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La Fabbrica di sogni e d’illusioni, il settore giovanile e quelli che aspettano…

Il Napoli cerca di alzare un muro in Campania, bisogna affrontare anche le pratiche degli altri club

Gli occhi di un bambino felice nel vedere un pallone, il calcio nasce lì. E’ quella l’immagine della gestazione di un fenomeno che anima le emozioni e la passione di milioni di persone. La sfera spesso può contenere anche dei sogni, soprattutto se chi la prende a calci è un ragazzino che si emoziona ad immaginare un suo gol in uno stadio pieno, di essere protagonista in palcoscenici importanti. Quando si vuole respirare aria pulita, si ha la necessità di disintossicarsi dagli scandali pallonari del “Sistema Italia”, la scelta migliore è seguire il calcio giovanile.

Il ritiro di Dimaro è pieno di giovani, il Napoli ha dato l’opportunità a tanti ragazzi di lavorare con campioni del calibro di Callejon, Hamsik e Lorenzo Insigne. E’ coinvolgente osservarli mentre si allenano con grande determinazione e cercano di catturare l’attenzione del maestro Rafa Benitez. Cinque ragazzi della Primavera e due elementi del ’94 come Fornito e Roberto Insigne oltre a Maiello e Ciano, il Napoli può mettere in mostra un esercito di speranze. Poteva esserci anche l’attaccante Soma Novothny, fermato da un infortunio alla spalla. La Lega Pro parlerà napoletano, il focus sarà costante per capire i progressi dei prodotti della scugnizzeria: da Nicolao all’Alessandria ad Allegra al Pontedera, da Donnarumma al Barletta a Tutino al Vicenza.

I giovani sono l’ossigeno del calcio italiano, che ai Mondiali ha partorito non una figuraccia calcistica ma di sistema. Non funziona nulla, dagli stadi alle storture che ricadono anche sul calcio giovanile. I vivai vanno protetti, sembra che la frase “E’ sempre calciomercato” abbia invaso senza il freno delle regole anche le aspettative dei più piccoli.

La Grava Revolution spinge il Napoli a dover ricostruire una serie di rapporti in Campania spezzati dagli errori della precedente gestione e a lavorare per raggiungere un obiettivo: alzare un muro per impedire agli altri club di continuare a soffiare i migliori talenti del territorio.

L’obiettivo è tornare a essere un punto di riferimento per le scuole calcio, costruire una relazione profonda per impedire che vinca sempre la “legge del mercato”: chi offre di più si porta a casa la giovane promessa da coltivare poi in casa. Il Napoli prova a prendere i ragazzi prima del compimento dei quattordici anni d’età, che permette il trasferimento fuori regione. Ma nel pallone dell’inganno al fair play finanziario, sembra che anche tra i giovani si voglia far primeggiare la scorciatoia e non la correttezza. “Ci sono più addetti ai lavori che spettatori”, è una frase ricorrente sugli spalti alle partite di tutte le categorie del calcio giovanile. I procuratori dovrebbero intervenire nel percorso di crescita del calciatore a ridosso dell’età del professionismo e invece li vedi seguire i ‘2001, i ‘2000 e i ’99 creando illusioni e facendo dimenticare a ragazzini ancora acerbi che devono divertirsi senza eccessive pressioni.

I ragazzini di talento non sono merce su cui speculare, va protetta la loro dignità, In Campania si sta diffondendo il fenomeno di “quelli che aspettano”, cioè ragazzini sedotti ed abbandonati da i top team della Serie A come Roma, Juventus, Inter che li bloccano parcheggiandoli in scuole calcio amiche. Un caso significativo è quello di Gianluca Capasso, talento classe ‘2000 dell’Asd Frattese 2000, bloccato dalla Roma più di un anno fa (clicca qui per leggere l’esclusiva del 29 Marzo 2013). Il club giallorosso l’ha sedotto ed abbandonato, probabilmente Capasso dovrà abbandonare l’illusione Trigoria e trasferirsi al Benevento. Il muro che il Napoli sta alzando deve dribblare le manovre degli altri club, pronti a fiondarsi in più modi attraverso osservatori veri e presunti.

Una volta i genitori volevano i figli dottori, oggi purtroppo sono in molti ad immaginarli calciatori strapagati e, per inseguire questa speranza, sono pronti anche a fidarsi delle promesse, ad attendere dei treni ancora fermi al punto di partenza. C’è bisogno di una rivoluzione culturale: il Napoli, dopo alcuni anni in cui è scomparso dalla mappa delle scuole calcio, deve spezzare i meccanismi perversi del calciomercato nei vivai e valorizzare il suo ruolo di squadra simbolo non solo della sua città ma della Campania e di tutto il Sud Italia. C’è tanto da lavorare, bisogna puntare sullo scouting sul territorio, migliorare il settore giovanile anche con investimenti più corposi da parte del presidente De Laurentiis ma tutto ciò non basta. Bisogna spezzare i professionisti delle illusioni, che il calcio giovanile si liberi di loro. Lo chiedono quei bambini che guardano il pallone con la gioia di chi vuole vivere il suo sogno con la leggerezza di un divertimento.

 

Ciro Troise

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I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
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