“A Torino è nato il Napoli di Ancelotti”, è il commento ricorrente sulla vittoria più esaltante sotto il profilo del gioco conquistata dagli azzurri in questa stagione. E’ fuorviante stabilire in ogni occasione dei momenti-chiave, come se si dovesse andare alla ricerca costante di una data di nascita da inserire sulla carta d’identità. Il Napoli è ancora un cantiere aperto e Ancelotti non vuole costruire una squadra che reciti a memoria una sola filosofia di gioco ma un gruppo camaleontico che sappia trovare la strada più efficace a seconda degli avversari, dell’evoluzione delle partite. Ancelotti a Torino ha riproposto la coppia Mertens-Insigne che non aveva incantato contro la Fiorentina perché la formazione di Pioli si difendeva con il baricentro basso e concedeva pochi spazi agli azzurri per andare in verticale. Mertens è devastante se ha la possibilità d’attaccare gli spazi in velocità come nell’occasione del secondo gol, quello di Verdi, la vera innovazione tattica proposta da Ancelotti a Torino. Verdi ha giocato nel ruolo che di solito sta occupando Zielinski, i suoi tagli verso il centro hanno creato spesso il “tre contro tre” con i difensori del Torino. Tale mossa ha dei rischi in fase di non possesso avendo Verdi scarsa abitudine a rientrare in copertura, l’inserimento di un centrale adattato come Luperto rispondeva proprio a quest’esigenza e, in occasione del rigore, il supporto dell’ex Bologna è stato carente. Il Torino è andato in tilt, i difensori s’alzavano poco e i centrocampisti rinculavano in grave ritardo, così il Napoli nei primi venticinque minuti poteva portare a casa anche un vantaggio più netto dello 0-2. Ancelotti non ha trovato il suo Napoli, ha proposto una versione che ha realizzato la prestazione più esaltante sotto il profilo del gioco di quest’inizio di stagione. Il Napoli, eccetto i primi dieci minuti della ripresa, è stato padrone assoluto del campo, ha aperto le praterie del Torino in verticale e sull’1-3 in tanti frangenti è riuscito anche a gestire il possesso palla con discreta disinvoltura. L’impatto dei subentranti Allan, Zielinski e Maksimovic nel ruolo di terzino destro, in cui si è cimentato talvolta anche in allenamento con Sarri, è stato importante e trasmette la sensazione per cui la valorizzazione della rosa stia dando i suoi frutti. Ogni calciatore sa che può arrivare il suo turno e si fa trovare pronto, le tensioni vengono messe ai ma“rgini, non trovano alcuna legittimità di fondo. Eccetto il rigore causato da un’ingenuità di Luperto, il Torino non ha creato altre occasioni da gol ed è la terza partita consecutiva, dopo quelle contro Fiorentina e Stella Rossa, che la fase difensiva è cresciuta sotto il profilo della solidità. Il passaggio al 4-4-2 nasce da quest’esigenza, dai sei gol subiti in tre partite, dagli ampi spazi che il Napoli lasciava agli avversari nelle transizioni offensive. Il Napoli ha altre soluzioni rispetto a quelle messe in campo contro il Torino, toccherà poi ad Ancelotti individuare la più efficace a seconda delle partite. Contro il Milan fu decisivo il cambio di sistema di gioco, a Genova la svolta nell’intervallo consentì comunque al Napoli di essere più pericoloso anche senza riuscire a portare a casa nulla, contro la Fiorentina l’ingresso di Milik è stato decisivo non solo per l’assist ma perché ha dato profondità ad una squadra che faceva fatica ad aprire gli spazi della squadra di Pioli. Milik può tornare ad essere utile per la sfida contro il Parma che si difende più basso del Torino, cercando poi di trovare gli sbocchi per far partire Gervinho in contropiede. Il cantiere è ancora aperto, non c’è solo un’identità da assorbire ma varie filosofie di gioco che possono anche arricchire la forza d’urto a livello offensivo, messa in discussione dopo le fatiche contro Sampdoria, Fiorentina e Stella Rossa nel concretizzare le occasioni create.
Ciro Troise
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