TURNOVER E VARIAZIONI – A Udine, Benitez si è dato alla sperimentazione, ovvero al turnover: centrocampo e trequarti decisamente inediti, con Inler e Jorginho fuori e Lopez e Gargano dentro. Anche Hamsik messo a riposo, insieme a Callejon che, oltre a meritare il riposo, con le ultime prestazioni ha meritato anche la panchina. Dentro Michu e Zuniga, ad ennesima conferma che Benitez vede il colombiano più come esterno offensivo. L’inizio di gara è stato un po’ caotico, bloccato a metà campo, prima che il Napoli si organizzasse sul possesso e l’Udinese sulle ripartenze. Entrambi gli obiettivi raggiunti solo in potenza: l’Udinese non è stata mai pericolosa e Di Natale mai servito, mentre il Napoli ha saputo far circolare palla più in orizzontale che in verticale, sebbene mantenesse dei buoni ritmi per corsa e aggressività, e un baricentro piuttosto avanzato, utile a schiacciare i padroni di casa e comandare il gioco. Tuttavia, imprecisione e mancanza di idee sulla trequarti hanno lasciato Higuain isolato almeno quanto Di Natale e così la prima mezzora degli spettatori è corsa via senza alzarsi dalla sedia. Deficit collettivi compensati almeno da qualche nota lieta dei singoli: Michu si è mosso (lentamente) con risultati inizialmente discreti nel ruolo di vice-Hamsik, pur senza garantire le qualità dello slovacco; meglio ha fatto Lopez, con un esordio di personalità, corsa e qualche incursione interessante. Di certo più dinamico e intraprendente di Inler, rimasto a guardare, così come anche Gargano sembra volersi meritare, con disciplina e intensità, la permanenza, e magari conquistarsi persino un posticino da semi-titolare: suo il palo al 35’, unica vera occasione del primo tempo.
RIPRESA ANCORA FATALE – Nel secondo tempo il copione si è prolungato per quasi venti minuti, senza sussulti. Al 63’ poi c’è stata una fiammata, innescata da un filtrante di Britos che, finalmente, ha chiamato in causa Higuain, bravissimo a incrociare il rasoterra su cui Karnezis è stato attento, ripetendosi poi alla grande sul secondo tentativo di Callejon, appena entrato al posto di Zuniga. Un altro cambio al 71’, stavolta di Stramaccioni (dentro Thereau), è stato seguito poco più tardi da una delle rare occasioni da gol, con la differenza che questa si è tramutata nella rete del vantaggio bianconero, grazie a una distratta e sfortunata spizzata di testa di Koulibaly che ha regalato un insperato assist a Danilo. Benitez è corso ai ripari richiamando un Michu divenuto impalpabile e inserendo Mertens, la consueta carta della disperazione quando serve il gol. Il Napoli ha aumentato la pressione, come sempre quando le cose si mettono male, e l’Udinese ha provato con maggiore frequenza, per logica conseguenza, a colpire in contropiede. Il tentativo di recuperare il risultato ha spinto gli azzurri all’orgoglio, ma è mancata ancora, e più di prima, la lucidità e la qualità negli ultimi metri, dove le linee sono diventate sì verticali, ma per nulla precise. Il caos finale e il nervosismo hanno favorito l’Udinese, come è ovvio, e la partita si è spenta al 93’ sull’1-0.
REVISIONI TATTICHE URGENTI – Al di là della sconfitta, nata da un episodio come contro il Chievo e maturata contro una rivale poco propositiva, si è rivista una grave sterilità in attacco e Benitez conferma una difficoltà tattica piuttosto ricorrente, emersa già nella passata stagione, contro le squadre che si chiudono e attendono. Si prolunga quindi un problema che sta diventando cronico: poca profondità e pochi palloni giocabili per il Pipita. I piedi buoni scarseggiano un po’, soprattutto sulle fasce difensive, ma non c’è granché da imputare ai singoli, mentre è stata più vistosa la mancanza di trame offensive, di schemi e idee, a parte un improduttivo controllo del pallone a centrocampo. Se la rosa non è stata potenziata, si può comunque lavorare sull’organizzazione di gioco, e magari intensificare le sedute tattiche per trovare nuove soluzioni verso la porta avversaria, che al momento sembrano davvero mancare.
Lorenzo Licciardi
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