Al di là del risultato il Napoli ad Empoli ha fatto troppo poco e soprattutto non ha messo in mostra cambiamenti in grado di trasmettere entusiasmo, fiducia. Non è tutto da buttare e alla terza giornata non si può parlare già di fallimento, esonero dell’allenatore, anche il mini-ciclo di Donadoni ebbe bisogno di sette partite per spegnersi. Nella ripresa si è vista una squadra più corta, compatta, che ha concesso all’Empoli solo tiri dalla distanza e che qualcosina davanti ha costruito. Molte azioni sono frutto d’intuizioni dei singoli, l’unica proposta offensiva che ha ricordato i concetti trasmessi a Dimaro è arrivata al 61’ con una circolazione veloce del pallone fino alla conclusione a lato di Gonzalo Higuain.
Il Napoli vive una depressione progettuale dall’estate di Bilbao, quando si è rotto il rapporto tra Rafa Benitez e il presidente De Laurentiis, e in molte occasioni ha portato in campo un atteggiamento mentale che sembra riprodurre le difficoltà delle società. La perdita della Champions per due stagioni consecutive ha tolto appeal al Napoli, tanti giocatori in organico avrebbero preferito essere trasferiti altrove e in tanti reparti, come ha sottolineato Maurizio Sarri, l’organico non è stato completato con acquisti di spessore. Ciò che preoccupa è che la svolta non c’è stata, il Napoli procede per inerzia ripetendo gli stessi errori della scorsa stagione e soprattutto sembra non riuscire a seguire la strada tracciata da Sarri.
Nel primo tempo ad Empoli si è vista una squadra a tratti in balia dell’avversario, con la tendenza ad allungarsi, che sembrava registrare un vuoto sulla mediana. In molti frangenti Insigne, Gabbiadini e Higuain sono stati costretti a venire a prendere palla a settanta-ottanta metri dalla porta perché i centrocampisti non riuscivano a spezzare il gioco e a ripartire con una manovra ordinata e produttiva.
Jorginho in trentadue minuti ha toccato più palloni di Valdifiori in cinquantotto: cinquantadue l’italo-brasiliano e quarantasette l’ex Empoli. Hamsik deve fare molto di più, in questo ruolo a lui tanto gradito non possono bastare gli inserimenti offensivi (ne ha compiuto uno solo all’ultimo minuto) ma serve un lavoro complessivo nelle due fasi. Tranne il dinamismo di Allan, ieri nella zona nevralgica del campo il Napoli è apparso in grande difficoltà, mancava anche la personalità nel tentare la giocata più difficile, nel prendersi il pallone e smistarlo con qualità in una situazione più complicata. Soprattutto nella prima frazione di gioco, tutto ciò l’ha fatto solo Insigne che si è mosso da trequartista puro. Quando la sua condizione atletica sarà migliore, potrebbe riuscire anche ad aumentare il minutaggio a sua disposizione candidandosi come faro del gioco offensivo degli azzurri.
Sarri ha bisogno di tempo ma è necessaria una svolta generale, bisogna accelerare nella capacità d’assorbire i dettami tattici dell’allenatore. Confrontando le ultime giornate di campionato della scorsa stagione con le prime di questa in corso, è evidente che in fase difensiva non c’è stata alcuna svolta: il Napoli da sette gare in campionato realizza uno o più gol a partita ma ne subisce almeno due. Sarri deve costruire la svolta con il coraggio, è evidente che Albiol e Maggio non hanno la velocità di pensiero e d’esecuzione per reggere i meccanismi difensivi richiesti dall’ex allenatore dell’Empoli e allora qualche turno di stop per loro è necessario. Koulibaly è l’unico difensore di passo rapido in rosa, la sua presenza è fondamentale, Hysaj a sinistra con l’Empoli a corto di benzina e schiacciato nella propria metà campo non è riuscito ad assicurare una spinta costante ed efficace, rispolverare due mancini puri come Strinic e Ghoulam deve essere un obiettivo di Sarri. Zuniga non può più essere protagonista di una stagione ad alti livelli con continuità ma è in condizione di disputare qualche gara. Poiché contro il Brugge non sarà utilizzabile non essendo in lista Uefa, con la Lazio sarà schierato almeno a gara in corso? Non si può togliere a Sarri il tempo necessario per dimostrare il suo valore ma ieri i segnali di nervosismo di De Laurentiis e di tensione in casa Napoli si sono visti. La svolta ha tre concetti di riferimento: coraggio nelle scelte, carattere nella gestione del gruppo e i risultati, di cui il calcio è inevitabilmente schiavo. Il giocattolo non va sfasciato, bisogna proteggerlo ma bisogna avere il coraggio di mettersi in discussione per riuscire a superare una partenza difficile.
Ciro Troise
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro