Si sta giocando Napoli-Lazio, gli azzurri vanno sotto, la semifinale di Coppa Italia si allontana gradualmente dal destino degli azzurri, una magia di Insigne sembrava potesse prolungare la partita ai supplementari ma il pareggio non arriva. Le curve sono in fermento, la pazienza e l’attaccamento alla maglia, che in altre situazioni hanno tenuto la tifoseria vicino alla squadra, lasciano spazio alla contestazione. Nel mirino finisce Aurelio De Laurentiis, la parte più calda del tifo l’ha sempre individuato come responsabile per non aver rinforzato in modo adeguato la rosa in estate. Il patron non ci sta, la rabbia per la sconfitta si unisce alla dolorosa constatazione della tempesta ambientale che s’abbatteva sul San Paolo ed esplode la tensione.
De Laurentiis comunica a Bigon la scelta di andare tutti in ritiro, il direttore sportivo non è d’accordo ma è chiamato ad eseguire il compito affidatogli, Benitez e la squadra esprimono la loro contrarietà ma il “capo” ha deciso e non c’è nulla da fare. Il presidente rende ancora più dirompente la forza della sua decisione con il discorso tenuto in conferenza stampa, parla di bellezza rapace della città, invoca la concentrazione di tutti e si mette dalla parte dei tifosi. “Fanno bene ad essere arrabbiati”, sentenzia De Laurentiis specificando in maniera molto chiara che si tratta di una sua decisione in quanto esige rispetto per la maglia, i tifosi, l’allenatore e la società.
Il ritiro di Castelvolturno lascia il segno nel gruppo, Benitez cerca di portare l’attenzione di tutti sulla preparazione della gara contro la Fiorentina, la squadra nota il seguito mediatico delle dichiarazioni di De Laurentiis sulla bellezza rapace della città ed esprime il suo disappunto. Il comunicato di sabato pomeriggio con la firma del presidente nasce dalla richiesta di vari calciatori feriti nell’orgoglio da tutto quanto è accaduto dopo la sconfitta contro la Lazio. Questo clima ha portato il Napoli verso la gara contro la Fiorentina, sono esplosi dei conflitti che in silenzio si manifestano dalla scorsa estate. C’è la divergenza presidente-allenatore che risale dai tempi del mercato e uno spogliatoio che non è apparso sempre un blocco granitico a prescindere dalle dichiarazioni di facciata. Lo dimostra anche il cambio Rafael-Andujar richiesto dai giocatori più rappresentativi, soprattutto da Higuain dopo la sconfitta di Palermo e l’errore del portiere brasiliano.
Le tensioni nel calcio aiutano, la squadra domenica è obiettivamente apparsa più concentrata, cattiva, cinica approfittando anche di una Fiorentina depressa per la sconfitta in Coppa Italia contro la Juventus e poco incisiva in fase offensiva. Stare insieme nel calcio forma l’anima dei gruppi, li compatta contro il mondo esterno e rafforza l’empatia tra tutti i protagonisti, il ritiro quindi è stato d’aiuto ma la tesi per cui è bastata la sfuriata di De Laurentiis per tornare alla vittoria è semplicistica, parziale e fuorviante. Il Napoli che in un mese e mezzo ha sconfitto solo Sassuolo e Dinamo Mosca al San Paolo ha espresso un problema nella tenuta mentale, nell’intensità, nella capacità di stare sul pezzo in ogni momento della gara, solo nei settanta minuti della sfida contro l’Inter si è vista una squadra capace di tenere a lungo i ritmi alti. Gli azzurri, però, hanno sempre tenuto il pallino del gioco e in varie occasioni meritavano di più rispetto ai risultati ottenuti, come nelle gare contro Atalanta, Roma e Lazio. L’unica prova inquietante, nettamente al di sotto del livello della squadra è quella di Verona, a Torino il Napoli ha pagato gli errori difensivi nel momento migliore, quando sembrava chiudere la formazione di Ventura nella propria metà campo.
Contro la Fiorentina il Napoli non ha avuto bisogno di alzare molto i ritmi, la difesa e il centrocampo sono apparsi molto compatti, il ritorno alla coppia Gargano-David Lopez ha dato maggiore equilibrio, i viola non hanno avuto occasioni da gol, non hanno mai tirato in porta e la qualità offensiva degli azzurri ha fatto la differenza. La formazione di Montella ha prodotto più possesso palla, ha espresso maggiore precisione anche nella gestione della sfera ma lasciava campo alle ripartenze dei ragazzi di Benitez. Se fosse stato assegnato il gol di Higuain, la partita sarebbe stata in cassaforte già durante il primo tempo. Una rondine non fa primavera e definire il Napoli guarito dalla crisi sarebbe molto prematuro. In Germania giovedì ci sarà la sfida della verità, il Wolfsburg è una squadra molto compatta, corta, che sa colpire in velocità le difese avversarie con il talento dei suoi uomini d’attacco. Alla Volkswagen Arena l’avversaria del Napoli in Europa League ha rimediato una sola sconfitta durante tutta la stagione contro l’Everton il 27 Novembre scorso, a Wolfsburg è caduto anche il Bayern Monaco.
Il Napoli dovrà avere la forza di esprimersi a ritmi alti, bisognerà ritrovare l’intensità smarrita sia a livello difensivo che offensivo. La stagione non è ancora finita, se si conservano concentrazione, unità d’intenti producendo un equilibrio virtuoso tra tutte le parti in gioco, possono arrivare delle soddisfazioni. Mancano otto partite in campionato e la rimonta non è impossibile, il Napoli può insidiare due avversarie e c’è il sogno Europa League che può cambiare il destino dell’annata.
Ciro Troise
Condividi:
- Fai clic per condividere su Facebook (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Twitter (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per condividere su Ok Notizie (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic per inviare un link a un amico via e-mail (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pinterest (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Pocket (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su Tumblr (Si apre in una nuova finestra)
- Fai clic qui per condividere su LinkedIn (Si apre in una nuova finestra)
- Altro