Il Napoli si complica la vita nei minuti finali con la sfortunata deviazione di Albiol ma porta a casa la vittoria, la ventitreesima stagionale che rende ancora più solido il rapporto con il San Paolo. 45 punti su 76 sono stati conquistati a Fuorigrotta, dove il Napoli nel girone di ritorno ha già superato quanto fatto all’andata. Nella seconda parte del campionato solo il Milan è riuscito a strappare un pareggio al Napoli in una serata che ha avuto un peso specifico rilevante nella lotta per il sogno scudetto. Gli azzurri avevano la possibilità di effettuare il controsorpasso sulla Juventus che si era fermata a Bologna. Sono le storie di un sogno che è svanito in modo brusco, con la debacle di Udine e le tre sconfitte consecutive in trasferta. Il modo in cui si è spento il duello con la Juventus ha alimentato la risposta “di pancia” dell’ambiente, la delusione e la rabbia hanno superato la soddisfazione e le emozioni per il lungo periodo in cui Davide ha lottato in maniera brillante con Golia riuscendo anche a stargli davanti in più occasioni.
Il Napoli non ha retto alle pressioni, al peso delle difficoltà ed è stato travolto da una crisi di nervi generale, vissuta con i comunicati, il silenzio stampa e le malcelate frizioni tra presidente e allenatore. E’ inutile girarsi intorno, la dinamica è ormai chiara. Nel bel mezzo del sogno scudetto, Sarri non ha gradito trovarsi solo a gestire il rientro post-Pasqua, la gara di Udine con il presidente alle Maldive ma soprattutto s’aspettava che il grande lavoro compiuto portasse a rivedere un contratto che oggi non corrisponde più al valore dimostrato in quest’annata sulla panchina del Napoli. De Laurentiis, invece, gioca sull’opzione a sua disposizione fino al 30 Maggio, ha rinviato tutto a fine stagione, ha coltivato dei dubbi sul turnover limitato compiuto dall’allenatore, sul mancato utilizzo di Grassi e Regini, non ha gradito le sconfitte in trasferta che hanno rimesso in discussione il secondo posto, vista la rimonta della Roma che con Spalletti ha perso solo contro la Juventus, ottenendo quattro pareggi contro Verona, Inter, Bologna e Atalanta e dodici vittorie. La discussione è rinviata al 16 Maggio, quando il campionato sarà terminato e sarà, quindi, chiaro anche il destino del Napoli.
Il San Paolo ieri sera intanto non presentava un gran colpo d’occhio ed era diviso a metà tra l’entusiasmo per l’ennesimo successo interno e la delusione per ciò che poteva essere e non è stato. Sgombriamo il campo da ogni dubbio: il Napoli ha un organico complessivamente inferiore non solo alla Juventus ma anche ad Inter e Roma, il gap in termini di fatturato ed organizzazione societaria con i bianconeri è enorme ma nel calcio ci sono le annate da cogliere al volo, da sfruttare il più possibile in cui hanno tutti la sensazione di poter andare oltre le proprie potenzialità. I 34 gol stagionali di Higuain e due scontri diretti persi nei minuti finali alimentano i rimpianti del calcio dove non può essere tutto ridotto alle certezze dei numeri, altrimenti non avrebbe senso farsi trascinare dalla favola Leicester. Numeri alla mano, Sarri ha pienamente ragione a sostenere che non si può chiedere di più a questa squadra e questa società ma è inevitabile avere dei legittimi dubbi e qualche rimpianto per la gestione della seconda parte della stagione, considerando anche l’eliminazione rimediata dalle coppe. Mancano due partite, l’ultimo sforzo per conquistare la qualificazione diretta alla Champions League. Sarà poi tempo di valutazioni, il presidente dovrà valutare i risultati complessivi del lavoro di Sarri, considerando i tanti ambiti su cui si può migliorare sia nella costruzione dell’organico che nella sua gestione.
La Juventus sta già lavorando per il domani, tocca al Napoli rilanciare sul terreno della programmazione chiara, coerente, aspetto su cui tante volte De Laurentiis non ha brillato. Basta ricordare le fatiche di un anno fa nel rilanciarsi in pieno giugno con Sarri e Giuntoli, dopo i rifiuti di tanti allenatori e direttori sportivi.
A cura di Ciro Troise
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