365 giorni dopo, il San Paolo torna a metabolizzare un’amara sconfitta, un anno fa gli azzurri caddero sotto i colpi del 4-2 inflitto dalla Roma. Stavolta non c’è l’amarezza per il sorpasso subito dopo mesi di primato ma la delusione per la sconfitta contro la Juventus che è sempre pesante. “Sono anni che dominiamo contro la Juve”, ha dichiarato Maksimovic alla Rai fotografando il disagio di un gruppo per cui non basta più l’orgoglio della prestazione ma anzi c’è la sensazione che si raccolga meno rispetto ai propri meriti. Nel calcio e nella vita questo sentimento soprattutto se prolungato può generare frustrazione, diventare tossico, produrre un calo d’autostima. Non è un caso che spesso nelle grandi partite il Napoli abbia espresso nervosismo: l’espulsione di Mario Rui all’andata, i cartellini rossi beccati da Koulibaly e Insigne contro l’Inter, nel finale di ieri la storia si è ripetuta e il campione senegalese ha rischiato di rovinare la sua sontuosa prestazione. All’85’ il giallo per fallo su Emre Can, all’89’ un’entrata su Dybala su cui Rocchi ha sorvolato. Questo gruppo ha bisogno di vincere, l’ha più volte detto capitan Insigne rappresentando il disagio di una squadra a cui ha fatto male portare a casa 91 punti e non vincere lo scudetto. Le scorie ci sono ancora anche per il peso che certe scelte arbitrali hanno avuto su quell’impresa mancata, sul sogno assaporato a Torino e poi sfumato. Il destino ha voluto che Pjanic rimediasse la sua prima espulsione per doppia ammonizione da quando è alla Juventus proprio al San Paolo dove già una volta aveva lasciato anzitempo gli spogliatoi, nel 2013 quando la sua Roma perse 4-1. Ancelotti ha una missione importante in chiave Europa League e in un campionato in cui c’è l’obbligo morale di conservare il secondo posto. Il Napoli nei big-match finora ha messo insieme prestazione e risultato soltanto contro il Milan a fine agosto e contro il Liverpool, poi uno dei due aspetti è sempre venuto meno. Nella vita e nel calcio la fortuna è determinante, i 23 legni colpiti dal Napoli rendono gli azzurri in credito sotto questo punto di vista ma affidarsi solo al confine che Esteban Cambiasso espone con la teoria “palo dentro-fuori” sarebbe riduttivo. Più s’alza il livello degli avversari, più contano i dettagli che spesso hanno dato torto al Napoli: dalle occasioni sprecate contro la Roma a quelle fallite da Callejon e Milik a Liverpool, dall’errore di Ospina di Liverpool a quello di Malcuit contro la Juventus, dalle prestazioni deludenti a San Siro al rigore fallito da Insigne contro i bianconeri. La strada è duplice: migliorare il livello dell’organico attraverso il calciomercato e lavorare sulla mentalità, sull’autostima. Sotto quest’aspetto vincere un trofeo rappresenterebbe un’iniezione di fiducia, una spinta per superare i propri limiti. La delusione contro la Juventus diventi rabbia per cancellare l’amarezza di una distanza siderale spropositata rispetto alla differenza dei valori che presenta il campo, sicuramente meno pesante del -16 che mette in mostra la classifica.
Ciro Troise
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