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Bigon contro i gufi, De Laurentiis sogna lo scudetto e a Catania cosa è successo?

A Catania è arrivata una lezione d'umiltà che può essere anche positiva se ben metabolizzata

DAI GUFI DI BIGON A DE LAURENTIIS“Siamo cinque o sei squadre, più la Juve, che ha obiettivamente qualcosina in più rispetto a tutte le altre, che si giocano i primi posti. Non vedo grandi motivazioni per cui il Napoli debba essere così chiacchierato. Sarà una strategia di gufare e di scaricare la tensione sulla nostra piazza che non ne ha bisogno piuttosto che su altre. Alcuni sperano che quest’esercizio possa far danni soprattutto nei momenti difficili, noi dobbiamo rispondere con calma e dedizione al lavoro”, così parlava Bigon il 12 Settembre scorso alla conferenza stampa di presentazione di Mesto, Uvini ed El Kaddouri.

Il tentativo del direttore sportivo era quello di allontanare l’accostamento della parola scudetto alla stagione del Napoli, condiviso poi anche da Mazzarri nella conferenza stampa alla vigilia di Napoli-Parma.Ho sentito Bigon, le voci destabilizzanti potrebbero essere fonte di fastidio”, così si esprimeva la guida tecnica del Napoli in merito alle pressioni da lui più volte allontanate invocando di concentrarsi partita dopo partita ed evitando di comunicare degli obiettivi. Le parole dello staff tecnico non hanno, però, convinto De Laurentiis che già a Dimaro alzava l’asticella degli obiettivi comunicando chiaramente l’obiettivo di ritornare in Champions League. “Siamo un gruppo straordinario, un network virtuoso che ha il gusto, Mazzarri in testa, di vincere sempre. Beh, diciamo che potrebbe essere l’anno propizio per lo scudetto. E sottolineo quel potrebbe, è un condizionale”, queste sono invece le dichiarazioni rilasciate dal patron del Napoli ad “Il Mattino” sabato scorso. La contraddizione è evidente, Mazzarri e Bigon abbassano i toni dell’entusiasmo creatosi al cospetto di tante vittorie ed il presidente si fa prendere dal momento positivo scaricando pressione sullo staff tecnico ed alimentando in maniera spropositata le convinzioni dei calciatori, legittimati così a credere di poter affrontare le gare anche senza esprimersi al 110%.

CATANIA E LA LEZIONE DI UMILTA’- La partita di Catania ha avuto la forza di riportare tutti con i piedi per terra ed è positivo che questa lezione di umiltà sia arrivata senza una sconfitta. Come è possibile che dei calciatori visti in condizione molto brillante contro il Parma vadano al piccolo trotto al “Massimino”, senza aver giocato un minuto in Europa League? Questa domanda ha alimentato le riflessioni dello staff tecnico e soprattutto di Mazzarri che a Castelvolturno ha ribadito ai ragazzi che senza la massima abnegazione in serie A non si conquistano i risultati. Naturalmente il caldo non può rappresentare la motivazione della svolta negativa notata a Catania. L’espulsione di Alvarez dopo due minuti ha probabilmente fatto credere agli azzurri di portare a casa la vittoria, suscitando a livello inconscio il pensiero: “Sono in dieci, vinciamo”. Nel Catania, invece, l’handicap ha prodotto l’effetto opposto: l’undici di Maran si è compattato, ha ridotto la distanza tra i reparti, ha chiuso gli spazi e si è affidato alle ripartenze. Per sfondare il muro eretto dai rossoazzurri bisognava velocizzare la manovra, muoversi senza palla, allargare il gioco sugli esterni che devono assicurare una spinta costante. Tutto questo non è mai successo nell’arco dei novanta minuti proprio nelle posizioni-chiave del campo. Inler non ha il passo per dare velocità al gioco, è un grande ordinatore sulla mediana ma gli manca il dinamismo per imporre l’accelerazione, in più non aveva la lucidità per imprimere il cambio di gioco, l’apertura improvvisa sulle fasce, Hamsik ha provato a muoversi tra le linee ma anche allo slovacco è mancata la precisione nelle giocate. Sulle corsie laterali Zuniga e Dossena a sinistra hanno provato a far male mentre Maggio è apparso in condizioni imbarazzanti. L’esterno della Nazionale non ha mai spinto sulla sua corsia, si è proposto più Campagnaro in fase offensiva che Maggio. Gli azzurri sono apparsi spenti e senza idee, come dimostrano i lanci di Cannavaro per Insigne sulla fascia sinistra nel secondo tempo. Il capitano del Napoli ad un certo punto non passava più per la mediana ma provava l’apertura per l’unico giocatore che ha trasmesso imprevedibilità alla manovra.

IL 4-2-4 E LA SVOLTA NON RIUSCITA Quando il Napoli dava la sensazione di essere più incisivo ad inizio ripresa, l’allenatore ha provato a dare un’ulteriore spinta inserendo Vargas al posto dell’ammonito Aronica e passando al 4-2-4. Il cambio di modulo è stato mal interpretato da tutti gli uomini offensivi; gli esterni di difesa si sono proposti poco, i due centrocampisti dovevano stare più bassi, accollarsi la fase d’impostazione ed evitare di sbilanciare la squadra (Hamsik e Dzemaili invece hanno seguito la loro propensione offensiva, ndr), Pandev doveva muoversi di più tra le linee, Insigne e Vargas dovevano stare più larghi. Il risultato è che la manovra degli azzurri, invece di allargarsi, si è stretta verso il centro favorendo la fase passiva del Catania che copriva così facilmente gli spazi. Mazzarri nella sua analisi ha sottolineato che i giovani devono crescere riferendosi ad Insigne e Vargas. Il cileno, però, è l’esempio più lampante di una contraddizione: se ad un calciatore chiedi il giovedì di fare la prima punta e la domenica di fare l’esterno d’attacco, è probabile che vada in confusione, soprattutto considerando il suo travagliato inserimento nella mentalità del calcio italiano.

Mazzarri in questi anni ha più volte dichiarato che questa squadra, se non si esprime al massimo delle sue potenzialità, può andare in difficoltà contro chiunque. La svolta nel sistema di gioco, con l’addio al dinamismo e alle accelerazioni di Lavezzi e Gargano ed il passaggio ad un 3-5-1-1 che punta su una manovra più ordinata ed una maggiore capacità nel costruire un gioco corale, ha alimentato questa caratteristica degli azzurri. La vittoria contro la Fiorentina ottenuta con due calci piazzati, il risultato roboante contro l’Aik Solna nonostante le sofferenze del primo tempo, hanno fatto pensare che il Napoli fosse diventata la grande squadra sorniona e capace di aspettare il momento giusto per colpire. “Non vorrei che i troppi elogi ricevuti abbiano fatto male a questo gruppo. E’ poi paradossale che il turnover non ha dato gli effetti sperati a Catania, ha fatto bene solo in Europa League. C’era qualche elemento che non era al top”, così Mazzarri ha commentato la gara di Catania nel post-partita ai microfoni di Mediaset Premium e Sky E’ evidente che non si tratta di un problema atletico ma mentale. La lezione di umiltà è arrivata, adesso c’è bisogno di far capire a tutti che nessuno ha il posto garantito, ma come Mazzarri ha affermato più volte, è il campo a dettare le gerarchie.

CI MANCAVA SOLO GARGANO- Le riflessioni finali sono dedicate a Gargano. E’ stata una domenica complessa in casa Napoli, con le dichiarazioni dell’ex azzurro a produrre altri problemi per gli azzurri. Le parole del Mota non mi hanno sorpreso, da mesi sosteniamo che le motivazioni della cessione dell’uruguagio sono da attribuire alla questione ingaggio (non è un caso che l’agente Lucci aveva chiesto al Napoli l’aumento da 900 mila euro ad 1,6 milione di euro e che all’Inter abbia sottoscritto un contratto che gli attribuisce 1.7 a stagione) e a problemi di spogliatoio dovuti alle tante discussioni con Mazzarri (da Bari-Napoli a Napoli-Sporting Braga del recente 4 Agosto, ndr) in cui ha influito il disagio più volte mostrato nel sedersi in panchina. La querelle Gargano dimostra che serve un maggiore supporto ai calciatori nell’attività di comunicazione; abbiamo da poco superato le contraddizioni nelle dichiarazioni di Quagliarella che siamo passati per il “Mota” dall’ardente desiderio di giocare nell’Inter, squadra per cui ha sempre tifato, alla volontà di dire la verità ai suoi vecchi tifosi. La rabbia per la sconfitta contro il Siena ha forse ricordato a Gargano che è stato ceduto solo in prestito con diritto di riscatto ai nerazzurri che possono esercitarlo o meno nella prossima estate.

A cura di Ciro Troise

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I Am Naples Testata Giornalistica - aut. Tribunale di Napoli n. 33 del 30/03/2011 Editore: Francesco Cortese - Andrea Bozzo Direttore responsabile: Ciro Troise © 2021 IamNaples
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