C’è l’atmosfera del primo giorno di scuola alla Filmauro. Il Napoli riparte da Maurizio Sarri e Cristiano Giuntoli, la coppia che costruirà una nuova era del club di De Laurentiis. Per Sarri manca solo l’ufficialità, per Giuntoli bisognerà aspettare qualche giorno, il tempo che al nuovo direttore sportivo servirà per risolvere il rapporto con il club emiliano con cui a gennaio aveva rinnovato fino al 2019. Giuntoli deve costruire un nuovo staff, anche Maurizio Micheli e Leonardo Mantovani seguiranno Riccardo Bigon nell’avventura veronese. Nei colloqui col Carpi, Giuntoli proverà a capire anche la questione dei suoi collaboratori, è probabile che a Napoli possano seguirlo Roberto Canepa, in Emilia responsabile tecnico del settore giovanile e braccio destro del nuovo ds azzurro durante il calciomercato, e il capo scouting del Carpi Giuseppe Pompilio (ecco le ultime nell’esclusiva sullo staff di Giuntoli).
Giuntoli ha sottoscritto un contratto di quattro anni, può quindi lavorare con la tranquillità di un progetto da costruire nel tempo. Sarri è nel destino di Cristiano Giuntoli, che lo voleva già nel 2009-10 al Carpi ma l’ex allenatore dell’Empoli non ha potuto costruire con De Laurentiis un’intesa di lunga durata così come quella di Giuntoli. Il patron del Napoli ha replicato la stessa formula impostata con Benitez: un anno di contratto con l’opzione del rinnovo per un’altra stagione da esercitare nella prossima estate. Puntare su Sarri è una scelta coraggiosa, che ha bisogno di basi solide, di essere sostenuta con grande fiducia, la situazione contrattuale non aiuta certamente l’ex allenatore dell’Empoli. L’intesa sviluppata suggerisce la prospettiva che Sarri possa essere una sorta di traghettatore, in attesa di qualche tecnico dal curriculum più importante come per esempio Antonio Conte quando si libererà dalla Nazionale. Tale sensazione è rafforzata dal dato di fatto per cui Sarri non è stata una prima scelta ma anzi il contatto è avvenuto dopo tanti rifiuti e incontri che non hanno generato sviluppi positivi: dal no di Klopp alla trattativa spagnola con Emery, dalle richieste di Spalletti ai dubbi su Montella e Mihajlovic.
Fallire due volte l’accesso alla Champions League ha tolto dalle casse del Napoli ottanta milioni potenziali, una cifra considerevole che influisce sulle strategie di De Laurentiis. Tale situazione trova conferma nelle dichiarazioni rilasciate nell’ultima conferenza stampa proprio da De Laurentiis sul presunto passivo di venti milioni. Il Napoli non ha grandi fonti di introito, le più consistenti sono sempre derivate dai risultati sportivi e dalle cessioni eccellenti. Aver preferito Sarri, che ha stregato De Laurentiis sia al San Paolo che al Castellani tanto da chiedere al responsabile della comunicazione Nicola Lombardo di fargli i complimenti, ad altri nomi possibili come Di Matteo e Prandelli, che al “Saraceno” di Amalfi è rimasto con il telefono in mano in attesa di una chiamata, è anche una decisione di tipo economico. Nei conti il Napoli avrà un ridimensionamento e De Laurentiis è partito da un risparmio di due milioni di euro sull’allenatore. De Laurentiis è ad un bivio, può gestire il post-Benitez sviluppando un progetto concreto passando da una società liquida con tutte le responsabilità attribuite all’allenatore ad una struttura dirigenziale più definita.
Sarri è una scommessa ed in quanto tale esprime tante incognite, in primis la gestione delle tre competizioni a cui naturalmente il tecnico di Figline non è assolutamente abituato. De Laurentiis deve proteggere Sarri e Giuntoli, è chiamato a comportarsi da capitano responsabile proteggendo e tutelando i professionisti che lui ha scelto per il suo Napoli. Giuntoli al Carpi ha costruito degli splendidi risultati avendo totale autonomia, piena libertà d’operare. Con le dovute proporzioni relative alla differenza di portata tra il contesto napoletano e quello di Carpi, Giuntoli non deve essere schiacciato, come è avvenuto a Riccardo Bigon, dal dominio di Aurelio De Laurentiis, che più volte ha fatto invasione di campo sia riguardo alle operazioni di mercato che nelle scelte tecniche. Lo sa bene Bigon, che ha deciso di andare al Verona certamente non per motivi familiari ma perchè stufo di un ruolo societario in cui si sentiva limitato. L’imposizione del ritiro ha rappresentato la goccia che ha fatto traboccare il vaso nei rapporti tra Bigon e De Laurentiis, l’8 Aprile scorso dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia rimediata contro la Lazio Bigon rivelò la sua contrarietà alla scelta del presidente e fu duramente apostrofato da De Laurentiis nello spogliatoio, alla presenza dei calciatori. In conferenza stampa De Laurentiis invocava la competenza e la conoscenza del mercato, il presidente sogna altre plusvalenze importanti come è avvenuto per Hamsik, Lavezzi e Cavani, giovani scoperte o acquisti intelligenti che a Napoli hanno fatto esplodere il proprio valore. Il patron del Napoli s’aspettava di più dal suo reparto scouting, i dati sul loro operato sono chiari. Mancano le scommesse indovinate, i Felipe Anderson del caso pagati poco che cambiano la vita ai club. Le ristrettezze dei parametri del Napoli sicuramente sono un handicap ma si poteva fare decisamente meglio (leggi la nostra analisi del 14 Gennaio scorso).
Tocca a De Laurentiis proteggere Sarri e Giuntoli evitando proclami roboanti e soprattutto costruendo un organico all’altezza dei tanti impegni che dovrà affrontare il Napoli. Ridimensionare la portata economica non significa necessariamente costruire un organico nettamente peggiore, basta avere oculatezza e competenza nelle decisioni. Basta ricordare che la peggiore stagione del Napoli di De Laurentiis, l’annata 2008-09, è arrivata dopo la campagna acquisti più dispendiosa, con circa 50 milioni di euro spesi. Bisognerà ascoltare le indicazioni dell’allenatore, costruire una squadra omogenea per valori in tutti i reparti e chi andrà via deve essere ben rimpiazzato. Serenità, profilo basso e rispetto dei ruoli: De Laurentiis non si stacchi da questi principi in un’estate decisiva per rilanciare il progetto Napoli.
Ciro Troise
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