Che quella di ieri fosse una serata strana, s’intuiva dalle sensazioni nel prepartita. Qualche giorno prima a Mosca aveva salutato la vita terrena Pasquale D’Angelo, capotifoso della Curva B e punto di riferimento di tutti. Il San Paolo era spento, triste, non batteva il cuore pulsante delle curve, del tifo, l’anima degli stadi, il sale di un sistema calcio che ha perso i suoi valori essenziali. L’atteggiamento del Napoli nel primo tempo sembrava assecondare quello dell’ambiente, nel primo tempo gli azzurri lasciavano giocare l’Atalanta che ha avuto anche due palle-gol con Gomez e Zappacosta per far male alla formazione di Benitez. Il Napoli parte bene, Denis salva sulla linea su un colpo di testa di Britos ma molto presto si comincia a soffrire. Il Napoli arranca in fase d’interdizione, concede troppa facilità di palleggio a centrocampo all’Atalanta, la manovra risulta sterile, la squadra si muove poco senza palla, si ricorre continuamente alle fasce laterali senza mai sfondare centralmente con le capacità di Gabbiadini. Il pallone circola lentamente, non c’è intensità nella fase propositiva, i ritmi sono bassi e il Napoli ci prova soprattutto con tiri centrali di Inler e Higuain.
Il Napoli non vince in campionato dalla sfida contro il Sassuolo, ha portato via due punti nelle ultime quattro gare e, considerando anche le partite di Coppa Italia ed Europa League, la formazione di Benitez ha totalizzato nel mese di Marzo due vittorie, tre pareggi e due sconfitte. Il dato più preoccupante è la standardizzazione di certe situazioni che trasmettono la sensazione di un dejavù che si ripete ad ogni gara.
Lo spartito di gioco del Napoli è sempre interessante, la manovra è pulita, ordinata, quasi sempre gli azzurri comandano le gare ma non riescono da tempo a tenere alta l’intensità per novanta minuti. Le prove migliori sono arrivate contro Inter e Dinamo Mosca, dove almeno per lunghi spezzoni di gara si sono viste prestazioni di spessore e a ritmi abbastanza alti. Benitez si è reso conto che la rosa è disomogenea e non all’altezza per fronteggiare su tre competizioni, allora cerca di gestire l’organico ma sta andando in tilt.
Lo dimostra la crisi di nervi generale che caratterizza la reazione del Napoli ad ogni passo falso, il continuo ribadire della corsa sui tre fronti, del livello raggiunto dal club e dei passi in avanti compiuti. Nulla è ancora perduto, la stagione può diventare ancora straordinaria ma allo stesso tempo fallimentare, bisogna però capire cosa non va e trovare soluzioni nuove per migliorare il rendimento di una squadra in evidente difficoltà. Aprile è il mese decisivo e bisogna concentrarsi sulla valorizzazione di tutti i calciatori per riuscire a portare a casa risultati importanti dal tour de force.
Bisogna rilanciare Insigne e Zuniga, ormai pronti da alcune settimane, gestire meglio Hamsik che molto spesso ha prodotto prestazioni anonime ma è uno dei pochi nell’organico azzurro ad avere nelle corde l’ultimo passaggio, recuperare Callejon, mai così poco incisivo, gli infortunati Strinic e Gargano, e lavorare affinchè Mertens trovi continuità poiché alterna prove di altissimo livello ad altre in cui, invece, non dà un contributo all’altezza del suo valore.
La partita contro l’Atalanta è stata condizionata da un grave errore di Calvarese che nel finale ha perso completamente il controllo della situazione ma la squadra è apparsa poco brillante, ha prodotto palle-gol per inerzia trascinata dalle residue energie nervose a cui si è aggrappata. Calvarese è già andato via, sarà ricordato come uno dei tanti arbitri mediocri, finora i suoi errori avevano favorito il Napoli al “Franchi” nella scorsa stagione e al San Paolo contro il Genoa lo scorso gennaio ma restano ancora irrisolti i problemi di una squadra in evidente calo. Va bene alzare la voce, farsi sentire dopo che già contro Sampdoria e Juventus gli azzurri hanno pagato delle sviste arbitrali ma guai a pensare che l’arbitraggio possa essere un alibi per salvare il Napoli dall’analisi di un’altra prova sottotono. La protesta del Napoli è stata particolare, all’ironia di Benitez si è aggiunta un’arringa via twitter della società in via ufficiale che ha coinvolto anche Tavecchio, reo di perdere di credibilità a causa di questi arbitraggi. La polemica merita delle riflessioni: perché è stato preso di mira Tavecchio e non Nicchi e Braschi? Cosa è cambiato nel rapporto tra De Laurentiis, Tavecchio e Lotito dopo che la scorsa estate il patron del Napoli è stato tra i principali sostenitori dell’attuale presidente della Figc?
Finora De Laurentiis ha stigmatizzato varie decisioni di Tavecchio, dalla sua posizione morbida sui cori razzisti alla gestione del caso Parma. Cosa si aspettava da lui quando l’ha votato? Come valuta l’invasione di Lotito in tutte le dinamiche che contraddistinguono la politica federale? Sa bene che gli arbitri non sono gestiti dalla Figc, perché ha voluto attaccare Tavecchio definendo falsato questo campionato?
Urge chiarezza da parte del presidente De Laurentiis, il Napoli ha la necessità di spiegare la sua posizione, di denunciare pubblicamente ciò che non va e di tracciare una strada per affrontare seriamente la crisi del calcio italiano con idee e proposte su cui coinvolgere anche altri presidenti. Non basta più qualche tweet dopo le decisioni sfavorevoli degli arbitri, serve un programma chiaro e senza contraddizioni per rendere autorevoli le posizioni del Napoli agli occhi dei tifosi e del mondo del calcio.
Ciro Troise
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