“E’ inutile nasconderci, siamo partiti con l’obiettivo scudetto. Il campionato è ancora lungo, possiamo farcela”, così si è espresso Christian Maggio nella conferenza stampa di presentazione del calendario della Ssc Napoli. L’equivoco è proprio in questa contraddizione: nonostante la rosa fosse evidentemente incompleta, da più parti si è parlato di scudetto. L’ha fatto Benitez ma si sono esposti soprattutto i giocatori; ricordo ancora una conferenza stampa di Callejon a Dimaro in cui fu più volte ripetuto il verbo vincere. Napoli è una città che vive di calcio, il termometro delle pressioni diventa impazzito se si alza con le dichiarazioni l’asticella degli obiettivi.
Il progetto societario ha una falla originaria, una contraddizione in termini: avalla il sogno tricolore, annuncia di voler essere in grado di competere su più fronti ma poi allo stesso tempo parla d’idee a lungo termine, di un nuovo piano quinquennale liberandosi della responsabilità di far meglio della stagione precedente. De Laurentiis nella stessa estate ha messo il piede sull’acceleratore e usato il freno a mano della macchina Calcio Napoli. I risultati d’inizio stagione avevano animato ancora di più l’entusiasmo generale, sprofondato poi nella depressione al cospetto delle prime difficoltà.
Nella variabilità del termometro dei sentimenti sguazzano i sapientoni, quelli che lodavano il Napoli di Benitez quando faceva faville in campionato e in Champions e oggi si sono specializzati nel processo a Rafa. Il dato di partenza è poi sempre lo stesso: la rosa è ottima, De Laurentiis ha fatto grandi investimenti in estate e il rendimento preoccupante delle ultime giornate è colpa di Benitez. “Nessuno disturbi il manovratore”, è la logica di questo processo mediatico che non è assolutamente nuovo; colpì anche Mazzarri dopo la rimonta del Milan a Fuorigrotta da 2-0 a 2-2.
Benitez non si fa certamente scalfire, a Londra ha gestito un ambiente che invocava Mourinho arrivando in Champions e vincendo l’Europa League. I contenuti di certi attacchi sono esasperati, il Napoli non merita nessun processo. I dati sono chiari: undici punti rispetto a due stagioni fa, l’ultima volta che si è disputata la Champions, uno solo in meno rispetto allo scorso campionato sicuramente di levatura inferiore. La differenza più rilevante è che il Napoli non doveva affrontare un girone di ferro in Champions ma l’Europa League facendo ricorso ad un ampio turnover.
C’è una situazione preoccupante che merita un’analisi seria, fatta con la dovuta onestà intellettuale. Benitez ha bisogno di tempo, le sue metodologie riguardo la preparazione e gli allenamenti fatti senza il fondo ma con il ricorso continuo al pallone devono essere metabolizzate da tutti coloro che sono abituati, invece, ad un lavoro atletico di ben altro tipo. Il calcio italiano ha una sua particolarità, è il paradiso della tattica con tanti tecnici bravissimi a giocare sull’avversario come Donadoni e Guidolin nei due passi falsi interni contro Parma e Udinese. E’ indubbio che Benitez sia stato colpito dalla duttilità tattica di questi allenatori che hanno saputo sfruttare i limiti attuali del Napoli che sono di varia natura.
Il calo atletico non può essere nascosto, l’ha ammesso anche Blerim Dzemaili in conferenza stampa. La straordinaria condizione di Behrami, Callejon, Insigne ed altri nella prima parte della stagione ha coperto i limiti di un organico che ha dei profondi vuoti in alcuni ruoli: difesa, centrocampo, esterni e vice-Higuain. Gli infortuni hanno evidenziato le carenze anche perché hanno colpito ruoli-chiave nello scacchiere tattico di Benitez. Mesto e Zuniga sapevano brillantemente eseguire le indicazioni tattiche nel ruolo di esterni bassi, Hamsik è fondamentale per il raccordo tra centrocampo e attacco e per il contributo alla fase di non possesso. Pandev ha realizzato i suoi stessi gol: sei, ma non ha assolutamente le caratteristiche per aiutare la squadra nella transizione tra le due fasi, il più grande problema emerso nelle ultime sette partite disputate tra campionato e Champions in cui il Napoli ha subito quindici gol. Sotto quest’aspetto Benitez potrebbe sperimentare di più Dzemaili in quella posizione aiutando la squadra ad essere più corta, coperta e meno esposta alle ripartenze. Molte reti incassate sono nate da errori individuali che fotografano il deficit di qualità degli azzurri. Gli strafalcioni dovrebbero far riflettere i sapientoni, mettendo in discussione l’operato sul mercato di De Laurentiis, Bigon e scouting, che ha portato dalle parti di Castelvolturno giocatori non all’altezza.
La lista è lunga: Fideleff, Chavez, Bruno Uvini, Zapata, Fernandez, Britos, Donadel, Santana e potremmo continuare ancora a lungo. Chi è il responsabile di questi errori? Chi fa il mercato? Qual è il progetto societario? Perché non dotarsi di un direttore generale all’altezza del Napoli? Perché continuare ad avere un’area tecnica che negli ultimi anni ha fornito prima a Mazzarri e poi a Benitez rose non adeguate? Cosa si vuole fare con il settore giovanile? Sono queste le domande che bisognerebbe farsi e invece no, ci si sofferma solo sul campo, come se le partite si risolvessero solo nell’arco dei novanta minuti e non siano il frutto anche del lavoro della società.
Mercoledì c’è un’impresa da tentare, la sfida contro l’Arsenal può cambiare la stagione. Il mercato anche è bloccato, s’attende la partita di mercoledì. La dirigenza e Benitez stanno valutando tanti nomi, la priorità è a centrocampo. Gonalons è bloccato, il Napoli può prenderlo quando vuole; c’è già un accordo di massima sulla cifra di 12 milioni con il Lione, mancherebbero solo i dettagli col giocatore e il suo entourage. Benitez non è convinto e sta presentando idee relative al circuito spagnolo. Rafa non stravede neanche per Ranocchia ed Antonelli, una trattativa ben avviata e che non è ancora conclusa. L’intesa tra le società già è definita per otto milioni, compensati in parte dall’impegno di Preziosi a riscattare Calaiò e Gamberini. C’è stato un contatto tra De Laurentiis e gli agenti del giocatore all’Olimpico in occasione di Lazio-Napoli, non c’è ancora l’accordo sull’ingaggio che dovrebbe percepire il giocatore. Se arriverà l’esterno del Genoa, partirà Armero; il Benfica è la squadra più accreditata a prelevarlo. Con il club portoghese potrebbe aprirsi una trattativa per Garay, difensore della Nazionale argentina.
Il Napoli potrà arricchire il suo budget anche con la cessione di Vargas che ha varie pretendenti: il Santos, il Cska Mosca e lo stesso Benfica. De Laurentiis ha parlato di 50 milioni, bisognerà spenderli bene e con giocatori all’altezza dello spessore di Benitez, la figura a cui deve aggrapparsi lo spogliatoio, l’ambiente e la tifoseria.
Ciro Troise
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