Crea una sensazione particolare, una sorta di contrasto emotivo vedere il Napoli che recita un altro spartito rispetto al sarrismo che per tre stagioni ha incantato il popolo azzurro al punto che le polemiche tra la tifoseria e De Laurentiis sono state messe da parte. Ancelotti sta provando a superare l’ideologia, l’ha fatto in conferenza stampa, raccontando sostanzialmente che si può arrivare alla vittoria in più modi, ma soprattutto in campo scegliendo il 4-4-2 come porto sicuro per affrontare le difficoltà emerse soprattutto a Genova. Ancelotti si è laureato a Coverciano con una tesi sui movimenti offensivi nel 4-4-2, chissà se nella preparazione di Napoli-Fiorentina ha dovuto ripassarla per spiegare i movimenti ad Insigne e Mertens. Sei anni fa ci provò Mazzarri a spostare Insigne dalla fascia, proponendogli il ruolo della prima punta alla Pato ma Lorenzo non metabolizzò questa nuova esperienza e preferì restare sulla scia delle certezze zemaniane. Insigne stavolta ha lavorato da centravanti di manovra ponendosi come punto di riferimento spalle alla porta nella costruzione del gioco, naturalmente i compiti sono cambiati con l’ingresso di Milik. Nell’ultima mezz’ora Lorenzo si è mosso da seconda punta con libertà di movimento intorno al centravanti polacco, così è nato anche il gol-vittoria. Il Napoli è stato più efficace in fase difensiva, non ha concesso campo alla Fiorentina e soprattutto ha ostacolato le uscite di Victor Hugo e compagni con un ottimo lavoro nella pressione alta. Tra le cinque combinazioni più frequenti prodotte dalla Fiorentina, non c’è neanche una realizzata nella metà campo degli azzurri. C’è tanto ancora da lavorare, il cambio di mentalità dal sistema perfetto del sarrismo ad una filosofia che lascia più libertà ai calciatori fa in modo che ci sia ancora un problema nelle distanze, aprendo spazi tra le linee che possono diventare pericolosi. Il Napoli ha tenuto sempre il dominio nel possesso, ancora più netto nell’ultimo quarto d’ora quando ha alzato il baricentro e acquisito profondità e incisività, ma il giro-palla è ancora lento con 16.4 passaggi al minuto. Dalla scorsa stagione gli azzurri hanno ereditato il vizio della scarsa lucidità sotto porta, solo il 21% dei tiri realizzati nell’area di rigore avversaria hanno inquadrato lo specchio. Tra le presunte “anti-Juve”, considerando anche lo spessore del calendario, il Napoli sembra la più intrigante con tante soluzioni tattiche, risorse offensive che possono essere innescate in un meccanismo in cui c’è un grande patrimonio di conoscenze a disposizione. Il conflitto tra De Laurentiis e il pubblico è arrivato ad una polarizzazione netta, solo un entusiasmante cammino della squadra può ridimensionare lo scontro. A quest’ambiente serve un pizzico di sfrontatezza, la squadra ha assorbito la complessità del sogno scudetto e gli manca un pizzico d’adrenalina per aumentare l’intensità in certe fasi della sfida. Il percorso europeo può essere d’aiuto, combattere in un girone di ferro può accrescere l’autostima per tutti gli impegni dei ragazzi di Ancelotti, il primo a crederci. Questo gruppo può raggiungere alti livelli soprattutto attraverso la valorizzazione dell’intera rosa, la nuova “strada maestra” per arrivare fino in fondo sul lungo periodo.
Ciro Troise
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