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Il caso Campagnaro frutto di errori di programmazione. Caro presidente…

De Laurentiis vuole vincere, il mercato di Gennaio per dimostrarlo

Il ricordo dello 0-3 della scorsa stagione mescolato alle impietose statistiche che propongono un dato devastante: il Napoli a San Siro contro l’Inter ha vinto solo otto volte in tutta la sua storia. E’ questo crocevia di sensazioni che introduce le emozioni della gara del “Meazza” nel freddo di Milano.

Gli ottomila cuori azzurri di San Siro possono riprendere calore guardando la classifica; il Napoli affronta l’Inter con due punti di vantaggio sui nerazzurri, non è successo spesso nella storia del calcio italiano.

LE SCELTE DI STRAMACCIONI E GLI ERRORI DEL NAPOLI- Un campionato equilibrato come quello in corso ha regalato uno spettacolo inconsueto per le tradizioni italiane. Alla “Scala del Calcio” il Napoli con un secondo tempo di straordinaria intensità chiude l’Inter nella propria metà campo, costruisce una sfilza di palle-gol ma esce a mani vuote dal terreno di gioco. Prova di forza e debolezza allo stesso tempo; il Napoli dimostra coraggio e vitalità ma non cinismo e lucidità. L’avevo già previsto alla vigilia che non avremmo visto l’Inter dello Juventus Stadium. Stramaccioni, dai tempi delle giovanili, non ha un sistema di gioco di riferimento da applicare in tutte le gare ma bada alla pratica copertura degli spazi adattandosi molto all’avversario.

Cambiasso centrale difensivo stile “libero” dei vecchi tempi, Zanetti davanti alla difesa per limitare Hamsik tra le linee, Alvaro Pereira per colpire Maggio in difficoltà e Guarin a ridosso delle punte per creare un duello con Behrami ed Inler; queste sono le mosse di Stramaccioni che si sono rivelate vincenti grazie anche agli errori degli azzurri, sia quelli difensivi che quelli offensivi. Il clamoroso errore di posizionamento sul gol di Guarin ha ricordato lo storico problema difensivo sui calci piazzati. In questo campionato si tratta del secondo gol subito da palla inattiva, l’altro è quello realizzato da Caceres allo Juventus Stadium; quelli incassati in Europa League sono da attribuire ad uomini diversi da quelli in campo a San Siro. Mazzarri sicuramente rifletterà sui movimenti errati di Maggio e Cavani in copertura sul calcio d’angolo di Cassano. La rete di Milito, invece, condanna una catena di destra in profonda difficoltà: Alvaro Pereira ridicolizza Maggio con un sombrero e Gamberini perde un duello con Milito che ha bisogno di pochi metri per trafiggere De Sanctis.

LA CATENA DI DESTRA ED IL CASO CAMPAGNARO-  A destra si è notata l’assenza di Campagnaro, un giocatore con caratteristiche fondamentali nel sistema di gioco di Mazzarri perché è l’unico ad avere il passo rapido, l’anticipo, ma anche per il lavoro che compie in fase propositiva, aiutando l’esterno di ruolo a ribaltare le situazioni da difensive ad offensive. Le avances di Inter e Juventus, la seconda esclusione di Mazzarri in campionato hanno inevitabilmente creato un caso. Campagnaro, in scadenza a giugno 2013, ha chiesto un triennale ma si sarebbe accontentato anche di un biennale a 1,4 milione di euro (l’Inter ha offerto un triennale ad 1,5, ndr), il Napoli offre un solo anno di contratto. L’errore è sempre lo stesso: prolungare l’appuntamento con i rinnovi. Campagnaro è un “titolarissimo”, un giocatore importante; la sua situazione andava affrontata ai primi segnali di disturbo, quelli estivi. I casi Campagnaro, Aronica, De Sanctis, Rosati (fu bloccata la cessione alla Fiorentina proprio per le tentazioni nerazzurre per il primo portiere azzurro) rappresentano situazioni spinose che incidono sulla programmazione societaria ed in alcune situazioni anche sulla stagione in corso. Dubbi, interrogativi, disturbi dovuti all’incertezza determinata dal contratto in scadenza di Mazzarri che blocca come un macigno la programmazione societaria anche sul parco giocatori.

DOV’E’ LA PROGRAMMAZIONE?- Una società che programma per il futuro e non si concentra solo sulla stagione in corso affonda per Cuadrado o Schelotto, non prende Mesto, ringiovanisce la difesa in vista anche della possibile squalifica per Cannavaro.

Il 3-5-1-1 estivo di Mazzarri aveva come importante perno il ventinovenne Goran Pandev, riscattato per otto milioni di euro e con una spesa complessiva di circa 20 milioni considerando l’ingaggio, scelte compiute conoscendo i problemi atletici del macedone dimostrati anche la scorsa stagione. Da due anni in maglia azzurra, l’ex interista ha sfoderato tutto il suo grande potenziale in meno di dieci partite complessivamente. Insigne ha ribaltato le gerarchie e non va più trattato come un giovane in crescita ma un campione dotato di uno straordinario patrimonio tecnico.

Alla presentazione del film “Colpi di fulmine” De Laurentiis ha dichiarato: “Io voglio vincere, non divertirmi”. Oltre le legittime critiche che si possono rivolgere al Napoli, c’è un dato di fatto di cui il presidente deve tener conto. A Dimaro il patron teneva già alta l’asticella parlando di secondo o terzo posto, poi prima della trasferta di Catania ha ipotizzato anche lo scudetto. Il presidente, piuttosto che fare il “critico”, dovrebbe scendere in campo in prima persona, valutare con Bigon e Mazzarri la rosa complessiva a disposizione, confrontarla con le concorrenti per il vertice e decidere cosa fare. Se si vuole puntare alle prime tre posizioni, serve un patto complessivo realmente condiviso da tutti per gli interventi da compiere sulla rosa per gennaio. Urgono almeno tre acquisti: un esterno di fascia (l’ideale sarebbe un giocatore duttile, utilizzabile per entrambe le corsie), un centrocampista ed un vice-Cavani. Il presidente con i dirigenti e l’allenatore individuino le migliori soluzioni per conciliare la programmazione, fattore fondamentale nel calcio moderno, e le esigenze dell’allenatore per affrontare al meglio campionato, Coppa Italia ed Europa League. Caro presidente, per vincere bisogna pensare da vincenti e non spaventarsi per gli equilibri dello spogliatoio o per le presunte difficoltà a migliorare questa rosa. Mazzarri, in attesa del mercato di riparazione, può continuare solo sulla scia dei cambiamenti tattici, come quello compiuto a San Siro tra primo e secondo tempo, e per alcune sfide come quella di mercoledi in Coppa Italia, lanciare i migliori talenti della Primavera, come fatto in Europa League. L’Inter contro il Napoli aveva in panchina tre ragazzi classe ’93 e tre ’94; sotto quest’aspetto Stramaccioni può dare uno spunto interessante.

Ciro Troise

 

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