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La lezione di Parma e il nervosismo che colpisce certi equilibri fragili

A Parma cade una squadra a bassa intensità, il post-gara fa riflettere: perché tanta rabbia?

La domenica storta del Napoli è cominciata nel pomeriggio, quando la vittoria della Roma ha spento le residue speranze azzurre di aggancio al secondo posto. I giallorossi hanno dato un messaggio di forza al campionato, hanno dimostrato a tutti che non hanno alcuna intenzione di fermarsi. La vittoria della Roma ha tolto convinzione al Napoli che al “Tardini” è caduto al cospetto della maggiore aggressività del Parma, desideroso di lanciarsi pienamente nella lotta per l’accesso all’Europa League dopo le tre sconfitte consecutive in trasferta. I primi sessanta minuti della partita del “Tardini” dimostrano i limiti del Napoli quando non c’è quel surplus d’intensità dettato dal valore dell’avversario o da motivazioni particolari. Gli azzurri esprimevano un possesso palla abbastanza lento in fase offensiva, qualche verticalizzazione di Jorginho e le intuizioni di Insigne erano le uniche novità di un gioco abbastanza prevedibile in cui il Parma vinceva tutti i duelli. Felipe e Paletta annullavano Higuain, Callejon e Insigne entravano poco in area di rigore, anche a causa di un Hamsik evanescente, per aiutare l’argentino e aumentare l’incisività in attacco.

Il Parma conquistava spesso la superiorità numerica a centrocampo, Inler faceva fatica a reggere le due fasi, sulle corsie esterne Palladino e Schelotto mettevano in difficoltà Henrique e Ghoulam anche se il Parma è passato con il primo tiro verso la porta di Reina. L’assenza di punte di ruolo nello scacchiere tattico di Donadoni ha favorito Albiol e Fernandez e tolto varie soluzioni d’attacco al Parma, il Napoli ha pagato ancora una volta un inserimento tra le linee. A centrocampo per la prossima stagione serve assolutamente un giocatore completo, che sappia sia fare da filtro davanti alla difesa e sia capace di dare allo stesso tempo dinamismo e qualità. L’ha detto Benitez nel post-partita: “L’anno prossimo sarà diverso, abbiamo punti di forza e di debolezza”. L’analisi è chiara: ci sono reparti ben forniti e altri meno, l’organico non soddisfa a pieno le indicazioni di Rafa Benitez. Nel summit di mercato tenutosi in settimana a Castelvolturno si è parlato più di cessioni che di acquisti: Benitez vuole un organico a sua immagine e somiglianza, senza i giocatori che sin dai primi giorni non hanno gradito la filosofia dell’allenatore spagnolo. Zuniga e Behrami sono sul mercato, il primo spera nel Mondiale per mettersi in mostra e trovare una buona acquirente (potrebbe essere riaperta la trattativa con il Barcellona se si sbloccasse il mercato in entrata dei blaugrana), il secondo sogna la Premier League, dove piace a Liverpool e Tottenham, e ha raccolto anche gli apprezzamenti del Monaco di Ranieri e dell’Inter di Mazzarri. Maggio, Dzemaili e Pandev hanno il contratto in scadenza nel 2015 e sono sul mercato, se dovessero arrivare delle buone offerte potrebbero partire. Nella prossima estate non ci dovranno essere rimpianti, bisogna risolvere tutti i limiti emersi in questa stagione. Gli inserimenti letali di Diamanti, Cassano, Taarabt, Parolo, Castro, Pogba e tanti altri fotografano i limiti di centrocampo nella transizione in fase di non possesso, mentre i limiti offensivi emersi soprattutto nella seconda parte di stagione mettono in luce la necessità di avere alternative di gioco. Poter contare su una rosa ampia significa poter non solo usufruire di maggiore freschezza atletica nel meccanismo delle rotazioni ma anche delle idee diverse di gioco, delle varianti tattiche che possono permettere di scardinare le squadre avversarie molto chiuse. L’ampia scelta che ha Conte in attacco gli permette proprio di poter gestire le partite, con gli uomini più appropriati in base alle gare. Serve anche più esperienza, personalità e mentalità vincente in una rosa dove tranne Higuain, Reina, Albiol e Pandev hanno tutti scarsa abitudine al successo, all’intensità e alla continuità di chi è condannato a vincere sempre. Non basta prendere un allenatore di spessore per fare il salto di qualità ma bisogna seguirlo anche nelle strategie societarie e nella rosa a disposizione dell’allenatore. Il clima tossico che ritorna ad ogni passo falso dimostra che ci sarebbe bisogno di figure autorevoli che possano aiutare Benitez nella gestione dei momenti difficili affinchè Rafa non sia isolato come avveniva spesso a Mazzarri. Il nervosismo del post-gara di Parma sembra essere incomprensibile ma ci sono varie situazioni che hanno portato alle tensioni del “Tardini”. De Laurentiis e Benitez si aspettavano un atteggiamento diverso della squadra soprattutto dopo la promessa di premio per il secondo posto. Gli azzurri per sessanta minuti non hanno messo in campo grande intensità, sembravano assuefatti ad una gara che restava nei binari dell’equilibrio fino al gol di Parolo, nato da un approccio più aggressivo degli uomini di Donadoni ad inizio ripresa. Gli errori di Bergonzi, che contro il Napoli sembra ancora condizionato dalle polemiche dopo i rigori concessi a Zalayeta contro la Juventus, hanno influito sul risultato ma guai a soffermarsi troppo sull’arbitraggio e a non accogliere il passo falso con lo spirito di chi vuole imparare per il futuro.

Oltre al mercato, Benitez e De Laurentiis discutano anche delle strategie per la crescita societaria: potenziamento degli equilibri interni, strutture e stadio di proprietà sono i passaggi fondamentali per la svolta. Sul San Paolo il pagamento dei debiti da parte della Ssc Napoli è solo il primo passo, ora servono due accordi: uno per l’immediato ed uno di prospettiva.

Ciro Troise

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I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
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