E’ stata una domenica tristissima per il calcio italiano, forse la più brutta in assoluto da anni. La morte di Astori, in ritiro, nel silenzio della sua stanza d’albergo, colpisce la connessione emotiva che anima il mondo del pallone con un senso d’appartenenza che non conosce eguali in nessun ambiente. Nonostante gli scandali, l’applicazione delle regole non uguale per tutti, il calcio continua ad appassionare le generazioni perché esprime dei valori. Per Astori abbiamo pianto tutti anche senza conoscerlo, non solo i tifosi della Fiorentina, perché era un figlio del calcio, un “fratello di passione”. E’ difficile parlare di calcio dopo una domenica di questo tipo, dove giustamente non c’è stata ragione di business che tenga, in cui siamo tornati tutti ad essere più umani. Le parole del dott. De Nicola rappresentano il messaggio più significativo della domenica, ci sono patologie silenti che sfuggono ai controlli costanti. Nel giorno delle elezioni, il medico sociale del Napoli ha ricordato che bisogna assolutamente investire nella ricerca per aggiornarsi e trovare risposte nuove alle tragedie di Astori, Morosini e purtroppo ancora tanti altri cuori che non hanno retto nella storia del mondo del pallone.
E’ stato un weekend di calcio “spezzato”, si è giocato solo di sabato e il Napoli si è svegliato dalla sensazione d’essere imbattibile nei confini italiani, come potevano suggerire le dieci vittorie consecutive. Il Napoli ha subito 8 gol su 19 nel primo quarto d’ora (il 42% circa), ha, quindi, già dei problemi nell’approccio alle partite, esprime un piccolo limite di personalità ancora da superare. Il gol di Dybala e la constatazione del rigore non concesso alla Lazio hanno influito sull’umore degli azzurri che, infatti, anche prima di andare in vantaggio hanno concesso una palla-gol clamorosa a Perotti.
Il gol di Insigne poteva allontanare i cattivi presagi ma l’immediato pareggio della Roma ha spento la reazione partenopea al gol di Dybala. Di Francesco ha puntato sull’orgoglio dei suoi, sullo spirito di reazione dopo la sconfitta contro il Milan e ha portato in campo l’atteggiamento giusto. L’assenza di Hamsik ha tolto al Napoli il regista aggiunto, il supporto nella costruzione della manovra ingabbiata dal pressing asfissiante compiuto da Nainggolan, De Rossi e Strootman. Il Napoli ha una media di 34 palle perse a partita, contro la Roma gli azzurri ne hanno perse 53, ben diciannove in più e il gol del pareggio giallorosso nasce da una palla persa da Jorginho. Gli azzurri hanno creato gioco soprattutto sulla catena di sinistra con l’ispiratissimo Insigne che ha vinto il suo duello con Florenzi. In fase difensiva sembra esserci un calo, non nello schieramento della linea, nei movimenti di reparto ma nella capacità di difendere in area di rigore, il passo in avanti più importante compiuto nella stagione in corso.
Il Napoli ha realizzato sette rimonte, ha superato gli infortuni di Ghoulam e Milik, la sconfitta nello scontro diretto con la Juventus, deve dimenticare la sconfitta contro la Roma e ripartire dalla consapevolezza nei propri mezzi allontanando l’equazione immotivata per cui senza lo scudetto sarebbe una stagione deludente. Il Napoli ha il quinto monte ingaggi della serie A, un fatturato nettamente inferiore alla Juventus, è l’unica realtà nei cinque principali campionati europei che sta sfidando i parametri del Dio Denaro. Ha ragione Sarri, si sta inseguendo un “miracolo”, un sogno e bisogna continuare a farlo con la leggerezza e la serenità mentale di Davide contro Golia che ha trovato anche il modo per fermare il “pericolo Var” che non interviene per il fallo di mano di Bernardeschi a Cagliari, non corregge l’intervento su Acquah in Coppa Italia, legittima il rigore generoso nella semifinale contro l’Atalanta, non si fa sentire per il fallo di Benatia su Lucas Leiva ma è lesto nel trasformare a Firenze la decisione dell’arbitro Guida. Qualcuno faccia chiarezza sulle regole e sulla sua applicazione, altrimenti c’è da constatare in maniera amara che il “treno della tecnologia” è deragliato sull’antico virus della sudditanza psicologica.
Ciro Troise
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