Chissà cosa s’immaginava Maurizio Sarri il 27 Maggio scorso quando si legava al Napoli fino al 2020 in un’atmosfera di grande entusiasmo, di brillanti progetti per il futuro. La cessione di Higuain era una prospettiva probabile, l’incubo di vederlo in bianconero non apparteneva ancora alle notti di nessuno.
A distanza di quasi tre mesi, non c’è più nulla di quell’entusiasmo legittimo in virtù della qualificazione alla Champions League. Intorno al Napoli c’è soltanto una baraonda, una confusione senza confini, figlia dell’incapacità del club di gestire uno dei momenti più difficili dell’era De Laurentiis.
C’è inquietudine, nervosismo, tensione, nulla è organizzato con serenità. Il Napoli avrebbe bisogno di comunicare, compattarsi e allo stesso tempo aprirsi con un’operazione simpatia che faccia dimenticare Gonzalo Higuain, il trascinatore, il faro offensivo della scorsa stagione. La verità è che Higuain aleggia come uno spettro innanzitutto nel centro sportivo di Castelvolturno. Ne ha parlato ancora Hamsik nel post-partita di Pescara, Sarri in conferenza stampa ha prima dichiarato di non voler affrontare l’argomento, poi non ce l’ha fatta e chiarito due verità assolute: “Higuain ci ha tolto tante castagne dal fuoco e non è sostituibile”.
La confusione del Napoli incombe sull’atmosfera dell’”Adriatico” quando, nel corso del primo tempo, è già noto a tutti che Sarri non parlerà nel post-partita. Il comunicato del Napoli all’indomani del match chiarisce che è una decisione presa prima del match, la scusa è quella ricorrente dai tempi di Mazzarri: i problemi dell’aeroporto di Capodichino nell’accogliere gli azzurri dopo la mezzanotte. In Champions, però, con le regole Uefa che impongono l’attività media, scomparirà ogni difficoltà e sarà consentito agli azzurri di fare le interviste nel post-gara. In realtà è l’inquietudine di Sarri a spaventare De Laurentiis, la chiarezza “old school” dell’allenatore nella conferenza di sabato pomeriggio non è stata gradita dal presidente del Napoli.
Mentre tanti addetti ai lavori raccontano di una rosa rinforzata e del fuoriclasse in panchina, Sarri ha chiarito che sono arrivati tanti giovani con ottime qualità in prospettiva ma che avranno bisogno di tempo per emergere, che è assolutamente necessario un rinforzo in difesa e che Higuain manca tanto a questo gruppo, confermando che la sua ombra offusca i pensieri di tutti.
I calciatori non sono dei robot e a Pescara il “clima tossico” ha condizionato la prestazione degli azzurri. Il gol di Benali all’8’ ha trasformato gli equilibri del match nonostante nelle prime battute di gioco il Napoli avesse dato dei segnali positivi, sembrava propositivo e capace di tenere a bada il Pescara. Andare sotto contro una neopromossa che ha perso il suo bomber principale ha mandato sotto shock il Napoli e contestualmente alimentato la fiducia degli abruzzesi. Gli azzurri così s’affidavano a soluzioni estemporanee a livello offensivo, lasciavano campo al Pescara che ha raddoppiato e prodotto anche altre occasioni.
Nel secondo tempo la sfida si è ribaltata, il Pescara è calato e ha abbassato il baricentro, il Napoli ha iniziato con un piglio diverso e l’inserimento di Mertens e Milik ha cambiato le sorti del match. Poteva arrivare anche una vittoria con un po’ di fortuna in più, viste poi anche le valutazioni di Rocchi e Giacomelli sul rigore concesso e poi tolto. La ripresa consegna la speranza di una rosa che offre delle alternative in grado d’incidere sulla partita ma il primo tempo non può essere sottovalutato. Il Napoli è apparso più volte lungo, ha concesso praterie nella costruzione del gioco, ha consentito ad un talento come Verre di dominare in mezzo al campo. L’applicazione della linea difensiva è stata più volte errata al cospetto degli uomini d’attacco del Pescara in grado di non dare punti di riferimento ad Albiol e Koulibaly, apparso particolarmente distratto e confuso. Le squadre di Sarri hanno sempre avuto delle difficoltà nella partenza, il Napoli ieri è apparso in certi frangenti troppo brutto per essere vero. Siamo abituati a vedere il giro-palla veloce in circa quaranta metri, una squadra corta, compatta, attento alla distanza tra i reparti, a Pescara, invece, l’undici di Sarri ha ricordato le prestazioni peggiori della scorsa stagione. Lo shock dell’Adriatico ha ricordato gli scivoloni di Empoli, Bologna, Udine e Milano, quattro gare in cui il Napoli ha subito due reti nel primo tempo nella scorsa stagione. I rinnovi contrattuali tenuti colpevolmente in stand-by, prima che poi esplodessero le grane Koulibaly e Insigne, il caro-biglietti per le curve contro il Milan, la gestione dei rapporti con la stampa dopo il lungo silenzio di Maurizio Sarri, hanno generato una baraonda in casa Napoli.
Bisogna ripartire dal secondo tempo, con la serenità e la fermezza nel realizzare certe scelte sul mercato e non solo. La partita di Pescara ha ripresentato le difficoltà di Gabbiadini nel giocare da prima punta nel sistema di gioco di Sarri, allora il 22 Agosto il Napoli è ancora davanti ad un bivio: o l’allenatore valuta un cambio di modulo e d’impostazione della manovra quando gioca Gabbiadini oppure meglio venderlo e comprare un altro centravanti più valido nel legare i reparti, aprire gli spazi per i compagni, così come ha fatto Milik a Pescara. Manca poco più di una settimana alla fine del calciomercato, Maksimovic è la priorità, Tonelli rischia di non essere inserito neanche nella lista dei 25. Per eventuali altri rinforzi è necessario cedere: Maggio, Strinic, El Kaddouri e Gabbiadini per motivi diversi sono costantemente in bilico, rappresentano i “ricchi precari” del Napoli.
Ciro Troise
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