“Al Liverpool Benitez aveva un progetto molto interessante di cinque anni, è riuscito a vincere al primo anno pur non avendo una grande squadra perchè sa come arrivare alla vittoria. Il suo Liverpool mescolava forza e velocità, il suo calcio non è noto per la bellezza, non fa il possesso palla del Barcellona ma il suo modo di giocare è efficace, non spettacolare. Diciamo che, usando un paragone con le auto, quelle italiane sono più belle di quelle tedesche che però funzionano meglio; il calcio di Benitez non sarà una Lamborghini ma magari una Mercedes Benz”, così parlava Rory Smith, collega del Times che ha scritto anche il libro di Rafa Benitez, il 17 Luglio scorso in un’intervista concessaci sotto il sole di Dimaro all’esterno dell’Hotel Dolomiti (clicca qui per leggerla). La sua descrizione a distanza di mesi coincide pienamente con il Benitez napoletano: nessun integralismo ma convinzione nelle proprie idee con la possibilità di modificarle talvolta a gara in corso, nessun dogma sul possesso palla considerato più volte non un mito da inseguire a tutti i costi ma uno strumento per arrivare al bel calcio e ai risultati.
Nell’Italia provinciale e refrattaria alle innovazioni, sono tante le inesattezze raccontate sul conto del calcio di Rafa Benitez. Vedendo il Napoli in calo nell’ultimo periodo ma comunque capace di portare a casa dei risultati abbastanza buoni, ho pensato alle parole di Rory, al limite tra l’efficacia di Rafa Benitez, la “ruota della fortuna” che comincia a girare e la qualità dei singoli che può determinare soprattutto le partite molto equilibrate. Roma in Coppa Italia, Milan e il malcapitato Sassuolo in campionato sono state le ultime vittime del Napoli spumeggiante di Rafa Benitez, capace di sprigionare intensità e di giocare a ritmi alti per novanta minuti. Dalla serata del “Liberty Stadium” di Swansea City si è vista l’involuzione, il Napoli sembra pagare il fisiologico calo atletico degli uomini più utilizzati come Callejon ed Higuain per esempio e, non avendo una mediana capace di prendere la squadra sulle spalle, va in difficoltà a proporre gioco e spesso finisce per subire l’avversario.
Benitez lo sa e lavora costantemente per migliorare la squadra con la consapevolezza dei punti di forza e debolezza. Il Napoli non gioca bene come prima, sta mostrando segnali di stanchezza dovuti alle tante partite, anche la stellare Juventus contro Torino, Milan e Fiorentina non si è espressa ad alti livelli, portando a casa tre vittorie sofferte.
Bisogna saper guardare però alle partite in maniera complessiva e considerare anche i progressi del Napoli in fase difensiva. Per merito anche di Rafael e Reina, il Napoli del post-Bergamo nelle ultime sette partite ha subito solo quattro gol, pochissimi considerando i dieci incassati tra Atalanta, Roma, Bologna e Chievo nel ciclo precedente e le crepe mostrate soprattutto nei primi quattro mesi della stagione. Gli azzurri hanno un giro palla lento, si commettono molti errori nel palleggio ma la squadra sembra molto più compatta nelle due fasi. Inler sta mostrando dei progressi nella fase d’interdizione, Albiol è la solita garanzia e Fernandez migliora di partita in partita, Ghoulam sta assorbendo sempre di più i meccanismi del calcio italiano nella fase di copertura. L’esterno algerino contro la Roma ha superato brillantemente la prova nonostante la difficoltà di coprire sui tagli di Florenzi, Pjanic e Gervinho. La Roma ha giocato meglio degli azzurri al San Paolo ma ha pagato, oltre alle palle-gol sprecate, soprattutto l’atteggiamento conservativo nella ripresa quando sembrava fargli comodo in maniera spudorata lo 0-0. Garcia ha tenuto Bastos in campo novanta minuti e ha concesso ad una risorsa offensiva come Destro soltanto pochi minuti. I giallorossi non volevano assolutamente scoprirsi e hanno giocato con l’atteggiamento di chi ha due risultati su tre, essendo puniti nel finale da una bella azione degli azzurri.
Il tour de force del Napoli continua quando mancano undici partite di campionato, la finale di Coppa Italia ed è ancora aperto il cammino in Europa League. Il Porto è in ripresa, l’addio all’allenatore Fonseca ha dato entusiasmo. La formazione di Castro ha tanti buoni giocatori: l’esperto portiere Helton, il difensore centrale Mangala, il centrocampista Fernando e l’attaccante Jackson Martinez, tre elementi che piacevano molto al Napoli durante il mercato estivo. Ci sono poi gli ex italiani Quintero e Quaresma, gli interessanti Varela e Lica in un 4-3-3 pericoloso ma che lascia molti spazi agli avversari.
Benitez è chiamato a gestire il turn-over nonostante il grande divario tecnico presente tra i “titolarissimi” e gli altri componenti dell’organico che hanno meno minutaggio come Henrique, Dzemaili, Britos, Pandev, Reveillere e Zapata. Behrami dovrebbe essere recuperato e, se trasmetterà le giuste garanzie fisiche e atletiche, sarà in campo allo Stadio do Dragao. I recuperi del centrocampista svizzero e di Hamsik sarebbero una risorsa straordinaria per il finale di stagione del Napoli che ha bisogno delle energie di tutti per affrontare i tanti impegni e continuare a inseguire il secondo posto cercando di andare ancora avanti in Europa League. Entrambi hanno un problema più mentale che fisico o atletico, devono ritrovare l’entusiasmo di giocare per la maglia azzurra dimenticando voci di mercato, problemi di spogliatoio, della vita privata o il feeling mai nato con Benitez.
Rafa può motivarli, provare a gestirli al meglio ma nel calcio a volte basta poco per riprendersi: un gol, una prestazione maiuscola, elementi che però bisogna ricercare nel proprio vissuto da professionisti, nella propria mentalità da calciatori e non in fattori esterni utilizzati come alibi.
Ciro Troise
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