Quando si vive un bel sogno, il momento che tutti vorrebbero non affrontare mai è quello di svegliarsi di soprassalto con una delusione che spegne l’entusiasmo accumulato durante le giornate più felici. Il fortunoso gol di Zaza ha prodotto questo stato d’animo nei tifosi azzurri aggrappati al primato in classifica per sei settimane consecutive più quella tra la vittoria contro l’Inter e il ko di Bologna. L’attaccamento al Napoli per la tifoseria partenopea non è il classico legame per una squadra di calcio, è una questione viscerale, rimanda al legame profondo con la propria terra e le sue radici. Tutto è vissuto in maniera passionale, emotiva, coinvolgente, con emozioni forti e che lasciano il segno.
Lo dimostra quanto è avvenuto nel weekend della sfida di Torino. La squadra accompagnata in massa all’aeroporto nel pomeriggio della partenza per una trasferta vietata ai tifosi residenti in Campania e con il settore ospiti “negato” ai sostenitori del Napoli può essere prevedibile ma ciò che è avvenuto nella notte tra sabato e domenica non ha precedenti.
Il popolo di Capodichino, nonostante la sconfitta, ha compiuto un gesto d’amore, di passione che ha un peso specifico significativo in un momento difficile. Sabato sera allo Juventus Stadium in conferenza stampa Maurizio Sarri non ha nascosto le preoccupazioni per la reazione del gruppo a livello psicologico rispetto alla sconfitta di Torino. “Dovremmo uscire da questa partita con maggiore consapevolezza nei nostri mezzi ma non sempre prevale la razionalità. Stasera era presto per parlare alla squadra, lo farò alla ripresa degli allenamenti”, così s’esprimeva la guida tecnica azzurra nel post-partita.
I tremila di Capodichino rappresentano sicuramente un alleato nella reazione che gli azzurri dovranno sprigionare a partire dalla gara del “Madrigal” di giovedì. Il popolo che ha invaso l’aeroporto di Napoli nella notte di San Valentino ha mandato un messaggio alla società, al gruppo, all’ambiente e alla critica: “Preserviamo il giocattolo”.
Le analisi catastrofiche relative a Juventus-Napoli dovrebbero rivedere le immagini dell’accoglienza del “popolo di Capodichino” per comprendere l’infondatezza delle proprie tesi. Il Napoli sta contendendo punto a punto lo scudetto ad una società che ha un fatturato due volte e mezzo superiore, un monte ingaggi nettamente più ricco, uno stadio di proprietà, un settore giovanile con maggiori risorse economiche a disposizione, una struttura societaria consolidata, con equilibri chiari e definiti.
Le sfide calcistiche nascono fuori dal terreno di gioco e poi si vivono in campo, dove la Juventus nelle ultime quattro stagioni ha accumulato un gap complessivo di settanta punti. Lo scorso 31 Maggio il Napoli chiudeva lo scorso campionato a -24 dalla squadra di Allegri che, dopo un inizio di stagione disastroso, ha portato a casa diciotto vittorie consecutive tra campionato e Coppa Italia. La Juventus ha disputato solo nove mesi fa la finale di Champions League contro il Barcellona che ha faticato proprio per la capacità dei bianconeri di predisporre una formidabile organizzazione difensiva.
Maurizio Sarri ha caricato il gruppo e l’ambiente nella conferenza stampa pre-gara chiedendo la lucida follia ai suoi ma ha più volte anche specificato che non era facile imporre il proprio gioco sul campo di una delle migliori squadre d’Europa riguardo al rendimento casalingo. Il Napoli ha tenuto il pallino del gioco, ha gestito il possesso palla con autorevolezza in tanti momenti della gara, ha messo più volte ansia ai bianconeri che neanche contro il Manchester City in casa sono apparsi così preoccupati dell’avversario. L’analisi influenzata dal risultato guarda al sorpasso subito in classifica ma la prestazione degli azzurri a Torino non è assolutamente da buttare, è lo specchio di un processo di crescita incredibile considerando le precedenti sfide disputate allo Juventus Stadium.
Le energie sprigionate nella copertura degli spazi e la scarsa esperienza di tanti elementi dell’organico di Sarri nell’affrontare certe partite hanno fatto in modo che negli ultimi venti metri il Napoli avesse un eccessivo rispetto della squadra di Allegri, perdendo lucidità e coraggio nelle ripartenze. Questo limite era emerso anche nelle sfide contro Roma e Inter, quando la paura per il valore dei giallorossi o “l’ansia di vincere” contro i nerazzurri primi in classifica rappresentò un ostacolo per la sfida del Napoli. L’episodio del gol di Zaza ha reso letali le ingenuità che l’hanno partorito, dalla palla persa di Mertens agli errori di Albiol, Koulibaly e Reina. In una gara disputata sotto ritmo ma ad alta intensità qualche leggerezza ci può stare ma contro la Juventus è altissimo il rischio che si possa pagarle a caro prezzo. Così è avvenuto ma il risultato non cancella una prova di grande livello. Mancano tredici partite e c’è il cammino in Europa League da continuare, non bisogna assolutamente “rovinare” il giocattolo.
La gente è pronta a non “mollare” riguardo all’osmosi creatasi con la squadra che deve dimenticare in fretta i minuti finali della sfida di Torino. Questa missione inizia al “Madrigal”, la gara d’andata dei sedicesimi d’Europa League contro la quarta forza della Liga non va assolutamente sottovalutata.
Ciro Troise
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