Quante ne abbiamo sentite in questi mesi. I seminatori della discordia, gli esponenti dello storico clima tossico che affligge il Calcio Napoli, lo avevano bocciato. “Non è adatto al calcio italiano”, “La squadra non corre, se non immagazzini le energie con il fondo non reggi tutta la stagione”, “La fase difensiva non funziona, dove andiamo con questo modulo?”. Bisognerebbe portare i sapientoni in aula video e mettere in relazione le loro convinzioni con le ultime partite del Napoli; vorrei sentire come giustificherebbero certe sentenze premature espresse con arroganza per rispettare interessi editoriali e strategie che trovano senso solo nei meccanismi confusi del clima tossico napoletano. I campionati si decidono in primavera, è un concetto tanto antico quanto giusto dell’ambiente calcistico. Il mese di Febbraio è fondamentale perché può dare lo slancio verso la parte finale della stagione. La Juventus è imprendibile ma sarebbe assurdo chiedere a Benitez di competere con i bianconeri vista la differenza in termini d’organico tra i due club. C’è, però, un concetto da non sottovalutare: De Laurentiis ha scelto il manager che ha portato Valencia e Liverpool a livelli altissimi per rendere il Napoli capace di competere su più fronti e in quest’ottica il Napoli è in finale di Coppa Italia e la Juventus ha totalizzato la metà dei punti degli azzurri in Champions pur giocando in un girone molto più agevole.
La gestione Mazzarri ha raggiunto grandi risultati ma per fare il salto di qualità bisognava migliorare la gestione della rosa, riuscendo a non perdere nessuno per strada e a gestire un gruppo più ampio. La vittoria di Benitez è che tutti, eccetto il caso Cannavaro, si sentono importanti e stanno migliorando di partita in partita. E’ la storia di Federico Fernandez che soffre nell’uno contro uno, non mostra grandi qualità in fase d’impostazione ma ora è un difensore di buon rendimento a differenza del passato o di Goran Pandev che Benitez sta provando a gestire in virtù della sua problematica condizione atletica.
Il macedone ha energie limitate, bisogna centellinarle scegliendo al meglio le fasi di gioco in cui può essere utile. Non è tutto rose e fiori naturalmente, arrivano i rimpianti se si pensa all’incompleto mercato estivo, problema non risolto del tutto neanche a gennaio, considerando che mancano un vice-Higuain e un altro centrocampista bravo nell’interdizione. Benitez ha inventato Henrique in quel ruolo e il brasiliano ha dimostrato di poter dare un contributo importante soprattutto quando bisogna gestire il pallone a ritmi più bassi con la qualità nel giro palla e il senso della posizione.
Il mercato di gennaio ha dato al Napoli più soluzioni consegnando a Benitez un esterno di ruolo come Ghoulam, un centrocampista dinamico, di qualità e capace di verticalizzare come Jorginho e l’alternativa Henrique che non è certo il difensore di spessore che chiedeva Rafa ma può essere un’utile pedina. Peccato che dietro Higuain ci sia il vuoto e che bisogna essere sempre in ansia per le condizioni dell’argentino che giovedì ci sarà contro lo Swansea.
Benitez aveva bisogno di tempo; nel calcio italiano degli allenatori “usa e getta”, del “tutto e subito” sembra essere una richiesta astratta ed inaccettabile ma i progetti si costruiscono così. Il Napoli ha una visione progettuale, ha abbassato l’età media acquistando due giocatori del ’91 come Jorginho e Ghoulam in estate e puntando su un ottimo portiere del ’90 per il futuro come Rafael. Non può bastare, però, solo Rafa Benitez per costruire un progetto di dimensione europea ma investimenti concreti in stadio, settore giovanile e strutture di proprietà. Il Napoli sembra procedere ancora una volta nell’acquisto di giovani dall’estero per rinforzare la primavera (non sono arrivate grandi promesse finora) ma serve una svolta complessiva. Bisogna costruire strutture all’avanguardia, potenziare lo scouting locale e migliorare complessivamente la gestione del vivaio monitorando l’autorevolezza della gestione dirigenziale e la qualità del lavoro di tutti gli allenatori. Benitez può indicare la strada del Napoli del futuro, De Laurentiis la segua e non si faccia sfuggire quest’opportunità.
Il Napoli si muove tra futuro e presente, Rafa ha costruito la svolta post-Bergamo sul campo, con indicazioni tattiche nuove nelle due fasi. Contro il Sassuolo abbiamo visto una difesa più alta e attenta a tenere le posizioni sull’esterno; i brevilinei Berardi e Sansone non sono mai scappati tra le maglie della difesa azzurra. L’unica occasione concessa a Zaza nasce da una palla persa da Behrami, non ancora al 100%; il Sassuolo ha potuto mandare in porta l’attaccante ex Ascoli perché la difesa era sbilanciata visto che si era in fase di possesso. Albiol e Fernandez hanno cercato di più l’anticipo con buoni risultati, favoriti anche dalla prevedibilità di Floro Flores e dai mancati inserimenti dei centrocampisti neroverdi. Ci sono novità anche su Higuain che partecipa meno alla fase di manovra grazie al grande lavoro di Marek Hamsik, apparso in crescita in ogni partita, unico nella capacità di fare da raccordo tra centrocampo e attacco e letale negli inserimenti tra linee. L’argentino tiene la difesa avversaria più bassa, staziona in area di rigore con maggiore frequenza e cosi può fare molto male agli avversari, come dimostrano i gol contro Roma e Milan. Nel secondo tempo del Mapei Stadium Benitez ha mandato anche Dzemaili a compiere questo lavoro e lo svizzero è molto più brillante in questo ruolo che davanti alla difesa.
Il tempo è galantuomo anche su Lorenzo Insigne, il giovane di maggiore qualità nell’organico azzurro. A Reggio Emilia si è visto quanto può essere devastante se riesce a tenere alto il livello di brillantezza e lucidità nell’eseguire i movimenti delle due fasi. Ha percorso la fascia sinistra con grande intensità, raddoppiava con Ghoulam sull’interessante brevilineo Berardi e partiva con disinvoltura verso l’area avversaria andando a segno e facendo gli assist per le occasioni di Higuain e Dzemaili, sventate da Pegolo e dalla traversa. Insigne spicca per resistenza organica, lo rivelò anche Benitez che nei test specifici è tra i migliori ma qualcuno costruiva teorie strampalate sull’assenza di forza esplosiva e fisicità. Il tempo è galantuomo, Lorenzo ha già raggiunto la quota di cinque gol stagionali, gli stessi che realizzò la scorsa stagione ed ha tre mesi di tempo per migliorare il suo bottino. Il suo contributo tattico è evidente, sforna assist al bacio per i compagni con regolarità, deve solo lavorare sulla lucidità sotto porta per candidarsi ad essere un giocatore importantissimo anche in vista del Mondiale. Se conserva come risorse preziose serenità ed entusiasmo, lo farà e allora il tempo sarà ancora più galantuomo.
Ciro Troise
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