“E’ mancata la determinazione, non Higuain”, così un arrabbiatissimo Rafa Benitez ha commentato nel post-partita il pareggio di Livorno. Non era mai successo che l’allenatore del Napoli non difendesse la squadra dalle critiche dopo le partite, neanche dopo la sconfitta interna contro il Parma o il ko di Bergamo. Il Benitez di Livorno ha costruito la svolta nella comunicazione tra lui e il gruppo. Rafa al “Picchi” ha sostenuto che la maledizione delle piccole, che ha tolto venti punti al Napoli, ben undici al San Paolo e nove in trasferta, nasce soprattutto dall’intensità nell’approccio, dalla differente carica emotiva impiegata in campo rispetto alle sfide con avversari di maggiore calibro.
Rafa finora si era fatto sentire alla ripresa degli allenamenti dopo i passi falsi e aveva apostrofato con grande disappunto il calo di tensione contro il Genoa al centro di Castelvolturno. Stavolta Benitez ha scelto di mandare un messaggio alla squadra attraverso i media, di amplificare il suo “j’accuse” al gruppo per cercare di tirare fuori gli stimoli necessari e la rabbia agonistica alla prossima occasione. Domenica al San Paolo arriva la Roma, è l’ultima chiamata per la corsa al secondo posto, attendendo poi il recupero dei giallorossi contro il Parma.
A Livorno mancavano Albiol e Higuain, due dei quattro giocatori più utilizzati da Benitez, gli altri sono Callejon ed Inler. Raul e Gonzalo non sono importanti solo per le caratteristiche tecniche, non avendo sostituti all’altezza per spessore e tipologia in organico ma soprattutto per la personalità, la capacità di guidare il gruppo e di essere leader della squadra. Il Napoli ha sofferto la maledizione delle piccole anche senza Higuain ma con “El Pipita” in campo gli azzurri hanno una maggiore varietà di soluzioni, più profondità e inoltre Gonzalo più volte nei momenti difficili ha caricato i compagni. Nel primo tempo Pandev assicurava sempre lo stesso movimento, si poneva spalle alla porta tra le maglie larghe della difesa del Livorno e provava a servire negli spazi Callejon e l’ispiratissimo Mertens; la pressione offensiva ha portato all’errore di Ceccherini e al conseguente calcio di rigore su Pandev. Il Napoli ha avuto due volte la possibilità di chiudere la gara con Fernandez e Callejon ma Bardi ha negato il raddoppio agli azzurri. Appena il Livorno ha avanzato il baricentro, il Napoli ha mostrato i soliti limiti nella gestione delle gare. Mancano centrocampisti in grado di correre a tutto campo, bloccare gli attacchi altrui e ispirare la manovra dei compagni nella trequarti offensiva; Jorginho fa bene il suo dovere e ha degli sprazzi di classe sopraffina, gli svizzeri arrancano da mesi.
La condizione di Hamsik preoccupa, è rientrato ormai da un mese e mezzo ma non trova la forma giusta. Marek sembra spaesato, poco brillante, gli manca l’intuizione giusta, il tempo della giocata, dell’inserimento tra le linee. Contro Sassuolo e Swansea è entrato di più nel vivo del gioco anche senza trovare continuità ma al “Picchi”, invece, è stato tra i più evanescenti.
Il Livorno colpiva sul lato di Maggio, dove durante la stagione si è più volte sofferto quando la squadra avversaria attaccava in ampiezza colpendo con i tagli sul centro-destra di un reparto molto spesso schierato male sulla linea difensiva. Prima Mesbah impegnava Reina in uscita, poi Mbaye trovava il pareggio approfittando del pasticcio Britos-Reina.
La ripresa ha fatto infuriare in panchina Benitez che non ha visto la determinazione di voler portare a casa la vittoria, di attaccare costantemente l’avversario per aprire le maglie di una difesa non granitica. CI è andato prima il Livorno vicino al vantaggio con Paulinho, il Napoli ha avuto la palla-gol solo al 90’ con Zapata che non è arrivato sul cross di Mertens, bravo a fiondarsi su una delle poche palle giocate in verticale con i tempi giusti dagli azzurri. Sono tornati i “distruttori”, quelli che si ricordano dei problemi del Napoli solo quando arrivano pareggi e sconfitte. Benitez non li ascolta nemmeno, ciò che conta è come far crescere il gruppo e il progetto societario e sportivo. Rafa, dopo la campagna acquisti estiva, ha dichiarato di essere soddisfatto al 50%. Sicuramente il mercato di gennaio, nonostante l’intuizione Jorginho, non è bastato per costruire un organico solido, capace di lottare con brillantezza sui tre fronti. Mancano difensori di spessore, almeno un altro centrocampista d’interdizione e un vice-Higuain, senza poi soffermarsi sull’affidabilità di alcuni giocatori-cardine dell’era Mazzarri nel sistema di gioco di Benitez.
A Marzo ci sarà un altro tour de force, Rafa si destreggia tra la gestione della rosa e le garanzie diverse offerte dai vari componenti dell’organico. In estate poi l’evolversi del confronto tra De Laurentiis e Benitez sarà importante; va fatto un grande restyling di questo gruppo per assecondare le esigenze dell’allenatore. Si comincerà dai casi dei giocatori in scadenza nel 2015 come Maggio, Pandev e Dzemaili o di quelli che attendono una risposta sull’opzione di rinnovo come Reveillere. E’ difficile che rientreranno nel progetto, si vedranno le risposte del mercato; o resteranno in scadenza oppure andranno via, dipenderà dalle offerte. Reveillere proverà a convincere il Napoli così come Doblas, un portiere part-time visto che, non potendo giocare in Europa, sarà disponibile solo per le prossime dodici partite di campionato e la finale di Coppa Italia. Un acquisto incomprensibile, un ennesimo messaggio di poca fiducia nel settore giovanile azzurro. Contini tornerà a difendere stabilmente i pali della porta della Primavera, Colombo e Doblas si confronteranno nelle gerarchie alle spalle di Reina. Contini non avrà chances, in un paese per vecchi neanche il Napoli di Benitez è diventato coraggioso sui giovani.
Ciro Troise
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