L’ha spiegato bene Corini in conferenza stampa al “Bentegodi”: “Ogni allenatore deve guardare le partite dalla sua parte”. Così ha fatto Mazzarri dopo Chievo-Napoli, difendendo il suo gruppo. Mourinho è il maestro in quest’arte, il tecnico toscano ha seguito la traccia. Difendere il proprio operato ed il proprio gruppo è giusto ma da qualche settimana il nervosismo di Mazzarri nelle conferenze stampa ha raggiunto picchi insostenibili. il livello dello scontro è cresciuto molto: si è passati dalla frase “Io da solo non ce la faccio a motivarli” dopo il crollo al San Paolo contro il Viktoria Plzen e prima della sfida interna contro la Sampdoria, la più importante della stagione, al rifiuto di rispondere ad una domanda del collega Gianluca Monti de “La Gazzetta dello Sport”. Abbiamo assistito a “frecciatine preventive”, risposte date prima che siano poste le domande, da parte di Mazzarri un comportamento da persona poco serena. Il tecnico nel post-partita al “Bentegodi” tra le righe ha attribuito gli errori tecnici di molti calciatori alla pressione dovuta alle critiche. “Per tre pareggi sono stati fatti i processi…”. Non penso che Mazzarri trascorra le sue giornate a guardare la tv, a leggere i giornali o a navigare sulle testate giornalistiche on-line riguardanti il Napoli. C’è qualcuno che racconta ciò che viene scritto, detto, elaborato. Grande parte della stampa napoletana tratta le vicende degli azzurri con estremo rispetto, pochissimi hanno superato i confini del buon senso mettendo in dubbio il valore complessivo del lavoro dell’allenatore ed i meriti della squadra. Se i risultati non arrivano e le prestazioni non sono esaltanti, è giusto che ci siano le critiche. Fa tutto parte del dibattito, dello scambio di vedute che può essere molto costruttivo; diventa distruttivo quando la società dimostra di non saper reggere le pressioni, facendosi travolgere da personaggi che usano la parola destabilizzazione con troppa facilità, che vedono troppi fini nascosti inesistenti nelle critiche di giornalisti ed addetti ai lavori.
Il Napoli non ha mai avuto un buon rapporto con la stampa, De Laurentiis si è storicamente affidato a consiglieri più bravi ad alimentare le tensioni che ad attutirle. Certi dissapori non sono una novità, basta ricordare i lunghi silenzi stampa imposti da Marino, la guerra a sapientoni e soloni, la maledetta arroganza nei momenti difficili e la cantilena ripetuta fino alla noia: “Ricordate Lanciano, Fermo. Siamo partiti dalla C, etc…”. L’ex direttore generale però, riusciva a frenare tutto, gestiva e controllava ogni dettaglio; il suo atteggiamento non era certamente democratico ma almeno rispettava una certa coerenza. Nell’era Mazzarri l’equilibrio si è retto con i risultati complessivamente sempre positivi. Era tutto, però, molto precario ed, infatti, alla prima crisi si è scatenato l’inferno.
La precarietà è dettata da un errore compiuto ad inizio stagione: affrontare la stagione con Mazzarri in scadenza è una scelta non condivisibile considerando il peso dell’allenatore negli equilibri societari. Il paragone con Reja non regge perché il tecnico goriziano si occupava solo del campo, il deus ex machina della Ssc Napoli era Pierpaolo Marino.
Gli equilibri sono diversi, è tutto costruito sull’asse De Laurentiis-Mazzarri, che non si occupa solo di campo ma ha voce in capitolo anche sul mercato e su altri aspetti gestionali. Le altre figure dirigenziali sono di contorno a questo duetto; lo stesso direttore sportivo Riccardo Bigon si occupa di coordinare il reparto scouting ed è una semplice figura mediatrice tra i due succitati protagonisti. Quanto manca al Napoli una figura come Galliani nel Milan e Marotta nella Juventus.
De Laurentiis ha affrontato la stagione con il suo principale dipendente in scadenza. Com’è possibile programmare così un progetto a lungo termine? Su quali basi poteva avvenire l’inserimento dei giovani? E’ riuscito ad inserirsi solo Insigne, limitato dalle scelte del tecnico nella sua crescita. Come poteva mai essere gestita bene la questione dei rinnovi? Il risultato, infatti, è chiaro: si perde un grande difensore come Campagnaro, si è rinnovato il contratto a De Sanctis che riguardo ai riflessi sembra in calo da mesi ed ancora non è chiaro come finirà la storia di Zuniga in scadenza nel 2014. Sul portiere azzurro è giusto chiarire un dato: per il futuro come secondo portiere De Sanctis sarebbe affidabilissimo, ma per il prossimo mercato estivo servirà rinforzarsi con un giovane estremo difensore che possa garantire un nuovo ciclo riguardo ad un ruolo così delicato. La precarietà è il virus di questa squadra, l’arma letale per il clima tossico che denunciamo da molto tempo.
Il Napoli ha comunque a sua disposizione gli strumenti per uscire dalla crisi. L’organico è molto valido, il terzo per valore economico di tutta la Serie A (secondo i dati di Transfermarkt); è stato il secondo fino al mercato di Gennaio, poi il Milan ha effettuato il sorpasso con l’acquisto di Balotelli. La rosa a disposizione di Mazzarri mostra qualche crepa riguardo alle alternative ma le responsabilità sono tutte del tecnico toscano, grandioso motivatore dei 14-15 titolarissimi da lui scelti ed altrettanto incapace di far crescere una rosa più ampia. Mazzarri ha a disposizione undici nazionali, altri due come Fernandez e Vargas non hanno brillato e sono stati mandati a rilanciarsi in Spagna e Brasile; potrebbe aggiungersi alla lista anche Rolando se ritrovasse il suo stato di forma migliore.
E’ Mazzarri a dover dare la svolta che riguarda tre aspetti: psicologico, tattico ed atletico. Il primo è il più difficile, deve comunicare serenità e convinzione affinchè la squadra non sbagli l’approccio alle partite; le interviste di De Sanctis e Maggio per motivi diversi esprimono segnali inquietanti. Il portiere azzurro ha usato un atteggiamento eccessivamente polemico nei confronti dell’ambiente, l’esterno destro ha palesato una grande perdita di autostima da parte di tutto il gruppo. L’avevamo previsto prima della trasferta di Verona: aver caricato troppo il possibile aggancio alla Juventus avrebbe potuto far sprofondare il Napoli in una perdita di convinzione simile al post-Londra della scorsa stagione, quando dopo la delusione di Stamford Bridge arrivarono due pareggi contro Udinese e Catania e tre sconfitte contro Juventus, Lazio ed Atalanta. Il post-Londra della scorsa stagione ed il calo di quella in corso dimostra quanto sia nocivo puntare su una sola competizione, decidendo di sottovalutare le altre; è evidente che si rischiano figuracce come quelle rimediate in Europa League, si alza l’asticella sull’obiettivo scelto e si rischia la depressione alla prima difficoltà. In conferenza stampa a Verona abbiamo chiesto a Mazzarri cosa significasse quel concetto dichiarato prima di Napoli-Sampdoria: “Da solo non ce la faccio”. Non ci ha risposto, ha detto che era una frase riferita a quel momento. Noi non ci crediamo, quelle parole rappresentano un messaggio a tutti i componenti della società, quando lo coglieranno?
Riguardo a quello tattico, c’è una domanda che non trova risposte: perché non si parte con la difesa a quattro contro le squadre che giocano a specchio per poi cambiare soltanto nella ripresa? Non si può partire dall’inizio con un atteggiamento tattico che ha dimostrato di migliorare il Napoli nelle due fasi? Non si usi l’esempio della sfida di Plzen perchè la sperimentazione con le riserve non è attendibile
Su quello atletico c’è un concetto da acquisire: a dieci partite dal termine, non ci sono equilibri di spogliatoio che tengano. Riguardo alle scelte degli uomini da schierare, c’è un solo criterio da seguire: giochi chi è più in forma.
E’ necessario l’ossigeno della vittoria, l’onda emotiva che può far superare anche dei problemi strutturali che raccontiamo dall’estate scorsa. Il dato della domenica è che Jovetic, il giocatore che De Laurentiis non ha voluto acquistare per sostituire Lavezzi, con la Fiorentina ha realizzato dodici gol, il doppio di quelli messi a segno da Pandev ed Insigne insieme. Il problema è in zona-gol: è bastato il calo di Cavani per evidenziare i limiti offensivi del Napoli, che ha segnato solo due gol nelle ultime sette partite tra campionato ed Europa League, quello di Campagnaro alla Lazio e di Inler alla Juventus. Il Napoli ha la seconda miglior difesa del campionato ma il quinto miglior attacco, alle spalle di Juventus, Roma, Milan e Fiorentina, è una delle squadre che ha collezionato più pareggi, ben 8 tra cui tre 0-0; soltanto Udinese, Torino e Palermo hanno portato a casa più segni X degli azzurri. Insigne è stato gestito male per posizione in campo, lavoro richiesto e pressioni subite, Pandev, il cui riscatto è stato indicato come priorità da Mazzarri, ha esaurito la benzina molto presto a causa di problemi fisici già noti. La crisi è tutta lì ma si può superare proteggendo il secondo posto; il destino del Napoli è nelle mani di Mazzarri. C’è poi un’estate intera per dedicarsi alla rifondazione che deve essere realizzata all’insegna dell’umiltà.
Ciro Troise
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