la qualificazione ai sedicesimi di finale con un turno d’anticipo hanno liberato il gruppo dalle angosce che la rimonta del Milan aveva trasmesso.
Mazzarri nel post-partita è apparso completamente diverso rispetto alla vigilia, conscio del valore dell’obiettivo raggiunto. Sembrano lontane le figuracce di Eindhoven e Dnipro ma sono una lezione da non dimenticare, un crollo d’immagine dovuto ad un compromesso estivo tra Mazzarri e la società che ha dimenticato uno dei principi essenziali del calcio: gioca chi è più in forma, senza due squadre già programmate per le competizioni da affrontare. Per salvaguardare la brillantezza del gruppo, bisogna gestire il turn-over con scelte mirate e non cambiare l’intero undici titolare.
E’ storia vecchia, il Napoli per la seconda volta consecutiva vince in campionato dopo un successo in Europa. Era avvenuto a Genova dopo il Dnipro, la storia si è ripetuta a Cagliari dopo Stoccolma. Le partite sono diverse ma c’è un filo conduttore che unisce questi due momenti cruciali: le vittorie trasmettono convinzione e coraggio. Quello avuto da Mazzarri nel puntare sulla svolta mentale di Vargas cominciata a Stoccolma e continuata in casa del Cagliari. Il suo inserimento ha dato sostanza al fronte offensivo, diventato più pungente; con Hamsik tra le linee si è colpito nell’asse centrale del Cagliari che aveva mostrato qualche crepa già nel primo tempo. Ariaudo e Rossettini soffrivano quando erano attaccati e i tre centrocampisti non erano perfetti in copertura. Il cileno è apparso determinato, non si è abbattuto alla prima palla persa, ha mostrato in ogni occasione la sensazione di sapere cosa fare quando era chiamato in causa.
E’ una buona notizia considerando il prolungato stop di Pandev che non recupererà neanche per domenica dalla distorsione alla cavlglia; una situazione da approfondire per lo staff medico. Vargas diventa il primo cambio in attacco e il suo contributo è essenziale; Mazzarri deve continuare a trasmettergli fiducia, l’antidoto più forte alla carenza di personalità di cui soffre il cileno che troppo spesso è stato scaricato. A Gennaio la soluzione migliore resta il prestito ad un’altra società italiana perché la continuità può essere il metodo giusto per tirar fuori le sue qualità.
Mancano quattro partite di campionato più le sfide di Europa League e Coppa Italia contro il Psv Eindhoven e la vincente di Bologna-Livorno che s’affronteranno domani alle 17:00 al “Dall’Ara”. Il Napoli ha davanti a sé un rischio per gli ultimi appuntamenti del 2012: deve stare attento alla sindrome dell’“anti-Juve” che ha già fatto danni agli azzurri e ha colpito anche l’Inter. Il sintomo più dannoso è la paura, il primo a tenerla lontana deve essere Mazzarri; lo scudetto è un sogno, non un obiettivo, quindi non si devono avvertire tante pressioni. La mancanza di brillantezza si sconfigge con la sicurezza, la personalità ed il cinismo. Il bel gioco è un miraggio, il Napoli contro Cagliari ed Aik Solna ha costruito pochissime azioni corali ma nelle ultime due gare si è notato un fattore essenziale: il carattere. Al cospetto delle difficoltà, il Napoli si è unito, ha saputo compattarsi in fase difensiva e ha colpito nei momenti decisivi. Gli azzurri hanno sbagliato meno degli avversari e talvolta si vince anche così. Basta, però, essere se stessi puntando sulle armi di sempre: compattezza ed intensità. E’ questa la via per stringere i denti fino a Gennaio, poi sarà decisivo il mercato invernale. Le esigenze sono immutate: un centrocampista, un vice-Cavani ed un esterno sinistro, meglio ancora sarebbe un laterale capace di svolazzare su entrambe le corsie, seguendo l’identikit che portò all’assalto a Balzaretti. Nessuno s’illuda con queste due vittorie, per arrivare nelle prime tre servono rinforzi pronti a dare subito il loro contributo. Aspettiamo in tal senso di conoscere la programmazione della società, auspicandoci che stavolta ci sia la completa unità d’intenti, e magari anche la fine del silenzio di De Laurentiis.
Ciro Troise
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