Il principale vincitore della splendida serata vissuta contro la Juventus si chiama Rafa Benitez. Il manager del Napoli ha subito critiche feroci, alcune molto pretestuose, affrettate ed esagerate, pochi hanno capito la complessità del suo progetto a Napoli, il suo valore e il grande lavoro compiuto sui tre fronti. Contro la Juventus ha portato a casa la sua rivincita, ha dimostrato a tutti, dopo le serate della Champions (soprattutto quella contro il Borussia), cosa può fare il Napoli quando i giocatori impiegano un alto livello d’intensità nel gioco.
La Juventus ha aspettato il Napoli nel proprio angolo, come un pugile che sceglie una tattica difensiva, pronta a crescere durante la gara, a prendere gradualmente campo e a sfruttare eventuali errori degli azzurri, ma il Napoli l’ha mandata al tappeto. Buffon ha tenuto in vita i bianconeri che potevano essere colpiti più volte già nella prima mezz’ora, quando la formazione di Benitez ha messo in campo armonia nel possesso, buoni movimenti senza palla, fluidità nel gioco e grande intensità, soprattutto sulle corsie esterne, dove sono stati vinti tutti i duelli. Gli azzurri hanno vinto proprio nell’ampiezza del gioco, una delle caratteristiche più evidenti della Juventus di Conte che ha provato proprio su quest’aspetto a reagire nella ripresa inserendo Isla e invertendo gli esterni. Nella ripresa c’è stato più equilibrio ma il Napoli è stato più incisivo e letale in fase offensiva.
A sette partite dalla fine, il Napoli attende il recupero della Roma contro il Parma per capire quante speranze ha ancora di acciuffare il secondo posto. Se i giallorossi dovessero andare a +9, divario ancora più sostanzioso pensando al vantaggio negli scontri diretti, sarebbe veramente complicato pensare di recuperare un numero così elevato di punti in poche settimane.
Benitez lavora sul campo per portare il Napoli a livelli sempre più alti, De Laurentiis combatte per far crescere la società, la sua creatura rilevata dal fallimento.
Il quadro presentato dal patron in conferenza stampa è abbastanza chiaro: “Siamo sul pezzo con iniziative per aumentare il fatturato come il museo del club o nuove valutazioni sulla preparazione estiva ma le difficoltà sono tante”
I due punti più concreti sono i rapporti con il Comune di Napoli e la necessità di valorizzare il lavoro del club con i cambiamenti del calcio italiano da tempo auspicati da De Laurentiis.
De Laurentiis è una persona geniale, capace di presentare in questi anni un modello di gestione economica, di aver sposato idee come il fair play finanziario e la proprietà dei diritti d’immagine, dove ha fatto scuola. Le sue proposte e critiche alle istituzioni del calcio sono condivisibili, le leggi andrebbero aggiornate alle moderne modalità di fare business nel mondo del pallone.
La crisi dell’Italia “pallonara” non è un discorso esclusivamente tecnico ma nasce proprio dal conservatorismo con cui è stato gestito questo mondo negli ultimi vent’anni: dall’arretratezza in merito ai provvedimenti sugli stadi ai diritti televisivi, dallo scarso investimento sui vivai alle difficoltà nel rendersi competitivi con gli altri Paesi in termini d’impianti sportivi.
Sullo stadio la vicenda assume lati oscuri, non si riesce a capire a chi giova questo clima di tensione tra il Comune e la Ssc Napoli. A cosa serve alla città di Napoli essere proprietaria di un impianto in queste condizioni e non avere le risorse e la volontà per migliorarlo? Conviene avere sulle spalle del bilancio comunale un milione di euro di costi fissi all’anno?
Eseguire il modello Udine con una convenzione di 99 anni porterebbe il Comune a liberarsi di un peso, il Napoli a poter gestire l’aspetto del marketing intorno ad un impianto di cui dovrebbe prendersi l’onore della manutenzione e della ristrutturazione.
Sarebbe la soluzione più semplice nel breve periodo, lasciando aperti il dialogo per ragionamenti di lunga prospettiva. Chi è che non vuole venirsi incontro tra i due? De Magistris deve liberarsi dai vincoli politici del suo Consiglio comunale e capire che ha come priorità non essere d’ostacolo alla principale impresa cittadina.
Ci sono tanti aspetti da rivedere nella disamina di De Laurentiis. Bisogna liberarsi da quest’approccio economicista sul calcio. Non contano solo fatturati e monte ingaggi, basta vedere il declino di Milan e Inter come prova. La competenza, la capacità nella programmazione complessiva, la crescita nell’organizzazione societaria possono aiutare anche nel colmare il gap con chi è più ricco.
Su questi argomenti non si può considerare il calcio come il cinema, vedendo ogni stagione come se fosse un nuovo film, in cui ciò che conta è assicurarsi il regista di qualità, in questo caso l’allenatore. Bisogna dribblare le difficoltà e non aver paura di rischiare, superando l’ìdea di un’impresa troppo improntata nel breve termine. Un uomo geniale come De Laurentiis non può comunicare questo messaggio: “Finchè non cambia il calcio italiano, non saremo mai come la Juventus”. Non può non pensare come avrebbe retto il Napoli sui tre fronti con una rosa più ampia ed omogenea rispetto all’idea di calcio di Rafa Benitez.
Ancora più emblematico il passaggio sul settore giovanile: “E’ un discorso lungo. Andrebbero ridisegnate A, B e Lega Pro e poi potremmo puntare sui giovani”.
E’ comprensibile il fastidio del presidente nel vedere i giovani talenti crescere nelle categorie minori, lontano dal proprio club ma è troppo riduttivo affidarsi alle regole del sistema per giustificare un limite profondo del club.
Quanto è importante per una società come il Napoli un giocatore come Lorenzo Insigne che porta il suo valore da 1500 euro a 15 milioni di euro? Quanti benefici di questo tipo avrebbe il club se il suo patron s’interessasse di più al vivaio, con un investimento sulle strutture di proprietà della società?
Andrebbe bene anche un discorso graduale, ad obiettivi, nella logica della verifica attuata per esempio sull’organico da Rafa Benitez durante la stagione.
Nel vivaio, più che i soldi, contano competenza, esperienza, capacità relazionali, qualità degli allenatori e dei dirigenti che hanno delle grandi responsabilità nelle scelte.
Quanto può fruttare al Napoli l’attenzione del suo presidente al vivaio? Mediti, caro presidente, la Campania Felix è una miniera d’oro! Basta crederci!!!!!
Ciro Troise
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro