Una partita può essere ricca di messaggi, di spunti di riflessione, concetti da verificare, analizzare per il prosieguo della stagione: Lazio-Napoli rientra sicuramente tra queste sfide. Giunti al mese di Febbraio, il campionato entra nel vivo ed una sfida di vertice come quella in programma sabato scorso all’Olimpico acquisisce grande valore.
CAMPAGNARO E LA LEZIONE SUI RINNOVI- La politica del presidente De Laurentiis molto attenta agli ingaggi ha dato sicuramente i suoi frutti in termini di solidità della Ssc Napoli dal punto di vista finanziario. I rinnovi, però, hanno sempre rappresentato una spina nel fianco per il Napoli; dalle vicende riguardanti Hamsik, Lavezzi, Cavani al litigio mediatico con Paolo Cannavaro ed il suo entourage. Altre situazioni hanno colpito il Napoli in questo momento: sono quelle di De Sanctis, Campagnaro e Zuniga. Sono tre casi diversi con scadenze e probabili esiti molto differenti. Il portiere azzurro ha già rinnovato nonostante mostra un calo di rendimento in termini di attenzione; lo dimostra il macroscopico errore di Firenze e le incertezze mostrate nella partita contro la Lazio. Il Napoli è stato, però, ingabbiato anche dalla situazione di Rosati che, in virtù dei tanti errori commessi in Europa League, vive un momento difficile, non gode della fiducia del club e voleva già cambiare aria in passato. Ha perso la possibilità di trasferirsi a Firenze sia in estate per il diktat posto da Mazzarri visto il flirt tra De Sanctis e l’Inter e in inverno per il regolamento che concede l’inserimento solo di tre nomi nuovi nelle competizioni europee. Bigon era pronto ad ufficializzare lo scambio con Neto ma non ha potuto andare avanti nell’operazione. Campagnaro si trasferirà all’Inter a fine stagione, ha già firmato un triennale ad 1,5 milione di euro mentre il Napoli voleva concedergli solo un contratto annuale; il destino dovrebbe essere già scritto salvo sorprese molto clamorose. Talvolta filtrano esose richieste di Campagnaro che non corrispondono alla verità; il difensore argentino avrebbe voluto un biennale e avrebbe accettato anche un accordo ad 1,2 milione di euro. I racconti non corrispondenti al vero della trattativa tra il ds Bigon e Mazzoni, procuratore di Campagnaro, non influiranno sul punto di vista dei tifosi che hanno potuto ammirare con le ultime straordinarie prestazioni la professionalità del “Toro di Moron”. Il gol all’Olimpico è solo la ciliegina sulla torta di un giocatore spesso sottovalutato ma che ha rappresentato l’anima della retroguardia nel sistema di gioco di Mazzarri. Il Napoli aveva provato anche ad escluderlo in alcune partite, utilizzando la minaccia del mancato impiego per convincerlo a rinnovare il contratto. Questa strategia non solo non ha funzionato ma, vista anche la contemporanea squalifica di Cannavaro e Grava poi giustamente cancellata, si è dovuti anche tornare indietro sui propri passi ed affidarsi a Campagnaro. In difesa il Napoli si è mosso mettendo le mani su un difensore a parametro zero, Diakitè della Lazio che dovrebbe percepire 900 mila euro a stagione, se la Juventus non sferrerà un nuovo assalto. Il laziale è un ottimo difensore, dotato di fisicità, tempismo ma si tratta di un centrale così come Cannavaro e Rolando, non è certamente un elemento dal passo rapido, la grande qualità di Campagnaro. Benatia rappresenterebbe la naturale alternativa a Campagnaro, ma bisogna battere la concorrenza del Milan per acquisirlo a giugno. Zuniga è la prossima situazione spinosa, ha il contratto in scadenza nel 2014, la prima richiesta dell’agente Calleri prevede un aumento alla cifra di due milioni d’euro di ingaggio; il Napoli vorrebbe abbassare le sue pretese e c’è un anno di tempo per gestire la situazione nei tempi giusti, limitare le tensioni e non perdere a parametro zero il colombiano. A Gennaio del 2011 arrivò a Castelvolturno un’offerta di 6 milioni di euro dello Stoccarda, dopo la straordinaria crescita compiuta da Zuniga, grazie al lavoro di Mazzarri, le pretendenti saranno sicuramente aumentate, soprattutto all’estero.
PERSONALITA’, CORAGGIO E SETTIMANA-TIPO- Gli azzurri hanno iniziato la gara con l’approccio sbagliato; l’ha ammesso anche Mazzarri in conferenza stampa nel post-partita. “Quattro-cinque elementi sono entrati in campo frastornati, confusi. Addebito l’approccio sbagliato alla questione delle Nazionali; non è una scusante ma un’attenuante”, così si è espresso l’allenatore degli azzurri. Il Napoli aveva in campo ben sette giocatori reduci dalle Nazionali: De Sanctis, Campagnaro, Behrami, Inler, Zuniga, Pandev, Cavani, mentre la Lazio solo tre, Marchetti, Candreva e Gonzalez. La questione delle Nazionali ha inciso sull’approccio distratto degli azzurri ma non è l’unico problema fotografato dalla partita dell’Olimpico. Il Napoli è ancora una squadra immatura, poco esperta, non ancora abituata all’intensità costante, un requisito essenziale nelle squadre di vertice. Basta portare l’orologio indietro di due mesi per rendersene conto, ad Inter-Napoli del 9 Dicembre. Guarin a San Siro dopo otto minuti puniva un errore generale nella fase difensiva, sabato all’Olimpico Floccari, indisturbato in area di rigore, colpiva gli azzurri apparsi distratti nelle chiusure sia sul cross di Konko che sull’attaccante biancoceleste. Anche nella partita contro la Juventus Giovinco ebbe dopo pochi minuti l’occasione per far gol, ma De Sanctis neutralizzò la conclusione dell’attaccante bianconero. C’è un vizio di personalità, che si registra nelle sfide importanti in trasferta, quando proprio ad inizio gara c’è bisogno di essere concentrati e sereni per contrapporsi ad un avversario che vuole dimostrare la propria forza davanti al proprio pubblico sin dai primi minuti. Il deficit di personalità si unisce allo storico disagio delle squadre di Mazzarri verso la presenza di più impegni nell’arco di una settimana. Il tecnico toscano è uno straordinario interprete della settimana tipo, il suo calcio molto dispendioso s’inceppa con più competizioni o più partite nell’arco di sette giorni. Il Napoli, infatti, ha vissuto il suo periodo migliore a Gennaio con quattro vittorie ed un pareggio, mentre le altre perdevano punti anche a causa delle fatiche della Coppa Italia o della preparazione alle sfide di Champions League.
I limiti della Lazio si erano visti già nel primo tempo, quando un Napoli poco brillante era riuscito a produrre due nitide occasioni da gol: in una circostanza Lulic anticipava in extremis Cavani, in un’altra era la traversa a fermare il Matador. E’ Mazzarri, però, a dare la svolta alla partita, nel finale del primo tempo. Behrami rimedia una distorsione alla caviglia, che gli farà saltare Viktoria Plzen e Sampdoria; al suo posto la logica porterebbe all’inserimento di Donadel o del giovane Radosevic, ma il tecnico del Napoli lancia Insigne nella mischia. Il talento che in settimana aveva illuminato le luci dello stadio di Andria nell’amichevole dell’Under 21 contro la Germania manda in crisi la Lazio sulla fascia sinistra. Nella ripresa Konko non attraversa più la metà campo e Lorenzo inventa dribbling e magie a ripetizione. Ad ogni numero d’alta scuola la domanda di tutti gli spettatori è: Come fa a stare in panchina un giocatore di questo livello? Nella ripresa Mazzarri batte Petkovic sul piano del coraggio, del saper osare, un aspetto su cui l’allenatore degli azzurri ha subito in passato molte critiche. Il tecnico di San Vincenzo, infatti, non si ferma ad Insigne e mette in campo anche El Kaddouri e Calaiò. La Lazio abbassa il baricentro nella propria trequarti soprattutto dopo l’inserimento di Cana per Hernanes, il Napoli chiude i biancocelesti nella propria metà campo ed all’87’ Campagnaro sugli sviluppi di un corner inventa un grande gol, dando l’ennesima lezione di professionalità a chi ha deciso di scaricarlo, una volta giunto a scadenza di contratto. Il Napoli conquista un punto essenziale, la Lazio si ferma a -6, dietro solo l’Inter rosicchia due lunghezze. La Juventus va a +5 ma per gli azzurri la lotta scudetto non deve rappresentare un’ansia. Il Napoli deve stare in scia, pensando innanzitutto a portare a casa l’obiettivo stagionale: il ritorno in Champions League. In termini di crescita, c’è ancora tanto da fare e Mazzarri lo sa bene.
Ciro Troise
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