Era tutto già studiato, De Laurentiis è un uomo di cinema e la sua strategia di comunicazione coincideva con una sceneggiatura già preparata. Il presidente ha assorbito le critiche per mesi, ha osservato la rabbia dei tifosi dopo l’eliminazione dalla Champions League, si è dispiaciuto per i cori e gli striscioni delle curve ma soprattutto per i tanti supporters azzurri che hanno perso l’abitudine di andare al San Paolo. Il presidente sapeva che la Supercoppa contro la Juventus era l’occasione del riscatto, il momento in cui far sentire con forza la propria voce. Qualche giorno prima alla presentazione del suo film di Natale non si era esposto moltissimo. Un commento al sorteggio dei sedicesimi di Europa League e la critica ai tifosi, colpevoli di essere piagnoni e pronti ad abbandonare una bella donna al primo raffreddore. Mentre si definiva fortunato per l’esito dell’urna (nel calcio si dà sempre valore all’avversario, è una regola non scritta), tentava di uscire dal ring attaccando i tifosi. Era l’Aurelio furioso, arrabbiato per il momento della squadra e per una stagione che non decollava. Tratteneva le parole, bloccava il vulcano di concetti perché l’occasione del riscatto non era ancora arrivata. A Doha ha costruito il suo “one-man show”, ha cercato di eleggersi nel ruolo di protagonista assoluto. “Dovete preoccuparvi solo se mi stufo io”, disse il presidente qualche anno fa all’esterno del ristorante “Villa D’Angelo”. Era il Natale dell’anno della rivoluzione, quando sono andati via Mazzarri e Cavani. La musica non è cambiata, il concetto espresso dal patron è lo stesso: “Sono io l’unico indispensabile, tutto il resto è superfluo”. In due giorni De Laurentiis ha confermato il calo mentale della squadra dovuto alla differenza tra le aspettative create e i risultati, senza ammettere alcuna sua responsabilità riguardo alle dichiarazioni di Dimaro o alla conduzione del calciomercato, ridimensionato Benitez, colpevole d’insistere prima su un modulo che ha bisogno di due centrocampisti strapagati e poi di non amare Napoli abbastanza e di preferirgli la nebbia presente altrove. Sembrava un film già visto, la sceneggiatura è ripetitiva come nei cinepanettoni della Filmauro. Chissà se in cuor suo si chieda perché nessuno riesce a legarsi a lui, il motivo per cui tutti si rendono conto molto presto che non si possono costruire cicli all’insegna di una crescita vertiginosa, che il progetto è limitato. Probabilmente anche Benitez finirà nell’elenco dei traditori e, invece, De Laurentiis farebbe bene a sedersi al tavolo e capire perché Rafa non vuole rinnovare, provando con tutte le sue forze a dare ulteriore respiro al progetto tecnico dell’allenatore spagnolo. Non è una questione d’ingaggi ma di garanzie per una crescita veloce. Potrebbe decollare con un cambio della struttura societaria, con lo stadio di proprietà, con un po’ di deregulation sui diritti d’immagine e sui parametri rigidi in generale, dai cartellini dei giocatori alle affiliazioni delle scuole calcio non consentite per il settore giovanile.
Benitez, da uomo d’esperienza, ha tirato dritto per la sua strada ed ha vinto come sanno fare le persone convinte delle proprie idee. Rafa in estate voleva tenere Reina e dare Rafael in prestito ma, quando ha dovuto accettare le scelte di De Laurentiis, ha insistito sul brasiliano nonostante le sue difficoltà, ha impostato la partita dal punto di vista tattico senza farsi condizionare da nulla, ha puntato sul dinamismo e sulla personalità di Gargano, ha ottenuto da De Guzman un grande lavoro in fase di non possesso. Non condivisibile stavolta la sostituzione di Hamsik, la Juventus ha preso il sopravvento proprio quando è uscito lo slovacco ma il cuore e la personalità degli azzurri hanno fatto la differenza, proprio nei momenti più complicati. Su quest’aspetto De Laurentiis ha ragione: a prescindere dall'”estate maledetta”, la squadra non può avere i disastrosi black-out visti in campionato, l’intensità della sfida contro la Juventus deve trasmettere carica e fiducia.
Benitez si guarda intorno, il suo sogno è tornare al Liverpool, De Laurentiis l’ha capito e, quando ha fiutato l’emozione della vittoria, ha tirato fuori il suo spettacolo mai così completo: dalla Coppa alzata al cielo con Marek Hamsik al “je accuse” contro il sindaco Luigi De Magistris. A prescindere dalle polemiche, entro il 31 Maggio il Napoli può consegnare uno studio di fattibilità per risolvere la questione stadio. Invece di lamentarsi, la Ssc Napoli lo presenti quanto prima all’amministrazione comunale.
Nel ritiro di Doha De Laurentiis ha avuto anche il tempo di confermare l’arrivo di Gabbiadini, arriverà probabilmente anche Strinic; entrambi gli annunci dovrebbero essere compiuti nei primi giorni del 2015. In difesa e a centrocampo si opererà solo in caso di cessioni, Henrique ed Inler le possibilità di mercato in uscita. Se ne riparlerà nei prossimi giorni, ai napoletani deve essere concesso il diritto di gioire. De Laurentiis e Benitez sono di passaggio, il Napoli è della città che si prepara a vivere un Natale più bello, grazie al cuore di una squadra che ha stravolto la logica, ha combattuto alla pari contro la Juventus, ottenendo per lunghe fasi della gara il predominio territoriale e sapendo soffrire nel finale del secondo tempo ai supplementari. Juventus ripresa due volte e poi battuta quando sembrava finita, un film stupendo, che ha fatto tornare la città in piazza a festeggiare.
Ciro Troise
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