Dove sono gli entusiasti, i populisti che amano suonare il violino dopo le vittorie, giocando ad alzare puntualmente l’asticella, a parlare di lotta con Juventus e Roma, del sogno scudetto? La risposta è facile, stanno trovando il capro espiatorio: il più gettonato è Rafa Benitez, segue Marek Hamsik, non possono prendersela con Insigne, rimpianto in maniera passionale da tifosi e addetti ai lavori. E’ un mondo ipocrita quello del calcio, condizionato da equilibri, interessi editoriali, rapporti vissuti spesso senza il giusto distacco professionale. “Il calcio è bugia”, diceva Benitez e, infatti, Rafa viaggia spesso oltre i confini della verità in conferenza stampa. L’obiettivo è difendere il proprio lavoro o la squadra dopo prestazioni insufficienti, ma, nelle conferenze stampa avvenute prima e dopo la gara contro l’Empoli, Rafa è stato molto sincero soprattutto nei confronti dei tifosi. Benitez ha spiegato in maniera approfondita i limiti del progetto Napoli, parlando dei parametri sul mercato, delle strutture non all’altezza, del gap con altre realtà su fatturato e monte ingaggi. Il Napoli è ad un bivio: la crescita o la stagnazione? Rafa ha chiarito ancora una volta la difficoltà del club a compiere il necessario step di crescita dopo i dieci anni di lavoro straordinario per la risalita dalla C alle principali competizioni europee. L’analisi è giusta, la differenza tra le aspettative create con le dichiarazioni del presidente De Laurentiis a Dimaro e la portata della campagna acquisti condotta in estate ha determinato un clima di sfiducia nei tifosi e deluso i calciatori più rappresentativi e lo stesso Benitez.
Ora, però, bisogna andare avanti, l’estate è finita e nel mercato di riparazione si può rinforzare una rosa limitata e messa a dura prova dagli infortuni. Arriverà Gabbiadini, si lavora concretamente per Strinic del Dnipro e poi si valuteranno altre opportunità. Benitez nel post-partita contro l’Empoli ha ribadito di avvertire problemi di personalità, maturità e mentalità vincente nel suo gruppo, bastano questi rinforzi per affrontare questo deficit? La risposta è negativa, si tratta di buoni innesti in prospettiva che possono colmare i limiti della rosa e risolvere le esigenze più importanti. Non c’è solo il mercato, non è tutto riconducibile alla sfera di costruzione dell’organico se il Napoli non riesce a trovare continuità. Dopo il mese di depressione post-Bilbao, è arrivata la crisi dopo la sosta per gli impegni delle Nazionali. Nelle quattro sfide precedenti all’interruzione del campionato, il Napoli aveva raccolto tre vittorie ed un pareggio contro Atalanta, Roma, Young Boys e Fiorentina, segnando sette gol e subendone solo uno. Alla ripresa gli azzurri hanno collezionato quattro pareggi in quattro sfide, con sei gol fatti e subiti. La differenza è nella fase difensiva, nelle reti incassate che hanno palesato una netta differenza rispetto al passato in termini di intensità, continuità nella concentrazione e personalità in campo. Le vittorie alimentano l’autostima, la rimonta del Cagliari ha riaperto il vaso di Pandora delle fragilità di questo gruppo. I limiti c’erano già lo scorso anno: il Napoli perse ventuno punti potenziali contro le piccole. Benitez non snatura la squadra che non s’adegua all’avversario, resta fedele alla sua filosofia di calcio ma, per riuscire in quest’intento, bisogna essere al 100% dal punto di vista dell’applicazione.
Il Napoli contro avversari come Roma e Fiorentina se la gioca alla pari e con una manovra brillante e fluida può essere devastante. Contro le piccole, invece, è chiamato a fare costantemente la gara esponendosi alle ripartenze. Il Napoli ha la peggior difesa delle prime sei in classifica, soffre la transizione, quando bisogna ripiegare velocemente dalla fase di possesso a quella di non possesso perchè non ha i giocatori adatti al suo sistema di gioco. Il centrocampo è lento, fa fatica a tenere il ritmo nelle due fasi, soffre nel trovare l’equilibrio giusto. E’ ormai lampante l’equivoco Hamsik, un oggetto misterioso in campo, incapace d’incidere in zona gol e avulso sia dalla costruzione del gioco che dal lavoro di copertura. Lo slovacco sembra aver perso fiducia, come se avesse accettato di non riuscire ad essere protagonista in questo Napoli. Marek sembra un capitano smarrito, in difficoltà, poco lucido, distratto da altre situazioni. La società in estate l’aveva messo tra i cedibili ma non sono giunte a Castelvolturno offerte meritevoli d’attenzione. Hamsik non si sente probabilmente più protagonista del progetto Napoli, non può essere un caso che la migliore prova della stagione è concisa con il ritorno a casa, nello stadio dello Slovan Bratislava, dove forse ha trovato ulteriori stimoli per tornare a sfruttare le sue qualità.
Piuttosto che alla stampa, Benitez deve parlare chiaro alla società, lavorando spalla a spalla su più aspetti per affrontare al meglio una stagione ricca d’impegni e di possibili soddisfazioni. Non si può sbagliare il mercato di gennaio, servono almeno altri quattro acquisti oltre Gabbiadini (difensore centrale, due esterni bassi e uno alto), evitando scommesse come Henrique e Michu, poi servirà lavorare sul campo per migliorare tatticamente e soprattutto nell’approccio mentale alle partite. Si può prendere spunto dalla cura compiuta per superare la crisi post-Bilbao: colloqui individuali e di gruppo, chiedendo l’aiuto dei giocatori più rappresentativi, in primis Albiol, Callejon e Higuain. Poi viene la tattica, liberando il Napoli dalla dittatura del 4-2-3-1, contro le piccole talvolta è necessario cambiare trovando il modo più giusto per imporre il proprio gioco avendo equilibrio. Le soluzioni possono essere molteplici: talvolta può essere utile un centrocampista in più, in altre occasioni giocare con la coppia Higuain-Zapata, c’è una sola certezza: bisogna essere più flessibili.
Ciro Troise
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