Respiriamo ancora la delusione del gong delle 23 all’Atahotel Executive senza l’annuncio dell’acquisto di Roberto Soriano da parte del Napoli. Probabilmente non era il rinforzo più necessario, il profilo perfetto per migliorare il centrocampo azzurro ma il danno più profondo che il Napoli porta a casa da questa sessione estiva di mercato è in termini d’immagine. Che idea trasmette il Napoli della propria struttura dirigenziale, della sua capacità di muoversi sul mercato agli addetti ai lavori e ai tifosi? Di cosa si meraviglia De Laurentiis quando poi colleziona i rifiuti di allenatori, dirigenti e calciatori?
La beffa su Soriano non è, però, un caso isolato ma l’epilogo confusionario di un momento storico che De Laurentiis ha sottovalutato profondamente. Il Napoli ha vissuto una rivoluzione, è andato via un intero gruppo di lavoro composto da Benitez, il suo staff, Bigon e il reparto scouting. Negli anni scorsi, pur tra mille difficoltà ed errori, il mercato era condotto con un metodo di lavoro già impostato, consolidato nei cinque anni trascorsi al Napoli da Bigon e dai suoi collaboratori. La partenza di Bigon verso il Verona era nota dalla scorsa primavera (lo rivelammo in esclusiva il 1 Aprile scorso), era prevedibile anche che Micheli, Mantovani e Zunino l’avessero seguito nella nuova esperienza. Bigon è andato via prima della scadenza contrattuale, esausto per i metodi di lavoro utilizzati dal presidente De Laurentiis, per la rigidità dei parametri da rispettare in sede di campagna acquisti, per lo stress trasmesso dal patron. Naturalmente De Laurentiis era a conoscenza anche dell’addio di Benitez che prima dell’opportunità Real Madrid stava trattando con il West Ham. Cosa ha fatto il presidente del Napoli nei mesi in cui doveva programmare una rivoluzione molto complicata? Ha scelto un metodo di lavoro anomalo: definire prima l’allenatore e poi il direttore sportivo, come se quest’ultimo fosse un ruolo di secondo piano, un braccio operativo che agisce in un ambito ristretto, limitato dall’invadenza di De Laurentiis. Da Montella ad Emery, il presidente era costretto ad incassare tanti rifiuti fino alla manifestazione “Football Leader” svoltasi ad Amalfi ad inizio giugno. Tra i premiati c’è Maurizio Sarri che ha il primo contatto con l’ufficio comunicazione del Napoli prima di trasferirsi all’Hotel Vesuvio per una cena in cui ha trovato l’accordo con De Laurentiis. Era la sera del 5 Giugno, il Napoli non aveva ancora un direttore sportivo perché anche per questo ruolo ci sono stati vari no, tra cui quello di Giovanni Sartori che ha preferito continuare a lavorare all’Atalanta, in una società di medio-bassa classifica, e non compiere un salto importante nella propria carriera trasferendosi in una realtà negli ultimi anni ai vertici del calcio italiano. Nei giorni successivi ci fu il contatto con Cristiano Giuntoli, che De Laurentiis immaginava potesse essere il nuovo “uomo della provvidenza” capace di rilanciare il Napoli tagliando il monte ingaggi dopo la doppia mancata qualificazione alla Champions League e allo stesso tempo guidando la trasformazione tecnica del Napoli. Il passaggio dalla provincia alla grande realtà non è assolutamente semplice, Giuntoli e Sarri stanno combattendo soprattutto con i propri limiti dovuti all’inesperienza. Va bene anche puntare su persone che hanno la fame, la determinazione della gavetta ma bisogna coadiuvarle con figure dirigenziali che possano aiutarli soprattutto ai nastri di partenza. Giuntoli ha condotto un mercato di basso profilo, schiacciato tra le indicazioni del tecnico e le richieste del presidente, senza una visione internazionale, guardando solo al campionato italiano. Oltre il ritorno di Reina, l’unico acquisto proveniente dall’estero è Vlad Chiriches, proposto al direttore sportivo del Napoli da alcuni fidati intermediari. Giuntoli ha dovuto cimentarsi in questo ruolo con il compito difficile di sfoltire l’organico con tanti casi
molto difficili, basta pensare a Zuniga, a Henrique e ai capricci di De Guzman. Quest’estate inoltre c’è stata la rivoluzione del calciomercato italiano con l’abolizione dell’albo degli agenti Fifa e il proliferare degli intermediari. Basta pensare alla storia di Lemina che un gruppo di professionisti, coadiuvati dal fratello del calciatore, aveva proposto al Napoli mentre l’agente del calciatore era in trattativa con la Juventus. Il risultato di questa confusione è che il Napoli è in difficoltà su più fronti. Il rapporto con la piazza è ai minimi storici, basta ricordare i pochissimi abbonamenti sottoscritti e la contestazione a De Laurentiis di domenica sera, la squadra in campo fa fatica, sta vivendo una delle paventate partenze false delle compagini guidate da Sarri e il mercato ha regalato al tecnico una rosa che non ha risolto i problemi emersi nella scorsa stagione. La difesa dei cinquantaquattro gol subiti nello scorso campionato ha mantenuto la stessa identità, cambia solo Chiriches per Britos, a centrocampo non c’è un’alternativa concreta ad Allan, un giocatore capace di sostenere le due fasi e in attacco c’è un’abbondanza da gestire per Maurizio Sarri che deve tirar fuori il massimo da tutti, anche da giocatori come Callejon, Mertens e Gabbiadini che erano attratti da altre proposte in quest’estate infuocata. De Laurentiis deve riflettere su tutto ciò che non ha funzionato, la priorità del Napoli dev’essere rinforzare la struttura societaria sotto tutti gli aspetti: visione internazionale, velocità nelle operazioni, coraggio nelle scelte.
Ciro Troise
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