Febbraio era il mese della verità, il periodo più delicato del calendario degli azzurri e sicuramente il bilancio riguardo ai risultati non è stato entusiasmante. Il Napoli ha portato a casa otto punti in cinque partite in campionato ed ha rimediato l’eliminazione ai sedicesimi di Europa League. La pressione psicologica, la perdita di brillantezza e lucidità di alcuni giocatori in una rosa ristretta e non all’altezza delle prime posizioni della classifica riguardo alle alternative ha fatto suonare un campanello d’allarme ma trasmette comunque fiducia la sensazione di aver raccolto meno di quanto si meritava. Altrove poi non regna completamente il sereno, anche la Juventus non le ha vinte tutte in questo febbraio intenso e Fiorentina e Roma sono comunque distanti cinque punti ad undici gare dalla fine, con lo scontro diretto nel prossimo turno che penalizzerà almeno una delle due o addirittura entrambe in caso di pareggio. Il sogno è ancora alla portata, le tre lunghezze di distanza dalla Juventus impongono al Napoli di continuare a crederci. Il secondo posto sarebbe un ottimo risultato e mantenere a distanza Roma, Fiorentina e Inter deve trasmettere serenità agli azzurri. Il ciclo terribile è finito, il calendario di marzo può consentire alla squadra di Sarri di tornare ai livelli da “macchina di guerra” visti nella prima parte del 2016. La notte del “Franchi” trasmette sia ansia che fiducia. La gara ha sembrato replicare gli standard dell’andata: nel primo tempo, come all’andata, il Napoli ha sofferto il pressing alto e la velocità di palleggio della Fiorentina, nella ripresa i viola hanno patito le energie spese nel primo tempo e gli azzurri hanno avuto anche le occasioni per portare a casa i tre punti.
Il copione complessivo della partita ha degli aspetti in comune con la sfida del San Paolo ma la sceneggiatura nei dettagli è stata completamente diversa. Sousa ha preparato benissimo la gara limitando con la densità nel pressing alto il possesso palla degli azzurri e ha sviluppato la proposta offensiva di più in ampiezza rispetto all’andata, sfruttando le capacità di Tello che ha fatto impazzire Ghoulam nella prima frazione di gioco. Borja Valero, Mati Fernandez, Vecino e Badeji producevano gioco e superiorità numerica in mezzo al campo, sulla destra Roncaglia copriva le sfuriate di Tello e sulla sinistra Alonso teneva basso con la sua capacità di spinta Callejon. L’anima della squadra viola è offensiva e ha concesso tanti spazi al Napoli apparso incapace di produrre la circolazione della palla in verticale nel primo tempo. Oltre al gol nato dagli errori di Alonso e Tatarusanu e al colpo di testa di Hamsik su un’invenzione di Higuain, gli azzurri non hanno prodotto palle-gol mentre i legni impedivano ai viola di chiudere in vantaggio la prima frazione di gioco.
Nella ripresa è stata tutta un’altra storia, la Fiorentina si è vista dalle parti di Reina solo con un tiro dalla distanza di Mati Fernandez terminato di poco a lato mentre il Napoli ha conquistato il predominio della mediana e ha approfittato del calo dei viola sviluppando il gioco in verticale e rendendosi pericoloso in più occasioni: le parate di Tatarusanu su Higuain, Callejon e Insigne e il gol annullato al centravanti argentino su assist di Mertens.
Bisogna ripartire dal secondo tempo del “Franchi”, dall’orgoglio di aver messo in difficoltà un’ottima Fiorentina, capace di produrre un calcio divertente e incisivo. “Alcuni elementi non sono al 101% ma per farli arrivare al top bisogna dare loro fiducia quando sono al 90%”, sta ripetendo spesso Maurizio Sarri durante le conferenze stampa. Funzionano di meno soprattutto le catene laterali che hanno rappresentato l’anima del gioco degli azzurri: basta vedere il Callejon poco brillante nelle ripartenze durante il primo tempo, l’Allan svagato e impreciso che ha lasciato il campo a David Lopez e le difficoltà nell’uno contro uno di Insigne. E’ calata anche la percentuale realizzativa, il Napoli finalizza poco rispetto a ciò che costruisce. Lo dimostra un dato: il Napoli è stato raggiunto dalla Roma di Spalletti riguardo ai gol messi a segno (55), alla media realizzativa di due reti a partita ma è ancora al primo posto nella classifica dei tiri fatti. Gli azzurri ne hanno compiuti 357 di cui 164 nello specchio della porta e 193 fuori, la Juventus 335 di cui 163 hanno inquadrato la porta avversaria e 172 sono terminati a lato. La Roma di Spalletti è terza con 299 conclusioni, di cui 152 in porta e 147 fuori. Venerdì lo scontro diretto dell’Olimpico è un test importante per i giallorossi ma il Napoli ora deve tornare ad accelerare inseguendo la Juventus e blindando la seconda posizione in classifica che può far tornare la musichetta della Champions al San Paolo.
Ciro Troise
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