Oggi è il giorno di Giuntoli, l’ex direttore sportivo del Carpi è diretto alla Filmauro per incontrare Aurelio De Laurentiis e iniziare ufficialmente la sua avventura al Napoli firmando un contratto quadriennale. L’addio di Benitez e Bigon era noto da molto tempo ma De Laurentiis è arrivato al 1 Giugno, all’indomani di quel maledetto Napoli-Lazio, senza avere le idee chiare. Emery, Mihajlovic, Montella, Spalletti, erano questi i nomi su cui il patron del Napoli ha cominciato a lavorare dallo scorso autunno.
L’obiettivo era continuare il processo d’internazionalizzazione avviato con Benitez, lottare su più fronti e soprattutto consegnare un nome di spessore alla piazza dopo l’addio di Rafa. I rifiuti si sono moltiplicati, un dato di cui tener conto che mette in evidenza i profondi limiti del progetto Napoli. Tra una sera ad Amalfi e un’altra sul lungomare di Napoli, è arrivato Maurizio Sarri che ha un profilo e una storia completamente diversa rispetto agli altri allenatori inseguiti da De Laurentiis. La trattativa, che sembrava destinata ad essere breve, si è prolungata e dopo una settimana, mentre continuava il pressing su Montella, è arrivata finalmente l’ufficialità. Un po’ d’entusiasmo in più nella comunicazione sarebbe stato gradito, almeno una foto in cui si celebrava l’intesa tra De Laurentiis e Sarri che avrebbe avuto in questo momento un forte peso simbolico. Il Napoli ha prodotto solo un annuncio su Twitter che specificava con solerzia la durata dell’accordo limitato alla prossima stagione, al termine della quale si valuterà se esercitare o meno l’opzione.
A ventisei giorni dal ritiro (qualcuno in meno per il raduno di Castelvolturno) c’è grande confusione in casa Napoli, De Laurentiis sembra essere in ritardo rispetto alla rivoluzione di cui si sta rendendo protagonista. A ventisei giorni dal ritiro, non ci sono le idee chiare e c’è tantissimo lavoro da fare. Giuntoli dovrà capire l’ambiente, valutare la rosa a disposizione, relazionarsi con il settore giovanile e costruire con Sarri il mercato che verrà. L’ex ds del Carpi ha avuto qualche contatto esplorativo con alcuni agenti ma non si è ancora tuffato nell’avventura. Per il momento il Napoli è fermo, tanti procuratori provano da mesi a prendere degli appuntamenti con De Laurentiis ma non ci riescono.
L’addio di Bigon e del suo reparto scouting doveva aprire le danze di una rivoluzione totale e concreta ed, invece, il giocattolo sembra sempre di più nelle mani del presidente. Il Napoli avrebbe bisogno di potenziare la propria struttura che, invece, almeno al momento è ancora incompleta. Giuntoli a ventisei giorni dal ritiro deve ancora costruire la struttura, non è ancora chiaro se qualche collaboratore lo seguirà da Carpi a Napoli. Il mercato è fermo a quanto ha fatto finora De Laurentiis, cioè i contatti avuti con il presidente Corsi e il direttore sportivo Carli in merito a Valdifiori. Le idee sono tante: mercoledì il Napoli chiederà informazioni all’Empoli riguardo alle altre risorse della società toscana.
Saponara è il giocatore preferito da Sarri, ad Empoli era il perno del progetto, l’unica richiesta di mercato fatta al direttore sportivo Carli ma a Napoli la batteria offensiva è molto fornita, come la corsia sinistra con Ghoulam e Strinic e, quindi, salvo cessioni anche il nome di Mario Rui non sembra un’idea concreta. Rugani e Tonelli, invece, intrigano molto il Napoli: la Juventus difficilmente cederà il difensore classe ’94 mentre per Tonelli ci sono stati dei colloqui con i suoi agenti Marco Sommella e Alessandro Moggi, gli stessi di Immobile, un altro nome da seguire in caso di movimenti in uscita in attacco. Piace anche Hysaj ma non è stata compiuta alcuna proposta ufficiale né all’Empoli né al suo procuratore Mario Giuffredi, lo stesso di Valdifiori e Mario Rui.
Come al solito, la macchina comunicativa predisposta da De Laurentiis sta scaldando il motore, le contraddizioni abbondano e l’equilibrio scarseggia. Il Napoli post-Benitez non eredita assolutamente macerie, ha costruito una rosa di mentalità europea che negli ultimi due anni è stata capace di competere su più fronti, con un’età media abbastanza giovane, da riassettare in difesa e a centrocampo (in porta sembra certo il ritorno di Reina) e non smantellare. Molti giocatori hanno aumentato il proprio valore, non c’è nessuna devastazione da cui ripartire. Il fallimento dell’ultima stagione, la Champions non raggiunta due volte ha tolto ossigeno finanziario ad una società che ha nei risultati sportivi la principale risorsa da cui attingere ma le macerie sono un’altra cosa. E’ stucchevole e deviante il dibattito sulle strutture, è ovvio che un maestro della gavetta come Sarri abbia apprezzato il centro sportivo di Castelvolturno ma basta dialogare con i giocatori di spessore dell’organico azzurro per capire i limiti dell’albergo in cui s’allena il Napoli.
Al momento, però, tutto ciò non rappresenta la priorità. Bisogna far partire la macchina Napoli oggi ancora ferma ai box. Mercato, stadio e settore giovanile, urge accelerare, avere le idee chiare e comunicarle in modo preciso ai tifosi. Senza annunci roboanti e proclami inutili, costruendo con il lavoro forsennato una nuova era recuperando il tempo perduto. Il Napoli è già in ritardo, le altre agiscono con strutture societarie già consolidate, perciò l’addio di Conte per Allegri in piena estate o l’ingresso di un nuovo investitore in casa Milan non sconvolgono gli equilibri. La prima parola su cui muoversi è programmazione per evitare d’ingolfare la macchina Napoli tra contraddizioni, rifiuti e difficoltà di varia natura.
Ciro Troise
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