Per arrivare lontano ad una squadra serve tutto: capacità di soffrire, attenzione in fase difensiva, maturità nella gestione dei momenti. È troppo comodo pensare di essere sempre nella propria comfort zone, con le partite che si mettono bene. La forza si vede nelle difficoltà e il Napoli sta dimostrando grande carattere, trovando finora nell’entusiasmo, nelle certezze riguardo a gioco e organizzazione tattica trasmesse da Spalletti, nelle qualità dei singoli, le soluzioni per la perdita d’esperienza e di vissuto rispetto alla scorsa stagione. Bisogna capire sul lungo periodo, nei momenti decisivi, quando il pallone scotta davvero ma nel frattempo carpe diem, il Napoli ha ritrovato il gusto della gioia dopo mesi “tossici”, tra la fine dello scorso campionato e l’estate molto movimentata.
Il Napoli a Milano ha vinto da squadra completa, ha fatto fatica nei primi venti minuti con i rossoneri che soffocavano la costruzione del gioco, con Lobotka che ci ha messo un po’ di tempo per liberarsi nelle posture e nell’orientamento del corpo dalla pressione di De Ketelaere. È stato sempre dentro la partita, non ha mai sbandato, c’è stato il contributo di Meret, finora la favola più bella. Ha avuto la forza di farsi scivolare addosso un’estate da precario di lusso, prendendosi sul campo la tanto agognata continuità da titolare nella porta del Napoli.
Il Napoli non ha fatto come l’Atalanta (che ha vinto con un solo tiro in porta) a Roma, non si è consegnato all’avversario per ampie parti della gara, ha trovato sempre i modi per reagire, stuzzicando per esempio nel primo tempo la mobilità di Raspadori che poche volte è riuscito ad avere palloni giocabili, l’uno contro uno di Kvaratskhelia che ha portato a casa due cartellini gialli degli avversari.
Nella ripresa il Napoli è partito meglio del Milan ed è stato premiato dal rigore, poi è arrivata la reazione della squadra di Pioli, l’infortunio di Politano, l’ingresso di Zerbin, preferito a Lozano reduce dall’influenza in un momento in cui bisognava lavorare a tutta fascia sulla spinta dei rossoneri con Theo Hernandez. Zerbin ha avuto un impatto sulla partita pesante, è stato protagonista della palla persa da cui nasce l’azione del tiro di Messias, poi ha subito l’accelerazione di Theo Hernandez in occasione del gol di Giroud, poteva rischiare di andare mentalmente fuori dalla partita e, invece, ha avuto la personalità di non farsi condizionare, dando poi il contributo in termini d’energia richiesto dall’allenatore. Ha avuto anche la possibilità di andare al tiro subito dopo il gol dell’1-2, la sua incoscienza è uno dei tratti distintivi del Napoli.
Spalletti ha più volte sottolineato il deficit di vissuto rispetto ad un anno fa ma il Napoli sta impressionando per lo spirito, la forza emotiva reagendo ai momenti difficili. Che riuscisse a sviluppare una buona identità di gioco era prevedibile, l’hanno messa in mostra spesso le squadre di Spalletti, che avesse trovato sul mercato dei giocatori validi come Kim e Kvaratskhelia è parso evidente (stanno andando oltre le più rosee aspettative), ma che avesse subito la personalità di uscire dalle difficoltà è un dato impressionante.
Gli azzurri sono passati già per diversi stress test, a Verona alla prima di campionato dopo un approccio da dominatori del campo hanno subito il gol d Lasagna, a Roma contro la Lazio il Napoli ha ribaltato una partita con una mezz’ora impressionante tra la fine del primo tempo e la fase iniziale del secondo. Non era scontato neanche superare la delusione per il rigore sbagliato da Osimhen contro il Liverpool, a Glasgow per il doppio errore di Zielinski dal dischetto o lo shock del pareggio di Giroud con inerzia a favore dei rossoneri. In serie A soltanto l’Udinese e il Milan hanno recuperato più punti da situazioni di svantaggio.
Ne è uscito fuori con le qualità tecniche, l’organizzazione tattica, lo spirito di sacrificio, il coraggio a volte anche smisurato, come quando all’85’ sulla traversa di Kalulu a San Siro ha rischiato di subire la rete del 2-2 sugli sviluppi di una ripartenza nata per un pallone perso al limite dell’area avversaria.
Si nota un lavoro di valorizzazione dei singoli attraverso l’atteggiamento collettivo che fornisce nuovi numeri e spunti significativi. Basta notare la grossa partecipazione agli impegni delle Nazionali: sono quindici i giocatori del Napoli convocati in Nazionale, con Anguissa ed Osimhen sarebbero stati diciassette. Un’altra bella storia riguarda Mario Rui che a causa dell’infortunio di Raphael Guerreiro del Borussia Dortmund ritorna in Nazionale dopo quasi due anni.
Il Napoli adesso deve avere l’ambizione di non sentirsi mai pago, il 1 ottobre contro il Torino si riparte con un altro mese e mezzo d’impegni a ritmo forsennato, con il girone di Champions League da portare avanti fino in fondo sulla scia positiva delle prime due gare e un campionato in cui c’è da combattere nel segno dell’entusiasmo.
Ciro Troise
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