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L’erba del vicino è sempre più Verde. Dai luoghi comuni all’esperienza Viareggio Cup…

Verde fu convocato in cinque occasioni dal Napoli per raduni e provini ma non si presentò mai al campo per infortuni comunicati dalla sua scuola calcio

La vita di un giovane talento in Italia ha le sue difficoltà. Il calcio è specchio del Paese, è complicato smuovere le gerarchie anche nel calcio. L’esempio è rappresentato dalle scelte di ieri di Garcia, che preferisce Gervinho e Doumbia appena arrivati dalla Costa d’Avorio a Daniele Verde, che poi nella ripresa si rivela l’unico vivo, sempre dentro la costruzione della manovra, capace di saltare l’uomo e di creare pericolosità. Il tam-tam mediatico si è già espresso su Daniele Verde, ennesimo prodotto della Campania Felix. Non l’ha preso il Napoli ed è sempre una sconfitta ma in questi giorni ha trionfato l’approssimazione sulla materia, sui retroscena del mancato approdo in maglia azzurra del talento formato dal Pigna Calcio. Si sono affannati i “maestri” di giornalismo a esprimere il loro punto di vista senza aver mai visto una partita di calcio giovanile. A Sant’Antimo sia sotto il sole battente che la pioggia torrenziale non vi abbiamo mai visto, eppure sapete tutto di Verde, Mandragora e dei talenti strappati al Napoli. Tanto è facile aggrapparsi ai luoghi comuni, ripetere le consuete frasi del “sentito dire”, riempire gli articoli d’inesattezze come per esempio quando Verde è stato definito il ragazzo del Vomero. La dichiarazione-standard più ricorrente è: “Il Napoli deve investire di più sul settore giovanile, Mandragora è stato perso per trentamila euro, Verde per circa ventimila euro”. Elementare, Watson! Si direbbe così nei film di Sherlock Holmes ma in realtà la questione è complessa. C’è una sola certezza: nei casi di Mandragora e Verde i soldi non c’entrano nulla, a livello economico erano due acquisti alla portata del settore giovanile del Napoli. Ci sono altri casi in cui il club di De Laurentiis si è tirato fuori dalla competizione economica per ragazzi ritenuti fuori budget: penso al portiere del Milan classe ’99 Donnarumma (gioca già sotto età in Primavera), al trequartista rossonero La Ferrara (’98) e al centrocampista dell’Inter Donnarumma (’98). Bisogna andare oltre i luoghi comuni, approfondire, informarsi ma per certi “maestri” studiare la materia vivaio può essere considerato disonorevole, sono abituati a scrivere di tattica, mercato, delle gare di Champions. Historia magistra vitae, diceva qualcuno che ne sapeva più di noi e per rispondere alla domanda perché il Napoli non ha preso Verde vogliamo fare un po’ d’analisi storica. Innanzitutto non è assolutamente vero che il talento che incantava al campo degli Astroni non era stato osservato dal Napoli. Secondo quanto abbiamo raccolto, Verde fu convocato per ben cinque raduni ma non si è mai presentato a causa di infortuni comunicati al Napoli dalla sua scuola calcio. E’ stato bravo Bruno Conti a riuscire a strappare un accordo col Pigna Calcio, a battere la concorrenza in primis di Juventus e Napoli. Il responsabile del settore giovanile giallorosso ha protetto la sua scelta anche quando Verde faceva fatica negli Allievi Nazionali e in Primavera, raccogliendo i frutti in questa stagione, quando l’esterno d’attacco napoletano ha impressionato tutti prima con la Primavera di Alberto De Rossi e poi con il gruppo di Garcia.

Nei primi anni dell’era De Laurentiis, la ricostruzione della Ssc Napoli considerava il settore giovanile un argomento di serie b, una voce marginale al cospetto della priorità di rilanciare la prima squadra nella scalata compiuta dai polverosi campi della C. I fratelli Insigne, Izzo, Maiello, Sepe sono arrivati a Napoli nonostante un ridotto budget a disposizione e problematiche organizzative molto annose. Il merito è di Giuseppe Santoro che, coadiuvato da validi collaboratori, sfruttò l’esperienza accumulata negli anni vissuti nella Damiano Promotion di Carmine Tascone e il capitale sociale costituito dai suoi rapporti con le scuole calcio. Alcuni giocatori di prospettiva sono arrivati (qualcuno è stato anche per motivi diversi come Trotta, oggi ad Avellino, e Acampora allo Spezia), in quel periodo è stato costruito anche il gruppo ’96 che compone per la maggior parte la Primavera diretta da Giampaolo Saurini, ma l’assenza d’investimenti, la precarietà di un vivaio che s’allenava su più strutture costruivano un’immagine pessima del settore giovanile azzurro. Un’onta che ancora non va via nonostante il Napoli a livello organizzativo abbia fatto passi da gigante. Nel frattempo in Campania si è creato un ambiente malsano, come denunciato da Gianluca Grava nell’intervista rilasciata in esclusiva ai nostri microfoni. Si moltiplicano le scuole calcio, non c’è una legge nazionale che stabilisce dei requisiti minimi a livello strutturale, medico e tecnico per fare attività sportiva, e soprattutto la legge del “è sempre calciomercato” ha pervaso anche il football a livello giovanile. Tutti si attrezzano per vendere i propri “prodotti” al miglior offerente, spesso non calcolando le esigenze dei ragazzini, il processo di crescita da compiere e l’effettivo valore in prospettiva dei giovani calciatori. E’ una giungla, la Campania Felix, anche a causa degli errori del Napoli che per molti anni ha coltivato male i rapporti con le scuole calcio, è stata presa d’assalto non solo dai club più prestigiosi d’Italia ma da tantissime realtà anche di B e Lega Pro innescando meccanismi particolari con l’aiuto di procuratori ed osservatori. Il Napoli, con l’operato di Gianluca Grava, sta realizzando amichevoli, raduni, nel settore giovanile azzurro si è costantemente al lavoro per monitorare tutto il territorio e provare a non farsi sfuggire, nonostante la giungla, i talenti più interessanti. C’è tanto da migliorare, gli errori vanno evitati, ogni passo falso è un disastro in termini d’immagine vista la situazione ambientale creatasi. I risultati sportivi delle giovanili possono essere d’aiuto, alla Viareggio Cup la Primavera azzurra ha fatto bella figura, arrivando fino ai quarti di finale e uscendo solo ai rigori contro il Verona. L’esperienza toscana ci lascia, però, un po’ di domande: ha veramente senso partecipare ad un torneo massacrante dove si gioca ogni due giorni su terreni di gioco in condizioni vergognose? Cosa è rimasto dell’atmosfera della Viareggio Cup in questa “macchina-business” che “affitta” gironi della competizione ad altre regioni d’Italia e che ha come sponsor un’azienda di scommesse sportive? Certamente non rappresentano una sorpresa il rifiuto della Juventus, le dichiarazioni polemiche di Filippo Galli, responsabile del settore giovanile del Milan e, se non ci sarà una reale inversione di tendenza, anche altre società importanti abbandoneranno la Viareggio Cup. La finale Inter-Verona è finita da poco, hanno vinto i nerazzurri all’Arena Garibaldi di Pisa, stadio scelto a causa dello stato disastroso del “Bresciani” di Viareggio. Si sono sprecate le promesse per la prossima edizione: campi in buono stato, squadre di valore internazionale (quindi con tutto il rispetto non il Pro Duta, il L.I.A.C. New York o il Pahktakor per intenderci) da far partecipare alla sessantottesima edizione della Coppa Carnevale per aumentare la competitività della manifestazione. L’auspicio è che le parole si trasformino in realtà, altrimenti è giusto porsi con sincerità la domanda che senso ha?

Ciro Troise

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I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
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