Il “Mondiale dei Mondiali” ci saluta, ormai s’avvicinano i ritiri e l’inizio della nuova stagione. Ma la rassegna brasiliana consegna la vittoria alla Germania e regala un messaggio a tutto il calcio internazionale: si vince con la programmazione. La Nazionale di Loew è arrivata sul tetto del mondo senza grandissimi campioni, non con il valore dei solisti ma con la forza di un gruppo che, grazie ad un lavoro decennale, presentava il giusto mix tra esperienza e gioventù. Hanno vinto insieme Lahm e Kramer, Neuer e Gotze, Klose e Muller. E’ stato un Mondiale dall’epilogo giusto, il calcio ha sposato il merito di chi è arrivato in Brasile senza puntare sulla classe di qualche “asso nella manica” ma con un lavoro di sistema, in cui hanno remato nella stessa direzione i club e la Nazionale. Dalla delusione di Euro 2000 al trionfo brasiliano; la chiave del successo è nella cultura, nell’organizzazione. In Germania non c’è limite per gli extracomunitari ma rispetto all’Italia non c’è l’overdose di stranieri mediocri in ogni sessione di calciomercato.
Le società apprezzano il valore economico dei vivai, in cui si possono coltivare i talenti modellandoli secondo le proprie esigenze, formandoli in tutto l’arco della loro crescita. Basta vedere il Borussia Dortmund per ammirare l’opera compiuta. Chi lavora bene sui vivai vince: lo dimostrano Barcellona, Real e Atletico Madrid nell’Europa dei club, la Germania riguardo alle Nazionali e, se ci relazioniamo al contesto italiano, la Roma, attraverso il settore giovanile, ha costruito una base importante per essere ai vertici in più generazioni, da Totti a Romagnoli.
E il Napoli? Attende la partenza per Dimaro con molti dubbi ed una rosa infarcita di ragazzi che in Trentino saranno solo di passaggio, prima di approdare nelle nuove società. Ci saranno il portiere Nikita Contini Baranovsky, l’esterno sinistro Armando Anastasio e il centrocampista Antonio Romano che poi giocheranno nella Primavera di Saurini ma tanti altri in lista di sbarco: dal più quotato Pandev a Ciano, Vitale e Roberto Insigne. Bigon è chiamato a cedere circa diciannove giocatori, un’impresa che finora sta rallentando il mercato in entrata. Sono arrivati il difensore Kalidou Koulibaly, da giovedì a Castelvolturno a disposizione di Benitez, e il portiere Mariano Andujar, mentre s’attende solo l’ufficialità per l’acquisto di Michu in prestito con diritto di riscatto dallo Swansea.
Nelle idee di Benitez sostituirà Goran Pandev, col contratto in scadenza nel 2015 e pronto a trasferirsi altrove. Hamsik è il trequartista con il compito di costruire il gioco, Michu sarà la “carta” da giocare contro le squadre più abbottonate, quella seconda punta che partendo dalle retrovie può aprire gli spazi per Higuain e gli altri compagni. La rivoluzione di Benitez procede a rilento e con fatica, l’assenza di cessioni eccellenti, l’incertezza rappresentata dal preliminare di Champions e il peso del mercato in uscita rallentano il restyling che dovrebbe riguardare innanzitutto la mediana. Lucas Leiva è la priorità, si tratta con il Liverpool per il prestito con diritto di riscatto, poi potrebbe arrivare un centrocampista a titolo definitivo dopo la partenza di almeno uno tra Behrami e Dzemaili. Kramer e Schneiderlin i nomi più interessanti ma non sono escluse nuove idee in corso d’opera. Le difficoltà in sede di campagna acquisti sono figlie di un ritardo strutturale nell’organizzazione di una società che in termini di risultati sportivi ha raggiunto livelli importanti ma che sotto il profilo del progetto a lungo termine lascia ancora a desiderare. “Stadio nuovo? Ne avremmo bisogno ma con le leggi attuali non è possibile, abbiamo un terzo fatturato e arriveremmo settimi per recuperare quanto investito”, così ha parlato De Laurentiis giovedì scorso alla radio ufficiale. La tesi del presidente del Napoli è riassunta nella frase: “Se avessi il fatturato della Juventus, vincerei anche io i campionati”. Come se il calcio fosse misurato solo nel potere economico, leva importante ma non unica, lo dimostra il caso Atletico Madrid. Poi c’è una domanda: se non arrivano investimenti nello stadio, nel vivaio e non sembrano esserci grandi novità sul fronte marketing, come si vuole colmare il gap con le altre big della A sul fatturato? I progetti devono evolversi, dribblando la stasi, altrimenti si dipende unicamente dai risultati sportivi e basta l’incertezza Champions per rallentare sul lavoro. De Laurentiis a “La Repubblica delle Idee” disse di essere ad un bivio: investire in una società di Lega Pro per valorizzare i ragazzi della Primavera o puntare sul settore giovanile? Il Napoli potrebbe prendere spunto proprio dall’esempio tedesco: il vivaio, se ben organizzato e finanziato, sarebbe la leva per spostare gli equilibri economici consolidati.
Ciro Troise
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro