14 Settembre 2015-18 Ottobre 2015, 34 giorni dopo l’orario è sempre lo stesso, intorno alle 17 di domenica. Cambiano due cose: lo scenario e l’atmosfera. A metà settembre eravamo al “Castellani” di Empoli in una giornata piovosa che sembrava proporre l’identità del Napoli: una squadra in grado di accelerare che sembrava avere nella sua anima un freno, un virus che la rallentava.
Nella ripresa di Empoli-Napoli 2-2 qualche progresso si era visto, con il passaggio al 4-3-3 gli azzurri erano stati capaci di arrivare al pareggio e di chiudere l’avversario nella propria metà campo ma mancavano brillantezza, entusiasmo, freschezza mentale e soprattutto un’identità tattica che facesse esplodere le caratteristiche dei giocatori a propria disposizione. 34 giorni dopo arriva il fischio finale di Napoli-Fiorentina 2-1, al San Paolo fa ancora caldo ma è l’atmosfera ad essere bollente. Il Napoli è tornato nel cuore della sua gente, del popolo di Fuorigrotta che per tredici minuti accompagna la vittoria contro la capolista cantando e festeggiando. La Curva B guida l’orchestra ma tutto lo stadio s’unisce e soprattutto lo fanno i giocatori in campo dimostrando attaccamento ai colori e mettendo in mostra un’empatia travolgente. E’ inevitabile tornare indietro nel tempo, alla seconda frazione di gioco contro la Sampdoria quando divampava la contestazione contro De Laurentiis o ancora di più al 31 Maggio scorso con il triste epilogo di Napoli-Lazio 2-4 che ha spento i sogni Champions degli azzurri.
Innescando l’album dei ricordi, si può percepire lo straordinario lavoro compiuto da Maurizio Sarri che ha trasformato un gruppo sfiduciato in un’armata in cui ci si sacrifica per il compagno più vicino e che ha assorbito il sentimento, la tensione emotiva della piazza. Come è stato costruito tutto ciò? Cosa è successo in trentaquattro giorni? Sarri ha cambiato la sua testa prima di trasformare quella dei calciatori. L’ex allenatore dell’Empoli nella parte iniziale della sua avventura napoletana sembrava teso, preoccupato come dimostrano anche le tante dichiarazioni rilasciate a Dimaro sulla tendenza alla falsa partenza. Sarri non aveva le idee chiare, ha lavorato durante il ritiro su più moduli anche se il 4-3-1-2 era l’ipotesi al centro del suo progetto ma aveva già sprigionato una risorsa che segnava una forte differenza rispetto al passato: il confronto con i calciatori. Non c’erano certezze precostituite, l’umiltà della gavetta è la forza di Maurizio Sarri che sa bene di avere tanto da imparare da calciatori come Higuain, Reina, Albiol, Callejon. Il gruppo non ha abbandonato Sarri neanche nei momenti difficili proprio perchè sin dai primi giorni a Castelvolturno si è discusso di moduli, scelte e lavoro tattico. Non c’è una lezione, un’idea di gioco da imporre come se fosse la Bibbia ma un prodotto da costruire insieme per arrivare ai risultati. Dopo il 2-2 di Empoli, c’è stato un colloquio tra Sarri e Reina, il vero leader di questo gruppo che si è fatto portavoce del pensiero del gruppo. “Passiamo al 4-3-3, riduciamo i carichi di lavoro per acquisire brillantezza e trasmetti meno ansia, ce la possiamo fare”, furono questi i contenuti del colloquio.
Sarri ha saputo ascoltare e ha costruito la svolta attraverso la continuità dei risultati. I numeri del Napoli sono impressionanti: nelle ultime sette partite tra campionato ed Europa League il Napoli ha ottenuto sei vittorie ed un pareggio segnando venti gol e subendone solo due. Iniziano ad essere entusiasmanti anche le statistiche in trasferta, dove il Napoli non ha subito reti nelle ultime tre partite contro Carpi, Legia Varsavia e Milan. La svolta della squadra sta coinvolgendo un intero ambiente, anche la società si sta facendo trascinare dall’entusiasmo generale. Che differenza con il volto scuro di De Laurentiis al “Castellani” o con le nubi sull’umore di Cristiano Giuntoli che lo scorso 14 Settembre, afflitto da un po’ di nostalgia, riallacciò i contatti con Stefano Bonacini, presidente del Carpi, recandosi addirittura nella sede del club emiliano. Non era contento Giuntoli di come procedevano le cose, non riusciva ad incidere e, infatti, alla seduta d’allenamento per quindici minuti aperta alla stampa prima della gara contro il Bruges, ripeteva più volte al telefono con i giornalisti a pochi metri: “Rifarei tutto, bisogna avere solo un po’ di pazienza”. Probabilmente quelle parole erano rivolte soprattutto a se stesso oltre che ad un ambiente in fibrillazione. Nell’esperienza di Giuntoli influiva anche il finale della sessione estiva del calciomercato con la delusione per il mancato acquisto di Soriano e l’immobilismo in cui è piombato il Napoli dopo l’acquisto di Hysaj a fine luglio.
In quella fase c’erano tante polemiche, qualcuno addirittura chiedeva l’esonero di Sarri, che oggi, invece, probabilmente meriterebbe il rinnovo del contratto per dare respiro e progettualità a questo momento splendido. De Laurentiis l’ha trattato in estate come l’ultima possibilità dopo i rifiuti di Klopp, Emery, Montella e Mihajlovic ma ha trovato un grande allenatore, un maestro di tattica che è riuscito, però, nel compito più difficile: ridare convinzione, entusiasmo al gruppo a sua disposizione e all’ambiente.
La partita contro la Fiorentina è stata una prova di forza non tanto sotto il profilo tattico ma riguardo alla mentalità, alla capacità a livello psicologico di non innervosirsi nella prima mezz’ora, quando i viola sono apparsi addirittura superiori, e a non scoraggiarsi dopo l’1-1 di Kalinic. In varie fasi della gara il Napoli ha fatto fatica a tenere il baricentro basso, si è abbassato al cospetto del possesso palla degli avversari ma ha difeso in maniera brillante, solida, costringendo la Fiorentina a dover inventare continuamente delle nuove linee di passaggio per creare le tre occasioni avute durante la partita: una con Blaszczykowski e due con Kalinic. La prova dei tre centrocampisti è stata favolosa, Allan, Jorginho e Hamsik hanno recuperato sedici dei ventotto palloni strappati complessivamente dal Napoli alla squadra di Paulo Sousa. La svolta è nell’atteggiamento dei singoli: Jorginho nel centrocampo a tre ha acquisito autorevolezza, Hamsik è in un momento straordinario, Insigne nel 4-3-3 sta tornando alla media realizzativa di zemaniana memoria, Higuain è in una condizione fantastica. Bisogna solamente diventare più cattivi sotto porta, imparare a capitalizzare i momenti positivi come quando sull’1-0 per circa venti minuti il Napoli ha avuto più volte la palla-gol per raddoppiare.
Sarri deve continuare sulla strada tracciata, i prossimi obiettivi sono confermare la svolta costruita nella mentalità anche contro le piccole e poi dare fiducia, convinzione e volontà di mettersi in mostra anche ad alcuni ragazzi che finora sono stati impiegati poco o nulla, Strinic e Gabbiadini su tutti. In questa sfida conta tantissimo l’Europa League: sconfiggere il Midtjylland, capolista del campionato danese, sia ad Herning che al San Paolo aprirebbe le porte non solo alla qualificazione matematica ma addirittura alla certezza del primo posto nel girone, con la possibilità di concentrarsi fino a febbraio solo su campionato e Coppa Italia, avendo così la possibilità di gestire al meglio gli uomini a propria disposizione. In mezzo ci sarà il mercato di gennaio, in cui sarà fondamentale portare a casa delle alternative a centrocampo e in difesa per dare più certezze ad un gruppo valido ma che ha bisogno di rinforzi.
Ciro Troise
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